La stagione del gran ritorno in Champions League, competizione che Zlatan Ibrahimovic non disputa con continuità dal 2016 col Psg (una sola presenza con il Manchester United nel 2018), si è finora rivelata un’illusione per il fuoriclasse svedese.
Certo, siamo ancora a settembre e l’annata calcistica è appena iniziata, ma a pochi giorni dal compleanno numero 40 (3 ottobre) l’attaccante del club rossonero sta facendo sempre più i conti con la difficoltà nel recuperare dagli infortuni, muscolari e non.
Così dopo aver trascinato la squadra al ritorno in Champions dopo sette anni, Ibrahimovic è al momento fermo al gol segnato alla Lazio da subentrante nel suo unico spezzone disputato in stagione, di appena trenta minuti.
Al termine di quella partita il numero 11 del Milan ha avvertito un’infiammazione al tendine d’Achille che lo ha messo fuori causa per la prima partita del girone di Champions contro il Liverpool, costringendolo a saltare anche la gara contro la Juventus.
La sua presenza contro l’Atletico Madrid in un match già chiave per la qualificazione è in dubbio, ma è stato lo stesso Zlatan Ibrahimovic, intervistato da ‘Sportkweek’, ad aver ammesso la necessità di fare i conti con le risposte del proprio fisico. Che non possono essere ignorate, pena il rischio di rovinare quella che dovrebbe essere l’ultima annata della carriera.
“Quando ero giovane giocavo e basta, anche se avevo male al tendine, come oggi – le parole di Ibra – Volevo vincere e segnare, stop. Con il tempo e l’esperienza ho scoperto la testa. E ho capito quanto sia importante che parli con il corpo. Ecco, ora la mia testa sta bene, ma il mi fisico sta invecchiando, non sempre riesce a starle dietro ed è un problema… La testa è il 50% di quello che faccio. Quest’anno devo ascoltare il mio corpo, ogni piccolo segnale mi mandi. Solo così posso evitare conseguenze peggiori”.
Nessuna intenzione di mollare, quindi. Anzi, Ibra vuole giocare molto più della scorsa stagione… “Io voglio giocare tutte le partite con continuità. Non come l’anno scorso. Devo portarmi dietro il fisico tutti giorni e dargli retta. Ragionare giorno per giorno, piano piano. E pensare che… non sono Superman!”
Chiusura sugli obiettivi stagionali. E uno scudetto che non sembra impossibile: “Quando sono arrivato e ho chiesto nello spogliatoio quanti avessero giocato una partita in Champions hanno alzato la mano in due. Pensavo fosse uno scherzo… L’obiettivo dello scorso anno era la Champions e vincere lo scudetto, non ho avuto successo su questo, ma ci siamo andati vicini, siamo arrivati secondi. Non ce l’abbiamo fatta solo grazie a me, abbiamo fatto un grande lavoro tutti insieme. I compagni, anche quelli giovani e inesperti, hanno capito cosa serve per arrivare dove siamo arrivati a maggio scorso, ma anche che manca qualcosa per arrivare primi”.