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Perché l'Arabia Saudita è il paradiso fiscale per i calciatori (e non solo): zero tasse per gli stranieri, le regole

Le ragioni che portano i calciatori verso il Golfo Persico sono anche di natura fiscale: ecco le motivazioni che spingono i campioni verso i club arabi

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Elisabetta D'Onofrio

Elisabetta D'Onofrio

Giornalista e content creator

Giornalista professionista dal 2007, scrive per curiosità personale e necessità: soprattutto di calcio, di sport e dei suoi protagonisti, concedendosi innocenti evasioni nell'ambito della creazione di format. Un tempo ala destra, oggi si sente a suo agio nel ruolo di libero. Cura una classifica riservata dei migliori 5 calciatori di sempre.

C’è chi si accontenta di un paradiso, solo fiscale sia chiaro, ma pur sempre un presupposto di una serenità economica che avrebbe le sue ragioni in un regime agevolato che avrebbe interessato – e convinto – illustri esponenti del calcio europeo.

Nella Saudi Pro League ritroveremo giocatori dal bagaglio tecnico, dal curriculum prestigioso che hanno assecondato le offerte dei potenti club arabi osservando, complici i loro fiscalisti, quanto giovi il regime fiscale di questi Paesi del Golfo. Una componente nient’affatto secondaria, quando si devono effettuare delle valutazioni e soppesare offerte provenienti da tale area.

Saudi Pro, fascino comprensibile per Ronaldo e gli altri

Certo, Luka Modric – a 38 anni – ha preferito non stravolgere la propria esistenza e un percorso calcistico esemplare che lo ha proiettato a rivelarsi il migliore, il Pallone d’Oro in un’era contrassegnata dal dominio del dualismo Messi-Ronaldo.

Eppure ha declinato, gentilmente, l’offerta al contrario dello stesso Cristiano, di Milinkovic- Savic (con tanto di misterioso epilogo, a detta del presidente Claudio Lotito) e di Koulibaly solo per citarne tre dei tanti che hanno preparato le valigie per l’Arabia.

A squarciare il silenzio attorno a quel che viene comunque annoverato tra i paradisi fiscali è stata la Gazzetta dello Sport che ha sottolineato, ribadito, evidenziato come bastino 183 giorni per godere di un regime agevolato.

Fonte: ANSA

La presentazione di Benzema

Il regime fiscale agevolato

Scrive la Gazzetta, che qualsiasi straniero che decide di andare a vivere in Arabia Saudita per motivi di lavoro, ci sono tre momenti precisi a livello fiscale. Per un giocatore di calcio il primo dura dal momento dell’ingaggio al dicembre dello stesso anno solare: quanto guadagnato nei primi mesi passati in Arabia Saudita dovrà ancora essere dichiarato a livello fiscale nell’ultimo Paese di residenza.

E per diventare fiscalmente sauditi, ci vuole appunto una permanenza minima nel Paese di 183 giorni, per cui dal 1° gennaio 2024 i calciatori che in queste settimane stanno emigrando verso Gedda e Riad potranno passare alla tassazione azzerata. E questa è la seconda fase, la più redditizia. Finché resteranno in Arabia Saudita i calciatori non dovranno avere a che fare col fisco.

Gli stranieri non appartenenti ai Paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo però sono esentati, a meno che non decidano di pagarla volontariamente per motivi religiosi, cosa non da escludere alcuni di questi calciatori sono di religione musulmana, su tutti Benzema. Con una certa approssimazione secondo la Gazzetta il volume di stipendi a oggi è oltre i 600 milioni di euro, per meno di 200 milioni di spese d’acquisto.

L’ipotesi del rientro alla base

E se costoro dovessero ripensare all’Europa e decidere di fare ritorno alla base di partenza? L’Arabia Saudita ha stretto accordi con 56 nazioni nel mondo per evitare la doppia tassazione; contratti bilaterali che mettono al riparo i calciatori: “In pratica grazie al sistema fiscale locale più è lungo il soggiorno in Arabia Saudita, maggiore il guadagno. Ed è per questo che i calciatori stanno firmando accordi pluriennali: se si tratta di un prepensionamento, che sia il più lungo possibile”.

Insomma, la convenienza c’è e può leggersi come una sorta di investimento sul proprio futuro che, nel ciclo della carriera calcistica, ha una data di scadenza che si è allungata ma rimane decisamente ridotta.

Perché l'Arabia Saudita è il paradiso fiscale per i calciatori (e non solo): zero tasse per gli stranieri, le regole Fonte: ANSA

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