Chi aveva pronosticato un futuro da top player, adesso può rivendicare la bontà delle proprie previsioni e godersi le prodezze tennistiche di Jannik Sinner. Classe 2001, vincitore del primo titolo ATP (sabato a Sofia) a 19 anni, 2 mesi e 29 giorni, si è preso già delle soddisfazioni, come svela in un’intervista al Corriere della Sera.
Il talento di Sinner scoperto da Sartori e valorizzato da Piatti
Massimo Sartori è stato il primo che lo ha capito, il suo coach Riccardo Piatti lo ha convinto a seguirlo a Bordighera e a dedicarsi al tennis. “Mi sono emozionato, sono umano, anche se le emozioni le vivo più dentro che fuori. Bello, poi ho pensato: ora comincia il lavoro duro”, ha detto.
“Sì: mi sono messo a pensare troppo e Pospisil è salito di livello. Dopo una partita, vinta o persa, mi piace comprendere quello che è successo. Solo con Medvedev, a Marsiglia, non ho capito: a un certo punto ha cambiato gioco e io non mi sono accorto. Strano, perché di solito in campo sono sveglio. Sono andato a dormire senza sapere. Non ho chiuso occhio”, ha spiegato. Con il suo primo titolo Sinner ha raggiunto il numero 37 del ranking mondiale ATP: “E’ stata una stagione stranissima: avrei voluto giocare di più, imparare di più e più velocemente”.
Non particolarmente amante delle interviste, per sua stessa ammissione, Sinner segue una tabella ordinata e puntuale: “Mangio, riposo, quando si può faccio due passi. Guardo le serie su Netflix, in Australia forse mi porto la Playstation. In generale, stare da solo non mi dispiace”.
Parte del merito lo deve sicuramente a Piatti, che lo ha portato a Bordighera e lo sta seguendo in questo lungo percorso e guidato verso il futuro: “Un allenatore, ma anche un grande amico. Parliamo tutto il tempo di tennis: durante il lockdown, con suo figlio Rocco e la moglie Gaia, ci siamo abbuffati di match alla televisione. Un secondo padre? Sì, ci può stare”.
La famiglia di Jannik Sinner
I genitori di questo ragazzo altoatesino lo avevano iniziato allo sci, a quattro anni appena, ma poi il tennis ha prevalso. Poco o nulla è cambiato per i suoi che continuano a vivere lì e a gestire un rifugio. Hans Peter e Siglinde Sinner sono sereni, a suo dire: “No, sono tranquilli: sanno che prima di tutto, anche del tennis, vengono loro e mio fratello Mark, che ha tre anni più di me. Con lui ci diciamo tutto. Purtroppo ci incontriamo molto poco. Ecco perché sarebbe importante riuscire a rivedere i miei prima di partire per l’Australia, ma l’Alto Adige è zona rossa”.
Sinner e l’amore per il Milan
Altra passione semisconosciuta di Sinner è il calcio, una passione alimentata dal suo compagno di stanza che gli ha trasmesso il tifo per il Milan: “Mi diverto sui go-kart, a tirare calci a un pallone. Tifo Milan perché a Bordighera il mio primo compagno di casa era un milanista sfegatato. Mi sono appassionato”. E il club gli ha riservato una dedica speciale, per rendergli omaggio e celebrare la sua vittoria.
Per arrivare ai livelli di Nadal e Federer (che apprezza, a differenza di Zverev), ci vuole ancora molto lavoro: “Il dottore ha detto che non ho ancora finito di crescere e svilupparmi. Che so tirare il dritto e il rovescio lo sappiamo, però devo migliorare in ogni aspetto, assestarmi fisicamente. Ci vuole tempo. Parte tutto dalla mente”.
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