Sulle colonne di ‘The Athletic’ è tornato a parlare l’ex presidente della Roma, James Pallotta. L’imprenditore nativo di Stoneham ha ceduto la società giallorossa al gruppo Friedkin lo scorso 5 agosto, dopo averla rilevata nel febbraio del 2011. Tanti gli spunti, due gli spunti principali.
Se dici Roma non si può non pensare a Francesco Totti: “È stato a Roma per 30 anni. Ogni giorno si alzava e andava a Trigoria. Accettammo di onorare l’impegno della proprietà precedente con un contratto da 6 anni come dirigente. Ebbi una discussione con lui, chiedendogli cosa avrebbe voluto fare nella vita dopo il ritiro. Rispondere era difficile per la Roma e lo era per lui”.
Su quello che la bandiera giallorossa avrebbe voluto fare una volta appese le scarpe al chiodo: “Totti voleva allenare. Gli dissi che doveva capire che per allenare non solo avrebbe dovuto studiare, ma farlo per 80 ore a settimana e che non capivo perché volesse fare quello. E allora gli abbiamo portato dei professori e abbastanza rapidamente decise che allenare non fosse la cosa giusta per lui. Gli dissi che aveva uno stile di vita bello e che il contratto di 6 anni da dirigente, che per molte persone era un ottimo contratto con molti soldi, lo avrebbe abituato a uno stile di vita leggermente diverso. E abbiamo parlato di coinvolgerlo nel marketing e nello staff degli sponsor, in modo tale che avrebbe potuto aiutare a chiudere certi affari. Da possibile direttore tecnico aveva degli input, e noi veramente volevamo che ne avesse anche di più. Lo abbiamo invitato numerose volte a Boston per le riunioni, a Nantucket, a Londra“.
Durissimo invece il giudizio di Pallotta sull’ex direttore sportivo Monchi.
“Ci incontrammo a Londra diverse volte. Il primo incontro fu con Franco Baldini: nella sua shortlist Monchi non c’era. Mi prendo tutta la colpa di essermi fottuto da solo. Sono rimasto a guardare e fu un errore. Non accettava aiuti esterni, dopo un mese era chiarissimo. Sentiva di dover dimostrare che era Monchi, che non avrebbe ascoltato nessuno o considerato i nostri dati. Niente. Zero. L’altro errore che ho fatto è che avrei dovuto realizzare che si chiama da solo Monchi… È come chiamarsi da soli Madonna. Doveva essere un allarme. Piano B? Non puoi avere un piano B se non hai un piano A. E non penso che avesse un piano A. Zaniolo? Il 100% del merito va a Baldini. Franco chiamò l’Inter e disse loro che non avremmo ceduto Nainggolan se non in cambio di Zaniolo. Monchi chiese chi fosse”.
Infine, l’ammirazione nei confronti della Juventus: “Il primo anno in cui gestivo la squadra, quello che mi ha colpito è stata la Juventus. La difesa bianconera era dura, cattiva. Li guardavo e dicevo: ‘Questo è ciò che voglio’”.