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Caos San Siro: Inter e Milan bloccate dal Governo, tifosi scatenati

Si fanno più incerti i tempi del progetto di demolizione dello stadio di San Siro, voluto da Milan ed Inter. I tifosi polemizzano con Comune e Governo

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Luca Santoro

Luca Santoro

Giornalista

Esperto di Motorsport ma, più in generale, appassionato di tutto ciò che sia Sport, anche senza il Motor. Dà il meglio di sé quando la strada fa largo alle due o alle quattro ruote

Tempistiche più lente del previsto ed istituzioni con pareri contrapposti: il futuro dello stadio di San Siro è appeso alle solite contraddizioni e lungaggini burocratiche all’italiana. Inter e Milan, stando all’aggiornamento dello Studio di Fattibilità Tecnico-Economica di circa 130 pagine inviato a Roma dalle società, intendono demolire il vecchio impianto per realizzarne uno nuovo nei pressi, ma dalle istituzioni – dal Comune di Milano sino ai Ministeri competenti – arrivano risposte contraddittorie.

Nuovo San Siro, per Sala i tempi saranno lunghi

Andiamo per gradi. I due club meneghini intendono concludere i processi autorizzativi entro il 2023, per poi iniziare dal gennaio successivo con i lavori che comprendono demolizione, smaltimento e costruzione del nuovo stadio e delle strutture complementari e polivalenti (una cittadella dello sport di 8 mila metri quadrati, anche convenzionata con il Comune). Ci vorranno circa 80 mesi “per la realizzazione di tutte le opere”, si legge nella relazione tecnica, ma con gli attuali chiari di luna sembra difficile che si possano rispettare le tempistiche.

Anzitutto, il sindaco di Milano Giuseppe Sala ha fatto capire che i tempi potrebbero protrarsi più del previsto. “In Consiglio comunale, per decidere sullo stadio, penso che andremo fra un annetto”, sono le parole del primo cittadino a margine delle celebrazioni del 4 novembre, riportate da Calcio & Finanza. “Adesso, purtroppo, questa storia dello stadio è talmente tribolata e il mio intendimento è fare un passo alla volta. Il prossimo sarà quello di ricevere, il 18 novembre, il risultato del dibattito pubblico. Da questo, noi dovremo formalmente rispondere o con l’accettazione delle osservazioni che sono state fatte, oppure respingerle argomentando. Dopodiché la giunta delibererà. A quel punto le squadre avranno il compito, da un lato di costruire il progetto esecutivo e dall’altro quello di spiegare meglio come San Siro verrebbe smantellato, a meno che si trovino altri interessi sulla strada. In un anno le opinioni cambiano. Ho l’impressione che su un tema del genere, quando si andrà in consiglio ci possa non essere la classica divisione tra centrosinistra e centrodestra. Però questa è la mia impressione ad oggi, tra un anno chissà come saranno le cose”.

La maggioranza di Sala contro l’abbattimento

Insomma, campa cavallo: il fattore tempo potrebbe comportare una retromarcia sulla demolizione, o almeno questo traspare dalle parole di Sala, la cui maggioranza si è esposta contro il progetto di radere al suolo l’attuale impianto. Questo è ciò che hanno espresso otto consiglieri comunali di centrosinistra più uno di Fratelli d’Italia. Il capogruppo di Europa Verde, una delle liste che sostiene l’attuale governo cittadino, ovvero Carlo Monguzzi, ha dichiarato come riporta la Repubblica: “La questione è prima di tutto ambientale perché nel progetto del nuovo stadio di sostenibilità non ce n’è, perché solo per l’abbattimento di San Siro e la ricostruzione del nuovo stadio sono 175 camion al giorno, detto dai costruttori, e questo per sei, sette anni. Questo è un disastro ambientale, con 210 mila tonnellate di co2 che vengono prodotte. Inoltre il 98% del pubblico che ha partecipato al dibattito pubblico” che si concluderà il 18 novembre, “dice che questo progetto non va bene spero che il comune ne tenga conto”.

Sgarbi: San Siro bene vincolato. Ma Salvini si scaglia contro il Comune

Altra tegola per i progetti di Milan ed Inter: il neosottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi ha dichiarato tranchant ai microfoni dell’Ansa che San Siro non s’ha da demolire. “Il Meazza non si tocca e non lo dice Sgarbi ma è la legge. San Siro è del 1926, sarebbe come buttare giù l’Eur a Roma, quindi è naturalmente vincolato perché il vincolo sarebbe automatico oltre i 70 anni, non si può buttare giù. Se serve un vincolo lo metterò. Ma non occorre un vincolo per salvarlo, semmai servirebbe una decisione del ministero per dire ‘abbattetelo’ e non arriverà mai. Dal ministero non arriverà mai”. Giusto per rendere il quadro più confuso, ricordiamo che nel 2020 la Soprintendenza aveva espresso parere non contrario ad un eventuale abbattimento del Meazza, non avendo esso alcun “interesse culturale” (per farla breve, allora si sanciva il fatto che dello stadio originario non era rimasto molto, con una predominanza di interventi di rifacimento successivi e non passibili di tutela del patrimonio).

E, per aggiungere ulteriore confusione, in questi giorni il ministro delle Infrastrutture e delle Mobilità Sostenibili ha offerto un punto di vista non proprio combaciante a quello del collega di Governo. Matteo Salvini, che è anche vicepremier, si è scagliato infatti contro le meline comunali: “Il Comune di Milano ha già fatto perdere troppo tempo a Milano, alle società e ai tifosi. Si scelga subito il nuovo San Siro, oppure si vada a Sesto”.

I tifosi in subbuglio: Si vada allora a Sesto

Insomma, un pasticciaccio, come carpito dai tifosi che si sono scatenati sui social. Diverse le critiche a Sala: “Solo in Italia si può sputare sopra ad 1 miliardo di soldi privati per rifare un quartiere pubblico facendo tutta sta melina, paese vergognoso”, scrive Al3c su Twitter, mentre Mishimajakovskij aggiunge: “È evidente da tempo che l’attuale amministrazione milanese non voglia fare lo stadio, penso che però sarebbe molto più onesto, invece di nascondersi ricorrendo a mezzucci (come il fantomatico dibattito pubblico) dirlo in maniera chiara e netta”.

Ancora, diversi spingono allora per la soluzione Sesto, a pochi chilometri da Milano: “Direi di andare subito a Sesto, oppure chiedere una mano al nuovo Ministro per forzare la cosa con l’idea candidatura Italia Euro 2032“, twitta Elisabetta, e gli fa eco Carlo Scuri, chiamando in causa i rossoneri: “Se il Milan dopo questa ennesima pagliacciata di Sala, non prende in mano la situazione portando il progetto a Sesto da soli, vuol dire che in fondo è contento così”. Bocciato anche Sgarbi: “I politici italiani son bravi a fare uba sola cosa, bloccare il futuro” (twitta Theo19), “Milan ed Inter ostaggi di dinosauri come Sala e Sgarbi che vivono nel medioevo. Via da Milano subito” (Luca Borromeo). Di parere contrario invece Christian Conte, che commenta: “Certo, si va a Sesto, devono comprare l’area, devono fare il progetto, devono farsi approvare il progetto con tutte le varianti urbanistiche ecc., devono finanziarlo, devono fare gli appalti, devono organizzare i lavori. Insomma, viene il 2026”.

A chiosare il tutto con due tweet fulminanti ci ha pensato Fabrizio Biasin. Il giornalista, notoriamente tifoso dell’Inter, prima sferza il sindaco di Milano con queste parole: “‘Il nuovo stadio? In consiglio comunale andremo tra un annetto, il mio intendimento è fare un passo alla volta”. Sala d’aspetto”. Ed infine commenta più amaro: “Bene, il nuovo stadio di Milano è ufficialmente diventata una questione politica: il modo migliore per rimandare la costruzione al tremila d.c”.

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