Il silenzio prima della rivoluzione. In casa Ferrari i giorni che seguono la fine del Mondiale 2022 sono quelli delle grandi manovre sottotraccia in vista dell’ormai annunciato passaggio di consegne al vertice della gestione sportiva, dove si avvia alla conclusione dopo tre anni l’esperienza di Mattia Binotto. La situazione è ormai chiara, con le prime voci sul possibile addio dell’attuale team principal che si erano diffuse già a metà novembre, venendo però prontamente smentite ufficialmente dalla scuderia attraverso un comunicato e dal diretto interessato ad Abu Dhabi. Poi, a Mondiale finito, le nuove indiscrezioni, accolte questa volta da un assordante silenzio da parte del team oltre che dello stesso Binotto, in vacanza al pari di tutti i protagonisti della contraddittoria stagione 2022, a cominciare dai piloti Charles Leclerc e Carlos Sainz.
- La Ferrari guarda avanti: Elkann e Vigna preparano la rivoluzione fuori dalla pista
- Ferrari, la stagione a due facce e le responsabilità di Binotto
- Rivoluzione Ferrari: senza Binotto può tornare la figura del direttore tecnico
La Ferrari guarda avanti: Elkann e Vigna preparano la rivoluzione fuori dalla pista
Bocche cucite quindi a Maranello e dintorni, ma se questo non può ovviamente bastare per parlare di “silenzio assenso”, è chiaro che gli unici a conoscere la verità e gli scenari futuri sono chi le decisioni dovrà prenderle, ovvero il presidente John Elkann spalleggiato dal fidato amministratore delegato Benedetto Vigna, e chi dovrà “subirle”, nel male, con ogni probabilità appunto lo stesso Binotto, e nel bene, ovvero quel Frederic Vasseur attuale team principal dell’Alfa Romeo e ancora candidato principale per la successione.
Nulla comunque è ancora deciso, per gli uomini del Cavallino il brainstorming è in pieno svolgimento, di pari passo alla “visione” del film del Mondiale appena finito, che ha suscitato parecchie riflessioni ai piani alti della Ferrari. Che la stagione sia stata per certi versi positiva non lo si può negare, così come anche che anche alla luce dell’epocale cambio di regolamento che ha caratterizzato il Mondiale appena finito fare meglio dei disastri del 2020 e soprattutto del 2021 era molto più che una doverosa speranza.
Ferrari, la stagione a due facce e le responsabilità di Binotto
La Ferrari è andata forse oltre le previsioni nella prima parte di stagione, con due successi, tra i quali la doppietta nel GP del Bahrain, e due pole nei primi tre GP, e troppo male dall’estate in avanti, quando l’unica cosa da salvare è stata la mantenuta, anche se in scala ridotta rispetto allo strepitoso avvio, competitività in qualifica, se è vero che l’unica classifica in cui Leclerc è stato davanti a Max Verstappen è proprio quella delle pole position (9-7 al termine del campionato). Quale bilancio trarre, quindi? Le parole dello stesso Vigna (“Il secondo posto è il primo dei perdenti”) e la cautela con cui Elkann si è sbilanciato nella previsione di una Ferrari “campione nel 2026” fanno capire che se Binotto verrà congedato non sarà per non aver battuto la super Red Bull, bensì per un mix di motivi che vanno anche oltre la pista, ma che la riguardano pure da vicino.
Rivoluzione Ferrari: senza Binotto può tornare la figura del direttore tecnico
Perché dal punto di vista tecnico è oggettivo che la svolta della stagione sia stata la famosa Direttiva Tecnica 39, quella anti-porpoising, che ha fatto rinascere la Mercedes, ma favorito pure la Red Bull, avviando il gap divenuto poi schiacciante con la Ferrari, che da quel momento ha unito ai cronici problemi di affidabilità, emersi amaramente a Montmelò e a Baku, dove Leclerc è stato costretto al ritiro vanificando due probabilissime vittorie, anche quello della gestione degli pneumatici, divenuto un calvario nell’estate ferrarista.
Quanto detto da Binotto a maggio a Miami riguardo il fatto che la Ferrari avrebbe tratto vantaggio dalle spese già effettuate dalla Red Bull, al netto del futuro Budget cap gate, è stato quindi disatteso. Si uniscano gli errori in sede di strategia, da Montecarlo a Silverstone fino a Budapest ed ecco che forse una delle cause della crisi di risultati del Cavallino nella seconda parte della stagione può essere vista nell’accentramento nella figura di Binotto dei ruoli di team principal e di direttore tecnico.
Una distinzione dei ruoli, al di là dei nomi, magari con coinvolgimento diretto dello stesso Vigna, e una maggiore collegialità nelle scelte potrebbero essere le prime vere novità della prossima stagione, insieme a una scelta chiara nelle gerarchie tra i piloti. Quest’ultima guarda a caso, o forse no, una delle linee guida del “manifesto” di Vasseur.