Ha ancora il vecchio meticcio Ciro, il cane che adottò a Castelvolturno quando allenava il Napoli, segue sempre il ciclismo come secondo amore, con la tv sintonizzata sull’Uae Tour e pacchetti di sigarette in serie sul comodino, pianifica con organizzazione maniacale le partite da vedere, i libri da leggere (soprattutto i gialli), e aspetta una telefonata che lo intrighi. Maurizio Sarri sta vivendo uno dei momenti più difficili della sua vita ma non perchè – o non solo perché – è ancora senza panchina. E si confessa al Corriere della Sera.
Lutti e paure per Sarri
I mesi difficili per Sarri sono stati tanti: ha perso la madre e lo zio cui era affezionatissimo e ha avuto la moglie in terapia intensiva. Lui stesso ha avuto degli infortuni da cui si è ripreso. E nel frattempo ha detto solo no. Agli arabi che gli offrivano montagne di soldi, a club esteri e – forse – anche al Milan che non cita esplicitamente: «Non rispondo, le dico solo che in generale ho ricevuto proposte formulate in maniera tale da non farmi vacillare».
L’avversione per il mercato
L’ultimo Sarri, quello della Lazio, era un po’ ingrigito. Niente Sarriball, niente spettacolo, fino alle dimissioni per uscire da un tunnel senza fine. Ora aspetta un progetto serio, che gli faccia scattare una scintilla. In Italia possibilmente o in Premier. Del calcio gli manca quasi tutto tranne il mercato (“sembra la soluzione per risolvere ogni problema. Non si parla mai invece di come sviluppare il talento”).
Paga ancora dei pregiudizi Sarri, almeno a suo dire. Si premette sempre che chi prende Sarri deve saper aspettare che vengano assimilati i suoi metodi ma lui non ci sta: «Luogo comune: sono arrivato al Chelsea a fine luglio, a settembre abbiamo ottenuto risultati straordinari. Mi hanno dato del lamentoso quando ho sollevato il problema dei calendari, ora tutti protestano: certamente con tante gare ravvicinate un gioco più rozzo si assimila prima».
I presidenti e Sarri
Tra De Laurentiis e Lotito difficile scegliere: «Aurelio forse è una persona più complessa, ma gli sarò sempre riconoscente per avermi fatto allenare la squadra per cui tifavo da bambino. Lotito è diverso da come appare: gli voglio bene ma le discussioni sono state frequenti nell’ultimo periodo. Dopo un secondo posto e la vendita di Milinkovic Savic mi aspettavo rinforzi. Alla fine, avevo attaccato il mio malcontento alla squadra- A Torino ho avuto Andrea Agnelli, il punto di riferimento di tutta la Juve».
Ha allenato Higuain e Ronaldo, per dirne due, ma se deve fare un nome spiazza tutti : «Sono legato a un ragazzo, sensibile e delicato, che avrebbe potuto avere una carriera strepitosa, Riccardo Saponara». Non dategli del superato, però: vi risponderebbe di essere pronto ad avere anche i fondi come proprietari di club e che con gli algoritmi ci va a nozze, anzi li ha scoperti lui prima di tutti.