Non accenna a placarsi la polemica a distanza tra Fabio Ravezzani ed Enrico Varriale. I due giornalisti, qualche giorno fa, avevano dato vita a una serie di plateali battibecchi sui social. Un vivace e acceso botta e risposta, con tanto di schieramenti e prese di posizione dei follower divisi nelle opposte fazioni.
Umorismo inglese
Oggi la bagarre riprende. Galeotto è stato un post di ieri di Varriale sul suo profilo Twitter, dedicato alla notizia della positività al Covid-19 del premier britannico Boris Johnson: “Oh my God”, il breve e sarcastico testo del Tweet, accompagnato dalla condivisione dell’articolo del Corriere della Sera dedicato all’argomento.
I commenti
Un’uscita irriverente quella del vice direttore di Rai Sport, condannata da molti utenti. Massimiliano scrive: “Giornalismo di alto livello! Complimentoni”. Anche Pierfilippo è esterrefatto: “Un giornalista del servizio pubblico nazionale che prende per il c…un premier straniero cui è capitata una disgrazia”. Alessio invece sottolinea: “Non è lui ad avere record di morti”. Non manca però chi sorride a denti stretti e commenta con soddisfazione: “Il karma esiste”.
Con chi ce l’ha?
Impossibile non scorgere riferimenti alla “battuta” di Varriale nel post di questa mattina di Ravezzani sul suo account, carico di biasimo: “Chi fa battute su Boris Johnson o Bertolaso malati e a rischio di morire, semplicemente, non è un essere umano degno di questo nome. Chi plaude e ride, semplicemente, è un deficiente. I social hanno contribuito a identificare entrambe le categorie. Poi dicono che non siano utili”.
Le reazioni
Nel criticare gli eccessi da social un utente, Guglielmo, crea un neologismo: “I covidioti”. E Ravezzani aggiunge: “Credo che ci sia qualcosa che vada oltre la semplice idiozia. Anche un idiota prova sentimenti di compassione”. Davide ha un punto di vista diverso sulla questione: “Io non rido però si può dire che Johnson a suo tempo aveva detto delle grandi cavolate”. Anche Francesco puntualizza: “Al limite sono state le stesse battute che ha fatto Johnson sull’immunità di gregge”.