La metafora vale già il prezzo del biglietto: “Certe volte mi sento che sto correndo come un pollo senza testa. E non voglio continuare a farlo”. Mikaela Shiffrin ha usato parole piuttosto chiare per spiegare al mondo intero il motivo per il quale ha deciso (almeno per quest’anno) di rinunciare alle gare di discesa libera di Coppa del Mondo. Di per sé, una “non” notizia: l’aveva già annunciato un mese fa, ma adesso che la stagione sta per cominciare ha voluto ribadirlo a chiare lettere, aggiungendo pure qualche particolare in merito alla sua decisione.
- "Un cambiamento, ma non definitivo"
- "Le 100 vittorie non sono un'ossessione"
- Kilde ancora sotto i ferri: "Ma tornerò, tranquilli"
“Un cambiamento, ma non definitivo”
La caduta di Cortina dell’anno passato è una tappa centrale nella carriera della statunitense, tanto da essergli costata una sfera di cristallo che sentiva già essere sua (difficilmente Lara Gut-Behrami avrebbe recuperato tutto il distacco senza quell’infortunio). Sensazione peraltro già provata nel 2020, quando prima ancora del Covid fu la scomparsa del papà Jeff a decretarne uno stop per qualche settimana (e ne approfittò Federica Brignone).
Shiffrin però da certe esperienze ha imparato a prendere solo il lato migliore. “Adoro correre le discese libere, ma per farlo nella giusta maniera servono allenamenti, preparazione e concentrazione. Prima della sciagurata gara di Cortina dell’anno scorso non avevo avuto tutto questo tempo per prepararmi come avrei dovuto fare: nei giorni precedenti avevo svolto solo un allenamento per la discesa, e la prova cronometrata era stata cancellata. Quando sulle cose arrivi in ritardo, o senza la giusta dose di attenzione e preparazione, allora non va bene.
Quest’anno ho deciso di concentrarmi sul supergigante e per il momento va bene così: non è un addio definitivo alla discesa, ma un cambiamento che oggi ritengo essere necessario”.
“Le 100 vittorie non sono un’ossessione”
La stagione che si aprirà col tradizionale gigante di Soelden si preannuncia densa di significati, nonché di appuntamenti: i mondiali di Saalbach innanzitutto, ma anche quello con la 100esima vittoria in Coppa del Mondo. Gliene mancano tre per diventare la prima atleta della storia dello sci ad andare in tripla cifra. “Tutti mi parlando di questo benedetto record, ma non è una priorità in questa fase della mia vita. Se arriva bene, sennò pazienza. Mi stanno più a cuore altre tematiche, come l’idea di rendere gli sport invernali accessibili a tutti i giovani, anche a quelli ai quali storicamente è negato l’accesso”.
In pista, però, l’intenzione è quella di “riprendersi” la Coppa. E provare a vincere la lontananza con Aleksander Aamodt Kilde, il fidanzato norvegese che ha fatto sapere che si prenderà una stagione di pausa per rientrare al meglio tra un anno, reduce dal bruttissimo infortunio nel quale è incappato a Wengen lo scorso gennaio. “Non è bello stare lontani, ma il nostro mondo impone anche questo”.
Kilde ancora sotto i ferri: “Ma tornerò, tranquilli”
Kilde ha annunciato proprio nella serata di mercoledì la decisione (saggia) di star buono per questa stagione. A Wengen, lo scorso gennaio, ha rischiato di morire per via della profonda ferita al polpaccio, tale da fargli perdere tanti sangue.
Il norvegese ha spiegato che “a giugno sono riuscito a tornare a sciare, come da programma, ma poi a fine luglio è sorta un’infezione alla spalla che ha portato delle complicazioni e che ha finito per rallentare il mio ritorno all’attività. Dovrò tornare sotto i ferri, pertanto ho deciso di farlo adesso sacrificando l’intera annata per poi tornare tra un anno. Vi prometto che non vi libererete tanto facilmente di me, quindi state pur tranquilli che è solo questione di tempo”.
Oltre a Milano-Cortina, il grande sogno di Kilde è quello di presentarsi al cancelletto di partenza dei mondiali di Narvik 2029, in modo da poter chiudere la carriera davanti al proprio pubblico.