Simone Barlaam è quello che si definisce un campione, un fuoriclasse. Ha vinto la medaglia d’oro alle Paralimpiadi di Tokyo nei 50 stile libero nel 2020, in bacheca si lucida anche due argenti e un bronzo ai Giochi giapponesi. E poi ci sono 13 titoli mondiali, 8 europei, un primato mondiale nei 50 e nei 100 stile libero, nei 50 e 10 dorso, nei 50 delfino categoria S9.
L’atleta italiano si racconta: “Nuoto olimpico e paralimpico sono due mondi paralleli che avanzano assieme ma che restano ognuno con la propria autonomia e identità. Hanno molte differenze, ci sono molti atleti che condividono allenamenti e percorsi con i colleghi normodotati della Nazionale. Abbiamo l’onore di vivere un’era d’oro del nuoto italiano, la Federazione Paralimpica ha portato tanto”.
Aggiunge: “Insieme alla Spagna, l’Italia è una nazione che si concentra molto sulla realtà paralimpica. Questo aiuta molto il movimento, spero che anche i miei successi facciano crescere il movimento per far emergere tante eccellenze. Ho visto, col passare del tempo, che sempre più persone si avvicinano a questa realtà, spero si possa allargare ancora di più il mondo paralimpico italiano”.
La realtà paralimpica ora ha tecnici non più prestati, ma dedicati: “Il mio allenatore è stato sempre affascinato da questa realtà, perché costringe l’allenatore a rompere delle barriere o conoscenze sul nuoto che non necessariamente sono le stesse di un atleta non normodotato. Il modo di lavorare è molto diverso, anche i tempi di recupero. La parte tecnica ha bisogno di tanti adattamenti: è qualcosa di molto affascinante per aiutare i tecnici a pensare fuori dagli schemi”.
Cosa manca al movimento per essere più specializzato: “Innanzitutto, anche a seconda della gravità, per una classe con una disabilità abbastanza impattante ad esempio cinque secondi diventano un distacco che non è tanto nonostante sia tanto per quanto lo può essere per il nuoto tradizionale. Ci sono oscillazioni anche più impattanti causate da conseguenze di tanti fattori. Dipende dalle classi: la mia è molto numerosa, circa 180 atleti, il che ha alzato anche il livello medio. Ma dipende da gare e periodi, comunque. Essendo un programma più ristretto il nuoto paralimpico si specializza su più gare per coprire il più possibile”.
Le vittorie hanno permesso a Simone Barlaam di raggiungere l’autonomia: “Dopo Tokyo per un paio di mesi sono stato sotto i riflettori. Grazie a quell’impresa mi sono sudato dei privilegi, sono diventato autonomo. L’attenzione mediatica di vincere una Paralimpiade non la dà nient’altro, la maggior parte del pubblico si sveglia solo nell’anno olimpico o paralimpico”.