Fabio Pecchia, la cui panchina all’Hellas Verona traballa ma resiste, ha parlato a Telenuovo del suo rapporto con la città scaligera e i suoi abitanti e delle recenti polemiche.
“Non so perché sia uscito tutto questo intorno a me. Io sono stato chiamato da Setti con l’obiettivo della promozione in serie A – ha raccontato il tecnico dei veneti -. Quest’anno siamo in serie A e l’obiettivo è la salvezza. L’anno scorso a Racines un gruppo di tifosi mi ha fermato chiedendomi di tirare su la maglia pensando che avessi il tatuaggio del Napoli. Questo è dovuto anche a una sbagliata informazione“.
“In 18 mesi girando per Verona non ho mai subito un’offesa – ha poi assicurato -. Questo è un senso di civiltà che mi fa vivere con più serenità le mie due vite. Quella sportiva che sta andando male e quella privata. Il pubblico ci può aiutare a migliorare la situazione. Io credo che ce la possiamo fare. Io credo che parlare di squadra già retrocessa sia un problema. Chiaro che il tifoso che viene allo stadio segue un’onda di negatività”.
“Le squadre che l’anno scorso si sono salvate hanno perso 21 partite. La mia squadra affronta un campionato nuovo e l’adattamento alla categoria si paga. Quando qualcuno diceva che saremmo retrocessi sbagliava. La salvezza è a 6 punti che sono tantissimi se uno continua a perdere, ma sono alla nostra portata. Nel calcio ci sono le logiche del lavoro e dell’apprendimento. Ricordiamo che il Crotone lo scorso anno ha fatto le ultime 8 giornate in un modo perfetto”. I pitagorici, qualche settimana fa, sono andati a vincere in carrozza al ‘Bentegodi’: sembrava il colpo da ko per Nicolas e compagni, che invece subito dopo sono andati a vincere sul campo della Fiorentina, mantenendo viva la speranza di permanenza nella massima serie e salvando la panchina di Fabio Pecchia.
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