Non c’è frase più abusata oggi in giro per il web: “L’allievo sfida il maestro”, cioè Delio Rossi che affronta Zdenek Zeman nella sfida che può valere un pezzo di storia tra Foggia e Pescara.
L’intrusa ad alta quota (appunto la formazione pugliese) contro quella che alla vigilia dei play-off si presentava come una delle possibili candidate alla vittoria finale, anche se per stessa ammissione del tecnico boemo “non avrei mai pensato di ritrovarmi a disputare una semifinale contro il Foggia”.
La tavola sembrava infatti apparecchiata per il rendezvous contro il Crotone, sfida già vista per lunghi tratti durante la stagione regolare nel girone C, ma in Calabria hanno già dovuto fare le valigie, e questo perché il buon Delio ha trovato la forza e il modo per ribaltare un’inerzia che a metà partita della sfida di ritorno sembrava pendere tutta la parte dell’undici di Zauli.
Che come il Pordenone, altra seconda (ma del girone A), ha pagato dazio alla lunga inattività (oltre un mese) che a questo livello fatalmente finisce per costare cara. Anche il Cesena (la seconda del girone B) è andato a un passo dall’eliminazione contro il Vicenza, ma ha saputo resistere fino al triplice fischio, avanzando a piccoli passi. E senza nulla togliere all’incrocio che vedrà i romagnoli affrontare il sorprendente Lecco, Foggia-Pescara ha davvero tutta l’aria di essere una finale anticipata.
La venerazione di Rossi per Zeman
Anche perché la sfida tra Delio e Zdenek è qualcosa che sembra essere stato scritto da uno sceneggiatore di Hollywood. Rossi che non ha mai nascosto la stima e la venerazione per il boemo, che ebbe come allenatore nella stagione 1986-87 quando vestiva la maglia del Foggia: insieme condivisero appena 27 partite di campionato più 6 di Coppa Italia, prima che la dirigenza rossonero decidesse di sollevare dall’incarico Zeman.
Tanto bastò però per convincere l’allora 27enne Delio che qualora avesse deciso di appendere gli scarpini al chiodo e gettarsi a capofitto nell’avventura da allenatore quelle 33 partite gli sarebbero tornate utili, tali da influenzarne tutta la carriera da tecnico.
Così a soli 30 anni, nel 1990, Rossi decise di passare dalla teoria alla pratica: patentino preso al volo, esperienza nella Promozione Pugliese a Torremaggiore, poi un paio d’anni in Primavera a Foggia e via a Salerno, stagione 1993-94 in Serie C1, la prima nei professionisti, culminata con la promozione in B conquistata ai play-off.
Con un 4-3-3 spumeggiante, offensivo e senza troppi fronzoli, mentre il maestro boemo dispensava la stessa ricetta qualche chilometro più in là, a Foggia, salito intanto nella massima serie.
L’etichetta di allievo gli venne affibbiata in fretta, e Delio non ha mai fatto mistero di averla accolta ben volentieri. Il legame con Zeman aveva radici profonde e lontane, costruito soprattutto in quei mesi passati insieme a Foggia.
Una volta, nell’intervallo di una partita, penso fosse contro il Barletta, il mister venne negli spogliatoi e noi eravamo già pronti a sentire le sue invettive. Stavamo perdendo 2-0, e giocando pure male. Con la sua solita calma serafica, anziché dircene di tutti i colori ci guardò con un mezzo sorriso e poi esclamò: ‘Bravi ragazzi, adesso però il riscaldamento è finito, possiamo cominciare a giocare’. Tornammo in campo rinfrancati da quelle parole e riuscimmo a pareggiare, sfiorando anche la vittoria. Zeman è sempre stato un uomo autentico: il 4-3-3 lo fanno in tanti, ma il suo è autentico più di qualunque altro schema. Ha influenzato la mia carriera, poi sicuramente in molti aspetti c’ho messo del mio, ma è stato un grande insegnante.
Pescara-Foggia ad alto tasso di spettacolo
Un maestro che adesso si ritroverà contro in una sfida che per Foggia e Pescara vale tanto, anzi tantissimo: i Satanelli mancano dalla B dal 2019, quando furono addirittura costretti a ripartire dai dilettanti dopo il fallimento.
Ma dopo le entusiasmanti rimonte operate contro Audace Cerignola (vittoria per 3-0 nel ritorno con due reti nei minuti di recupero dopo l’1-4 dell’andata) e Crotone nessuno se la sente di scommettere contro di loro.
Anche se il Pescara è squadra di valore e qualità eccelsa, che qualcosa concede (nel più classico stile Zeman) ma che segna anche tantissimo (10 reti segnate in 4 gare, 6 quelle subite).
Di sicuro lo spettacolo è assicurato, e farebbero bene i giovani allenatori di oggi ad ammirare da vicino due squadre guidate da due tecnici che sanno ancora dispensare calcio a tutte le latitudini. E che a fine partita magari si ritroveranno da una parte, loro due soli, a fumarsi una sigaretta in santa pace, parlando del più e del meno. Come si conviene a un maestro e a un allievo.