Entra Pafundi e su La Plata scende lo “spirito” di Leo Messi: una punizione degna del magnifico Leo regala all’Italia il pass per la prima storia finale in un Mondiale Under 20, con la Corea del Sud freddata dalla perla del talento già convocato nella nazionale A da Mancini.
Nunziata si gode la magia ed esulta al termine di 90’ complicati, giocati su un campo ridotto ai minimi termini e contro un avversario che ha badato unicamente a non prenderle, cercando solo di agire di rimessa. L’Italia ha avuto pazienza e alla fine s’è vista premiata dalla perla balistica di Pafundi, che l’ha spedita alla finalissima in programma domenica 11 giugno (ore 23 italiane) contro l’Uruguay, la squadra più solida e per certi versi sfrontata ammirata nel corso della rassegna sudamericana.
Solo un grande Kim aveva consentito ai coreani di tenersi in vita fino a una manciata di spiccioli dai supplementari, seppur anche Desplanches (voto 7) ha dovuto metterci un paio di pezze per evitare guai peggiori. Il portiere s’è preso la solita copertina con due interventi nella ripresa, ma l’eroe di serata è naturalmente Pafundi (7,5), letale col suo mancino liftato spedito all’incrocio. Casadei (7) per una serata si fa notare meno, ma il gol basta e avanza per considerarlo ancora una volta tra i migliori. Importante anche l’apporto di Ambrosino (7), che lavora tanto per i compagni e si guadagna la punizione che vale l’accesso alla finalissima.
- Le pagelle dell’Italia
- Le pagelle della Corea del Sud
- La pagella dell’arbitro
- Il nostro SUPERTOP dell’Italia
- Il nostro SUPERFLOP dell’Italia
- Mondiali Under 20 classifica marcatori
Le pagelle dell’Italia
- Desplanches 7: spettatore non pagante nel primo tempo, tanto che l’unico tiro che gli viene recapito è il rigore trasformato da Lee. Nella ripresa lo spartito cambia ed è proprio Lee Seungwong a esaltarne i riflessi dopo uno dei tanti contropiedi ben assestati dagli asiatici. Nel finale è sicuro sulle palle alte e non sbaglia una virgola.
- Zanotti 5,5: l’ingenuità che porta al rigore dell’1-1 è piuttosto banale e non passa inosservata. Ma è solo la punta dell’iceberg di una serata difficile, dove fatica a trovare la sua zona di campo e dove rischia almeno di volte di prendere il secondo giallo, obbligando Nunziata a tirarlo fuori. (Dal 22’ st Faticanti 6: sulla sinistra Turicchia non sempre aveva chiuso gli spifferi, lui si mostra diligente e mette in pratica quanto il CT gli chiede di fare).
- Ghilardi 6,5: la Corea gioca di rimessa, quando attacca lo fa puntando sull’imprevedibilità, più che sul costrutto, ma la coppia dei centrali di difesa fa buona guardia. Solo una sbavatura a metà ripresa, sulla quale rimedia Desplanches, ma Ghila dimostra di essere sul pezzo.
- Guarino 6,5: la poca attitudine dei coreani a pressare alta la retroguardia azzurra gli consente di tanto in tanto di tentare anche di impostare il gioco da dietro. In generale deve tenere a bada Lee Young-Jun e ci riesce piuttosto bene, anche se con Duarte sarà un’altra storia…
- Turicchia 6: quando attacca è un’ala aggiunta, e lo si capisce a meraviglia nell’azione che porta al gol di Casadei, al quale recapita un pallone al bacio. Ma quando deve difendere spesso e volentieri si fa cogliere troppo alto, di fatto lasciando sguarnita la propria fascia. Aggiusta un po’ il tiro nella ripresa, quando passa a destra.
- Casadei 7: la prima fiammata porta all’ennesima rete di un mondiale vissuto da autentico protagonista (fanno 7 in 6 partite, media da attaccante). Cesare è un imperatore, ma una volta tanto il gol sembra quasi un po’ anestetizzarlo: meno inserimenti, meno progressioni, più disciplina tattica e minore dispendio di energie. Nella ripresa si vede meno, perché anziché cantare gli tocca portare la croce e accorciare i reparti. Ma è ancora una volta l’uomo del destino.
- Prati 6: il campo di patate gli rende impossibile la vita, con quella palla che balzella senza sosta, quasi fosse una pallina matta. La cosa migliore la fa a metà ripresa: incornata da due passi sulla quale Kim si supera, poi la “bicicleta” respinta col faccione da un coreano. Sarebbe stato un eurogol, magari se l’è tenuto per la finale…
- Giovane 6,5: un altro che fatica a trovare ritmo, complice un terreno di gioco improponibile per una semifinale mondiale. Giovane però si danna l’anima, cerca spazi e dialogo con i compagni, non accetta che debba farsi condizionare dai rimbalzi. Magari si vede poco, ma si sente… (Dal 37’ st Fontanarosa 6: dentro per godersi la perla di Pafundi da una posizione privilegiata).
- Baldanzi 6: i coreani lo temono, e quasi gli costruiscono una gabbia. Lui vorrebbe accendersi, ma un po’ il campo, un po’ la tensione e un po’ la bravura altrui lo limitano nel suo raggio d’azione. Ci prova in avvio ma calcia debolmente, poi altre due volte ma senza graffiare. Partita onesta, ma aveva abituato tutti a ben altro cabotaggio. (Dal 37’ st Pafundi 7,5: in principio è la faccia triste del Sudamerica, il talento relegato da due gare e 82’ in panchina. Nunziata lo mette chiedendogli un segno e lui gli offre un colpo di biliardo che verrà mandato in loop nelle scuole calcio di tutta la penisola. Un talento sconfinato che zittisce le critiche e urla di rabbia e di gioia. Man of the match e ci vediamo in finale).
- Esposito 6: gioca per lo più di sponda, perché la difesa dei diavoli rossi gli concede poco spazio. Non riesce mai ad arrivare da concludere, ma almeno due potenziali grosse palle gol nascono dalla sua intelligenza tattica. Dopo il tacco con la Colombia, una partita di fatica e sostanza. (Dal 37’ st Montevago 6: dentro per tenere palloni, consegna che liquida con grande abnegazione).
- Ambrosino 7: in avvio è il più pericoloso, ci prova di testa ma non trova la porta. Poi si danna l’anima svariando su tutto il fronte d’attacco, creando varchi per i compagni e “strappando” un paio di volte con un’ira di Dio. La giocata che vale il 7 in pagella è la punizione che si procura e che Pafundi trasforma in oro. (Dal 44’ st Fiumanò sv: un difensore per passare a difendere a 5, senza troppi patemi).
- All. Nunziata 7: non è l’Italia più bella del mondiale, sia perché il campo lo impedisce (e potrebbe accadere la medesima cosa domenica in finale), sia perché la Corea gioca solo a distruggere la manovra altrui. Ma azzecca tutte le mosse, soprattutto il triplo cambio a 8’ dalla fine, facendo saltare il banco e prendendosi una finale meritata. Nessuno gli dava credito, ma se l’è conquistato col gioco e con lo spirito di squadra.
Le pagelle della Corea del Sud
Le prova tutte il povero Kim per impedire ai suoi di capitolare: attento su Baldanzi (due volte) e Casadei, s’immola letteralmente sull’incornata da un metro di Prati, capitolando solo sulla magia di Pafundi. Bene anche Lee Soungwong, unico capace di mettere in difficoltà Despalnches. Park bene fino al fallo un po’ ingenuo che regala la punizione che decide la partita.
- Kim Jo. 7; Cho 5,5, Choi S. 5,5 (47’ st Hwang sv), Kim Ji. 6, Choi Y. 6; Park 6 (44’ st Bae H. sv), Kang 6,5; Kim Y. 5,5 (17’ st Lee J. 6), Lee S. 6,5, Bae J. 6; Lee Young-Jun 6. All.: Kim E. 6.
La pagella dell’arbitro
Di Falcon Perez sorprende soprattutto una cosa: come abbia fatto a non vedere il pestone di Zanotti ai danni di Bae, nonostante fosse a due metri dall’azione e non avesse nessuno a ostacolargli la visuale. Piuttosto teatrale nei gesti e nelle movenze, coraggioso nell’esibire un inglese non proprio ortodosso, ma quantomeno accettabile, viene salvato dal Var in occasione del rigore che regala il pari alla Corea, mentre nella ripresa qualche volta lascia correre un po’ troppo e comincia a tirar fuori cartellini un po’ in ritardo (ma Zanotti ringrazia). Più scenico che efficace, la sufficienza è risicata.
Il nostro SUPERTOP dell’Italia
SIMONE PAFUNDI: il suo mondiale non è stato pari alle attese. È un diamante neppure tanto grezzo, un talento che farà parlare di sé nei prossimi anni e che in Argentina è andato con l’idea di diventare grande in fretta. Dopo due gare (quasi tre) passate a guardare i compagni vincere ed avanzare, Nunziata gli chiede di prendere per mano la squadra nel momento più delicato e lui lo ripaga con una punizione che è una meraviglia per gli occhi.
Nella notte in cui Baldanzi va a sprazzi, Pafundi accende la luce e illumina la via. Chissà se tra tre giorni sarà ancora staffetta, ma questo sembra essere l’ultimo dei problemi. E se in Italia in molti sapevano chi fosse Simone da Monfalcone, adesso anche il mondo se n’è accorto.
Il nostro SUPERFLOP dell’Italia
MATTIA ZANOTTI è un ragazzo che pur di arrivare ad alzare la coppa si butterebbe sul fuoco, ma la sua semifinale è stata la classica serata no nella quale per poco non rischia di buttare a mare tutto il lavoro corale.
Il fallo da rigore che commette è ingenuo e piuttosto inopinato, i due cartellini che rischia di rimediare (pur essendo già ammonito) dimostrano quanto non fosse così tranquillo. La fascia destra resta di sua competenza, ma le prossime 72 ore dovranno servire per riordinare le idee e ripartire da zero. Dopodiché gli basterà pagare una birra ai compagni (o una Coca Cola a quelli non ancora maggiorenni) e passa la paura.
Mondiali Under 20 classifica marcatori
Non è un attaccante, ma segna più degli attaccanti. E ormai Cesare Casadei ha messo un’ipoteca sul titolo di capocannoniere della rassegna iridata argentina, che magari potrebbe fare il paio con il premio di miglior giocatore se solo la finale dovesse tingersi di azzurro.
Sono 7 i centri del centrocampista del Chelsea, che è andato a segno in tutte e 5 le gare in cui l’Italia ha trovato la via del gol (cosa che non è successa soltanto contro la Nigeria nella seconda gara del girone). Difficile immaginare che qualcuno possa scalzarlo dal trono: il brasiliano Marcos Leonardo (5 gol) è fuori dai giochi, così come il colombiano Oscar Cortes e l’ecuadoriano Justin Cuero, entrambi a quota 4 centri.
Anderson Duarte dell’Uruguay, match winner della semifinale contro Israele, è salito a quota 3 ed è l’unico rimasto in gioco di coloro che appunto hanno siglato tre reti nel torneo. Insomma, l’imperatore Cesare può dormire sonni tranquilli.