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Rubén Olivera: il nomade della Serie A

Nato in Uruguay ma affermatosi in Serie A, Rubén Olivera ha vestito diverse maglie del nostro campionato: la sua storia.

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Claudio Cafarelli

Claudio Cafarelli

Giornalista

Classe 1985: SEO, copywriter e content manager. Laurea in Economia, giornalista pubblicista.

Rubén Olivera: il nomade della Serie A Fonte: Imago Images

Rubén Olivera è stato un calciatore che ha dovuto girare un po’ per trovare la sua dimensione, ma alla fine è riuscito a ritagliarsi il suo spazio nel nostro calcio. Nato a Montevideo, in Uruguay, il 4 maggio del 1983, Rubén Olivera arriva in Italia quando nel 2003 la Juventus lo preleva, ventenne, dal Danubio. Nato attaccante, ma presto dirottato sulla fascia, giunge in Italia come molti sudamericani con i crismi del campione, ma in maglia bianconera fatica a trovare spazio e dovrà cercare la sua strada prima di trovare la sua dimensione.

In patria Rubén Olivera ha fatto intravedere grandi cose, tanto da portare la Juventus di Moggi a investire su di lui. Il debutto arriva nella stagione 2002-2003 conclusasi con la vittoria dello scudetto per i bianconeri. Olivera esordisce con la Juventus il 13 novembre nella vittoria per 1-2 sul campo della Dinamo Kiev e a fine anno mette a referto 7 presenze, esordendo in tutte le competizioni e giocando principalmente da centrocampista di sinistra nel 4-4-2 di Marcello Lippi. Quella per la Juventus è un’annata che finisce con la grandissima delusione della finale persa a Manchester ai rigori contro il Milan. Per Olivera è però la stagione dell’esordio tra i grandi e non può che essere positiva, ma il suo futuro alla Juventus presto si oscura.

Nella stagione successiva Rubén Olivera non gioca praticamente mai con la Juventus e a gennaio passa in prestito all’Atletico Madrid, ma anche in Spagna colleziona appena due presenze, facendo intravedere un brusco stop nel suo processo di crescita. Non è la prima volta che calciatori giovani e talentuosi non riescono ad imporsi subito nel calcio che conta, soprattutto senza avere la giusta continuità, aspetto fondamentale che permette di acquisire l’esperienza giusta per affermarsi nella propria squadra. Spesso viene scelta la strada del prestito per riuscire a trovare lo spazio necessario e farsi le ossa in un campionato che non si conosce. Nella stagione 2004/2005, però, Ruben Olivera rimane alla Juventus e parzialmente premia la scelta dei bianconeri d’insistere su di lui.

La grande illusione e l’addio di Rubén Olivera alla Juventus dopo Calciopoli

La stagione 2004/2005 sembra poter essere, infatti, quella della svolta per Rubén Olivera, che gioca con continuità, trova il suo primo gol con la maglia della Juventus contro la Fiorentina e contribuisce alla vittoria dello scudetto dei torinesi che si riprendono il titolo dopo l’interregno del Milan di Ancelotti. Fabio Capello sembra aver trovato la chiave per sfruttare quel talento uruguaiano che finalmente si mette in mostra. Complessivamente sono 28 le presenze stagionali con anche 4 gol in Serie A: sembra il preludio all’ascesa tanto agognata, ma alla fine la realtà si rivelerà ben diversa.

Nella stagione 2005/2006 Ruben Olivera, a sorpresa, viene schierato in campo solo due volte e non in campionato ma in Coppa Italia, finendo ai margini della rosa che a fine stagione sarà smembrata. Nell’estate del 2006, infatti, arriva il ciclone di Calciopoli, che toglie alla Juventus gli ultimi due titoli vinti e la condanna alla retrocessione. Inizia una fuga di giocatori, tra questi Ibrahimovic e Vieira passano all’Inter e Zambrotta e Cannavaro volano in Spagna. Tra i partenti c’è anche Rubén Olivera che non rimane in Serie B alla Juventus, ma viene prestato alla Sampdoria, che prova così a puntare sul talento uruguaiano per migliorare la rosa.

A Genova Olivera cambia fascia, giocando soprattutto a destra, ma in 20 partite non trova mai il guizzo giusto e a fine anno torna alla Juventus che nel frattempo ha immediatamente riconquistato la Serie A. I bianconeri, però, per il loro nuovo corso non puntano sul centrocampista che in piena crisi di smarrimento vola in patria per ritrovarsi andando a giocare col Penarol.

Gli anni che vanno dal 2008 al 2010 vedono Rubén Olivera alternarsi con le maglie della squadra uruguaiana e del Genoa che lo acquista dopo l’esperienza al Penarol. L’ex Juventus inizia anche bene l’esperienza al Grifone con Gasperini che lo schiera come punta in amichevole: Olivera risponde bene ma verso la fine del mercato il Genoa riesce a mettere le mani sul bomber Diego Milito e inevitabilmente Rubén Olivera finisce in panchina.

Dopo l’addio al Genoa, il calciatore torna ancora alla Juventus che lo gira nuovamente al Penarol e nell’estate del 2010 scade il lungo contratto che legava il calciatore ai bianconeri. A questo punto può iniziare una nuova fase della carriera di Rubén Olivera che dopo tanto vagare trova finalmente una sua dimensione a Lecce prima di ricominciare il suo giro di squadre.

Ruben Olivera con la maglia dell'Uruguay Fonte: Imago Images

I due anni a Lecce di Ruben Olivera, la Fiorentina e il ritorno al Genoa

Come detto, Rubén Olivera ci ha messo un po’ a trovare la sua dimensione. Arrivato con molto interesse da giovane alla Juventus, a un certo punto aveva anche fatto vedere ottime cose, ma poi si è perso non riuscendo più a rivivere i fasti di quella stagione 2004/2005, quando Capello decise di dargli spazio rispondendo bene alla fiducia ottenuta dall’allenatore. L’estate del 2010 segna per Rubén Olivera la fine del contratto che lo legava alla Juventus e la libertà di scegliere un progetto da cui ripartire, in cui l’uruguaiano possa ritrovare sé stesso. La scelta cade sul Lecce, neopromosso in Serie A e a caccia di rinforzi per ottenere una salvezza che sembra molto complessa.

I salentini vivono una stagione di vera e propria battaglia per la permanenza in Serie A e Rubén Olivera dà un apporto fondamentale alla causa, reinventandosi centrocampista centrale e chiudendo la stagione con 4 gol e 8 assist in 31 presenze. Questa è senza dubbio la migliore annata dell’uruguaiano in Serie A, coronata con la salvezza raggiunta grazie a due vittorie cruciali contro il Napoli in casa e nel focoso derby in casa del Bari, con uno 0-2 che ha regalato ai giallorossi la permanenza in A, mentre i galletti erano già da tempo retrocessi. Il Lecce approfitta del clamoroso crollo della Sampdoria e ottengono una salvezza largamente insperata. Un traguardo arrivato anche grazie all’incredibile stagione vissuta dai doriani che a inizio anno avevano giocato i preliminari di Champions League per poi concludere nove mesi dopo con la retrocessione in serie B.

La stagione successiva si rivela più ostica per i pugliesi che stavolta non riescono a salvarsi retrocedendo a fine stagione. Qualche mese prima, a gennaio, decidono di far partire Rubén Olivera attirato dalle sirene della Fiorentina. Il centrocampista dopo aver saltato le prime partite del campionato per un’operazione al ginocchio era tornato in campo dando il suo solito apporto ai leccesi ma il corteggiamento della Viola è forte e, complice anche l’addio di Gilardino, arrivano in Toscana Amauri e Olivera. Entrambi però non riescono a dare una svolta alla stagione. Quell’annata fu particolarmente complicata in casa viola, segnata prima dall’addio di Mihajlovic, poi dalla partenza di Gilardino e infine dalla clamorosa rissa tra Delio Rossi e Ljajic. Dopo quel tumulto, la Fiorentina decide di ripartire da Vincenzo Montella, dando una grande svolta al suo futuro.

Con l’aeroplanino in panchina, la Viola torna a essere una squadra di vertice e lotta per un posto in Champions League, ma Olivera non convince e a gennaio viene prestato al Genoa, dove però l’uruguaiano continua a non incidere. Dopo sei mesi opachi, Rubén Olivera fa ancora ritorno alla Fiorentina, ma qui lo spazio per lui continua a non esserci e allora a gennaio il sudamericano decide di ripartire dal basso, scegliendo di spostarsi in Serie B.

Dalla Serie B all’Ecuador, il ritorno in Italia e il ritiro di Rubén Olivera

Reduce dai migliori anni della sua carriera in serie A, a Lecce e parzialmente la prima esperienza a Firenze, arriva un momento fondamentale per Ruben Olivera. Dopo aver fatto molto per provare a ritrovarsi, il sudamericano decide di ripartire dalla serie B e così a gennaio 2014 passa a titolo definitivo al Brescia. L’addio alla Serie A è definitivo, visto che da questo momento la parabola di Rubén Olivera sarà discendente.

El Pollo, come veniva soprannominato sin dalla giovane età Rubén Olivera, disputa complessivamente, in un anno e mezzo a Brescia, 35 presenze, non trovando mai la via della rete e continuando a giocare in quel ruolo da centrocampista centrale dove ha fatto vedere le cose migliori della sua carriera a Lecce. Il Brescia finisce il campionato 2014-2015 all’undicesimo posto in Serie B, poi l’anno dopo chiude ventunesimo, ma viene ripescato in Serie B a causa del fallimento del Parma. Nell’estate 2015, però, Olivera dice addio al Brescia, passando al Latina, dove vive gli ultimi fasti della sua carriera.

Spostato mediano davanti alla difesa, Rubén Olivera diventa uno degli uomini più importanti del Latina e ritrova anche un’insospettabile vena realizzativa marcando il cartellino cinque volte nella sua prima stagione con la nuova maglia. Il Latina riesce a salvarsi chiudendo il campionato di B al sedicesimo posto ma la stagione successiva diventa un vero e proprio incubo. L’annata è completamente stravolta dai problemi societari che scuotono il club che vive diversi passaggi di consegna e vede calare sui suoi dirigenti la mano della giustizia sportiva. Il club finisce addirittura all’asta e tutto il caos si riversa chiaramente sulla squadra che si piazza in fondo alla classifica.

Il Latina a fine campionato retrocede, ma il peggio arriva dopo per la società, visto che il titolo sportivo non viene rilevato all’asta e il club fallisce, dovendo dire addio al calcio professionistico. Una fine decisamente turbolenta che segna anche il momentaneo addio di Olivera all’Italia con il calciatore che vola per alcuni mesi in Ecuador, giocando con il LD Quito. Nel settembre 2017 el Pollo fa ritorno al Latina dove entra nella rosa del club che milita in Serie D.

Gli ultimi anni di carriera vedono Rubén Olivera girare per le società minori del Lazio. Dopo il nuovo addio al Latina, l’uruguaiano passa prima all’Aprilia Racing Club e poi all’Ostia Mare, facendo nuovamente ritorno all’Aprilia. Il litorale laziale diventa la nuova casa di Rubén Olivera che nel 2021 compie il passaggio da calciatore a tecnico dell’Aprilia, anche se la sua avventura da allenatore dura poco. L’ex calciatore, infatti, viene esonerato nell’ambito di una piccola rivoluzione che scuote il club laziale. Oggi, dunque, el Pollo si ritrova con un futuro da scrivere dopo la fine della sua esperienza con l’Aprilia.

Guardando indietro alla carriera di Rubén Olivera la sensazione è che il centrocampista sudamericano abbia raccolto molto meno di quanto avrebbe potuto. Da giovane era considerato uno dei talenti più interessanti della sua nazione che nel corso gli anni ha lanciato calciatori del calibro di Luis Suarez, Edinson Cavani e Diego Forlan. Non a caso le sue caratteristiche avevano convinto la Juventus a investire su di lui e anche la Nazionale uruguaiana, che viveva un momento di crisi e cercava rilancio, nei primi 2000 ha guardato con interesse a Olivera.

Ruben Olivera con la maglia del Lecce Fonte: Getty Images

Con la maglia della Celeste, il centrocampista ha preso parte, tra l’altro, alla Copa America del 2001 con una semifinale persa clamorosamente ai rigori con l’Honduras. El Pollo è rimasto poi nel giro della Nazionale fino alle qualificazioni per i Mondiali del 2006, sparendo progressivamente dai radar. Rimane il rimpianto per non essere riusciti ad ammirare di più di quel giovane centrocampista capace con la Juventus di vincere il Torneo di Viareggio e soprattutto di imporsi in prima squadra con Fabio Capello.

Un altro passaggio cruciale rimane il trasferimento alla Fiorentina, che ha tolto Olivera dalla confortevole cornice di Lecce, rigettando nel caos la sua carriera che aveva finalmente trovato una sua dimensione. Nonostante i tanti rimpianti, la voglia di calcio rimane intatta così come il desiderio di scrivere nuove pagine da allenatore dando seguito magari all’avventura con l’Aprilia che, anche se è terminata anzitempo, può sicuramente fare da apripista per una nuova esperienza in panchina. Alla ricerca, ancora una volta, della dimensione giusta dove poter esprimere a pieno le proprie potenzialità.

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