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Nibali si racconta: "La disobbedienza è stato il mio limite"

Il campione siciliano: "A volte, mentre guardo la tv, lancio uno sguardo ai due trofei del Giro d’Italia che ho lì".

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Nibali si racconta: "La disobbedienza è stato il mio limite" Fonte: Getty Images

Al Festival di Trento, Vincenzo Nibali ha ammesso: “Se mi è mai capitato di contravvenire a un ordine? Hai voglia… A volte è andata male e ne ho pagato le conseguenze. Altre è andata bene. Ricordo un Lombardia dove sono partito molto prima del previsto, a Villaguardia, e non c’è l’ho fatta. Ecco, se fossi stato agli ordini forse ora avrei un Lombardia in più“.

Nibali in carriera ha vinto tanto ma è legato specialmente ai trionfi al Giro: “A volte, mentre guardo la tv, lancio uno sguardo ai due trofei del Giro d’Italia che ho lì, esposti in bella vista. Il Giro mi era entrato sotto la pelle da bambino, con Gianni Bugno, con Claudio Chiappucci e poi con Marco Pantani. Mio poi padre era super tifoso di Francesco Moser, e io da piccolo guardavo le sue cassette”.

Indimenticabile anche la vittoria al Tour e alla Vuelta (Nibali è uno dei sette ad aver vinto tutti e tre i grandi giri): “Tour? So come è stato difficile. So che non è come dicono certi, cioè che ho vinto perché Chris Froome e Alberto Contador sono caduti sul pavé. Alla Vuelta l’unica cosa che volevo era vincere. Ma poi, quando ci sono riuscito, non mi sono ben reso conto di cosa significasse. È lì che ho cominciato ad essere conosciuto, e ho anche cominciato a raccogliere qualche critica. Ma da lì in avanti ho iniziato a concentrarmi sulle grandi corse a tappe, cosa che poi si è perfezionata con l’arrivo in Astana, una squadra in pratica costruita per me. Anche se io in gara mi sono sempre sentito libero e spensierato. Se dicono che sono il campione della porta accanto credo sia vero. Ma forse è stato anche un po’ un limite“.

La Sanremo 2018 è invece l’ultima impresa incredibile: “Ero nella Bahrain, e dall’auto Astana mi presero un po’ in giro. “Ci vediamo all’arrivo”, ho ribattuto. Mi sentivo bene, aspettavo l’azione di qualcuno per unirmi da passivo. Poi ci ho provato. E il boato di Sanremo fu una consacrazione. Con anche le telefonate di complimenti di Eddy Merckx e di Felice Gimondi subito dopo l’arrivo”.

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