Ci sono gol che vanno oltre il gesto tecnico, al di là del risultato, sopra a tutto. No, il 2-0 di Frank Anguissa al Verona non è solo il suggello dell’ennesima vittoria del Napoli di Conte primo in classifica nel testa a testa tricolore con l’Inter. C’è una magia, una carica, anche una sofferenza enorme in quel tiro scagliato dal limite dell’area che si insacca alle spalle di Montipò proteso per evitare l’inevitabile.
C’era la forza di Daniele a spingere quella palla oltre la linea di porta. Il punto esclamativo su una settimana densa di emozioni e di significato per Napoli e il Napoli. Perchè Daniele Prisco non era un tifoso qualunque. Era diventato uno della squadra, qualcosa di più di una mascotte. La sua lotta contro la malattia, purtroppo vana, è stata un esempio per tutti gli azzurri che per lui e con lui hanno giocato, vinto, e poi sofferto alla notizia della sua morte.
E siccome nulla nel calcio, come nella vita, accade per caso, succede che proprio quell’Anguissa tra gli idoli del piccolo Daniele, abbia messo il punto esclamativo sulla vittoria contro il Verona.
Così come le maglie del Napoli erano sull’altare vicino alla bara del piccolo Daniele, ieri Daniele era con gli azzurri al Maradona, su quell’erba che lui aveva calcato tante volte, in quello stadio suo avamposto nella battaglia per la vita, c’era lui ad asciugare le lacrime di mamma e papà a bordo campo.
C’era lui a spingere quel pallone di Anguissa in porta. Perché il Napoli adesso ha un motivo in più, per vincere lo Scudetto.