Anche se ormai è terminato e andato in archivio, il fatto di non aver potuto partecipare a Wimbledon, non è andato giù ad Andrey Rublev.
Gli strascichi riguardo l’esclusione dei tennisti russi e bielorussi, decisione sostenuta oltre che dagli organizzatori del prestigioso torneo londinese e anche dal governo britannico, sono ancora palpabili tra gli addetti ai lavori
Andrey Rublev è uno tra quelli che non ha digerito l’esclusione: lui è uno dei grandi assenti quest’anno e tutt’ora impegnato in questi giorni sulla terra rossa di Amburgo. Il russo è tra quei tennisti russi e bielorussi a non aver ancora metabolizzato l’esclusione e teme che il ban possa continuare negli anni a venire ed a venire applicato ad altri sport e competizioni.
Tra le altre cose, il tennista russo fu tra i primi sportivi a condannare la guerra in Ucraina, proprio agli inizi del conflitto stesso, quando, vincendo il torneo di Dubai, aveva scritto sulla telecamera “No war please”.
In una recente intervista rilasciata al blogger russo Vitya Kravchenko su YouTube, Rublev ha rivelato alcune proposte fatte all’AELTC per cercare, se non di evitare il ban, almeno di usare il palcoscenico di Wimbledon per lanciare un ulteriore messaggio di condanna verso quello che sta succedendo in Ucraina. “Abbiamo proposto di giocare in doppio, anche misto, con tennisti ucraini e di rinunciare naturalmente a tutti i premi, anche economici. Io sono un giocatore di tennis ed a Wimbledon mi sarebbe piaciuto portare un messaggio di pace e dire che la guerra non ha potere sullo sport”.
Purtroppo però la risposta è sempre stata negativa e da qui, la rivelazionedi Rublev: “Ho anche pensato di cambiare nazionalità. Credo che Wimbledon lo avrebbe accettato. Se questa situazione dovesse proseguire, potrei non avere scelta, è un’opzione che tengo in considerazione perché non voglio rinunciare alla mia carriera”.