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Sinner, la Wada, l'ammissione sul doping e il retroscena con Cahill: Jannik fa una promessa sulla Coppa Davis

Il termine per il ricorso della Wada sul caso Clostebol è scaduto, Sinner si gode il trionfo agli US Open: le parole del coach, la dedica alla zia e la rivalità con Alcaraz.

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Rino Dazzo

Rino Dazzo

Giornalista

Se mai ci fosse modo di traslare il glossario del calcio in una nicchia di esperti, lui ne farebbe parte. Non si perde una svista arbitrale né gli umori social del mondo delle curve

Il termine ultimo per presentare il ricorso è scaduto a mezzanotte del 9 settembre: cosa avrà fatto la Wada, avrà impugnato la decisione dell’Itia che ha – di fatto – “perdonato” Jannik Sinner sulla vicenda Clostebol? In assenza di comunicati ufficiali, dovrebbe essere il CAS di Losanna a dare notizia dell’accaduto. Oppure lo staff di Sinner. Ma in questo momento Jannik e i suoi pensano soprattutto – e più che legittimamente – a festeggiare. Il trionfo agli US Open è stata la miglior risposta possibile ai dubbi e alle perplessità sul rosso di San Candido. Una risposta che il numero 1 al mondo ha dato soprattutto a se stesso.

US Open, Sinner e il retroscena su Cahill

La prima risposta nel mare magnum delle interviste post trionfo è in realtà un retroscena: “La prima cosa che faccio dopo una vittoria come questa è mangiare un hamburger e le patatine insieme a Simone Vagnozzi e Darren Cahill. Ci sediamo e ci godiamo il momento. Facciamo anche altre cose per festeggiare, ma quello è il mio attimo preferito di relax. La notte dopo la finale non ho dormito tanto, ora però l’adrenalina è calata. Mi sono sentito onorato di far parte di un evento così importante, già nel riscaldamento avevo buone sensazioni ma poi non sai cosa può succedere in campo. Invece appena è iniziata la partita avevo un ottimo equilibrio, ero contento di giocare. C’erano tante aspettative su di me, vincere è stato molto bello”.

Il pensiero più bello per lui l’ha avuto Cahill: “Prima della finale mi ha chiesto se sapessi quali erano le due persone più orgogliose di me. Gli ho risposto di no. ‘I tuoi genitori’, mi ha detto. Darren è padre, sa cosa ho passato negli ultimi mesi e quelle parole mi hanno messo i brividi”. Quindi l’ammissione: “La vicenda doping ha reso tutto tanto difficile. Però, se sei preparato, le difficoltà ti fanno crescere. Ho passato momenti duri, non solo prima del torneo ma nei mesi precedenti. Mi sono stretto alle persone che mi vogliono bene, quando entravo in campo non era come prima, chi mi conosce si accorgeva che qualcosa non andava. Per tanto tempo ho vissuto notti agitate, quando è venuta fuori la vicenda è stato più semplice capire come mai fossi stato spesso male”.

Il caso doping, la rinascita e l’affetto dei tifosi

La metamorfosi durante il torneo: “Ho ricominciato a essere me stesso e questo è più importante del risultato. Sono nervoso a volte e in quei casi mi piacerebbe essere più calmo. Però mi sono sempre attaccato al lavoro, i problemi non sono spariti dalla mia mente ma ci penso meno. Come mantengo l’equilibrio? Vivendo ogni cosa con lo spirito giusto. Se non ti godi il momento quando vinci, è tutto inutile. Si lavora per un obiettivo e quando viene centrato si festeggia. Fermarmi? In genere lo faccio per quattro o cinque giorni, stavolta sento che ho bisogno di staccare un po’ di più”.

Sull’affetto dei tifosi: “Avverto tanto l’amore della gente e sono onorato da questa attenzione, mi fa sentire più tranquillo. In Italia purtroppo gioco poco, ci sono solo tre eventi: Roma, Torino e la Davis. Ma io sento il calore di chi mi guarda da casa, l’Italia mi ha spinto durante gli US Open. Sento sempre l’affetto degli italiani a prescindere dal luogo e dall’ora in cui gioco. Anche il pubblico sul campo è stato splendido: non sapevo come avrebbe reagito a tutta la vicenda, l’ha fatto nel modo più bello. Quanto a me, faccio tanti sacrifici per essere in questa posizione e quindi sono il primo a essere contento quando raggiungo certi obiettivi. Strano essere considerato un esempio per altri giocatori: ho solo 23 anni”.

Sinner, la dedica alla zia e la rivalità con Alcaraz

Ha fatto il giro del web la dedica a caldo alla zia, subito dopo la finale. Qualcuno particolarmente malizioso ha pensato addirittura che fosse preparata: “Non era affatto preparata, non penso mai ai discorsi che eventualmente potrei fare dopo la partita. Sono molto istintivo, la dedica è stata spontanea perché, finita la partita, ho realizzato tutto insieme cosa stavo passando. Mia zia è importante, con lei ho trascorso tanto tempo d’estate quando ero piccolo, mi portava alle gare di sci quando i miei genitori erano impegnati per lavoro. Viaggiando tanto, purtroppo passo poco tempo con le persone a cui tengo. E mi dispiace. Il nome di mia zia? No, non lo rivelo”.

C’è chi parla di duopolio Sinner-Alcaraz, i due “ragazzini terribili” che si sono spartiti i quattro Slam di quest’anno: “Dobbiamo aspettare. Una stagione è troppo poco. Io penso soprattutto a me stesso. So che Carlos e gli altri campioni mi renderanno un giocatore migliore perché mi batteranno spingendomi a lavorare di più. È bello comunque vedere che ci sono nuove rivalità e sono contento di far parte di questo potenziale”.

Jannik, un 2024 da incorniciare e adesso la Davis

I numeri di Sinner fanno impressione. Un record dopo l’altro per Jannik, anche se Pietrangeli – scherzando – rimarca sempre quelli che l’altoatesino non riuscirà a soffiargli. “Le 55 vittorie stagionali su 60? Sembra tutto facile e normale, ma non lo è. E io, a parte i successi particolarmente importanti come la finale di New York, ricordo di più le partite perse perché da quelle si riparte e si migliora. Il tennis è fatto così: magari domani rigioco con Fritz, lui serve sempre come nel secondo e nel terzo set, io abbasso un po’ il rendimento e perdo”.

Infine sulla Coppa Davis. Sinner potrebbe fare un salto a Bologna, non per giocare ma almeno per fare il tifo per i compagni, impegnati nelle eliminatorie: “Avevo già pensato a questa cosa. Penso di andare a Bologna domenica se la terza giornata sarà decisiva. Tengo molto alla squadra. Non gioco perché non avrebbe avuto senso farlo in questo modo. Se arrivi all’ultimo momento, non sei al 100% e allora i valori si livellano e si può perdere. Abbiamo un’ottima squadra, sono molto vicino ai ragazzi”.

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