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Serie A, l'infinito amore di Andriy Shevchenko per il Milan

Milan, sempre e solo Milan nel cuore di Sheva, tanto amato dai tifosi rossoneri da essersi meritato un celeberrimo coro in contrapposizione a quello di Ronaldo all'Inter.

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Serie A, l'infinito amore di Andriy Shevchenko per il Milan Fonte: Getty Images

“Il Fenomeno lascialo la, qui c’è Sheva”. Quando si parla di Milan, uno dei primi nomi che vengono in mente ai tifosi non può che essere quello di Andriy Shevchenko, centravanti ucraino tra i più forti del nuovo millennio, vincitore di due Champions League con i rossoneri e del Pallone d’Oro 2004, quando gente come Del Piero, Totti, Zidane, Raul e Deco, tanto per citarne un paio, spadroneggiava in giro per l’Europa.

Ospite alla trasmissione di Fabio Fazio in onda su Rai Tre Che Tempo Che Fa per presentare Forza gentile, libro scritto con Alessandro Alciato proprio sull’attuale CT dell’Ucraina, il nativo di Kiev ha parlato di Milan, Milan e ancora Milan, raccontando alcuni aneddoti davvero curiosi:

“Il Milan non è solo una squadra, ma una grande famiglia. Ho scritto ‘grande storia del calcio mondiale’, ma la cosa più importante sono le persone che lavorano dentro. Se un giorno ne diventerò allenatore? Vediamo, lo spero. Se diventerò allenatore del Milan verrò di nuovo come ospite. Il Milan di oggi? Sicuramente sicuramente si impegnerà di più, la squadra sta crescendo. Speriamo che arrivi la Champions League”.

Una parola poi sul Suo capitano, Paolo Maldini, grandissimo amico oltre che ex compagno di squadra:

“Maldini è un grande capitano. Le sue parole mi fanno commuovere. Sono stato fortunato ad aver giocato con un grande campione come lui, Costacurta, Kakà, Pirlo, Gattuso. Tutte persone per bene. La prima volta che ho incontrato Maldini con le nazionali, ho detto ‘che mostro, non riesco a superarlo in velocità, è potentissimo”.

Immancabili alcuni aneddoti sul duo Berlusconi-Galliani, grandi dirigenti milanisti e due degli ultimi vero mecenati del calcio:

“Berlusconi ci concesse un viaggio-premio. Andammo io, Albertini, Costacurta e Ambrosini: è stato molto bello. Il presidente mi disse che se avessi fatto 25 gol mi avrebbe concesso la vacanza, ne feci 24 ma Berlusconi è stato molto gentile a concedermela ugualmente. Il pallone d’oro e Galliani? Quella sera venne a Kiev a vedermi la prima volta. Quella sera feci una partita bruttissima, Braida convinse Galliani ma anche lui ha creduto in me. Alla fine ho vinto questo bellissimo trofeo”.

Infine il ricordo di Istambul, in quella terribile finale persa ai rigori dopo essere stati in vantaggio per 3-0 alla fine del primo tempo nel 2005:

“Mi svegliavo di notte, non potevo credere che sia successo una cosa così. Ancora oggi non ci credo. Nello sport, però, ci sono cose da accettare, non possiamo controllare tutto. Maradona? Fu lui a dirmi di dimenticare Istanbul, ci incontrammo a Milano e feci una chiacchierata con lui”.

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