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Pennetta: "Doping Sinner? Credo che il sistema abbia cannato, non tutti i giocatori trattati allo stesso modo"

L'ex tennista pugliese la pensa come Federer: qualcosa non ha funzionato come al solito nelle procedure dell'Itia sulla vicenda Clostebol. Ma nessun dubbio su Jannik.

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Rino Dazzo

Rino Dazzo

Giornalista

Se mai ci fosse modo di traslare il glossario del calcio in una nicchia di esperti, lui ne farebbe parte. Non si perde una svista arbitrale né gli umori social del mondo delle curve

Sì, anche Flavia Pennetta la pensa come Roger Federer e probabilmente come tanti altri tennisti (ed ex tennisti) del circuito. La sensazione che siano stati usati due pesi e due misure nel caso doping che ha riguardato – suo malgrado – Jannik Sinner è diffusissima nell’ambiente. Così come è radicata la convinzione che il tennista italiano sia innocente. I dubbi, le perplessità, le legittime domande di Pennetta – e di altri – non coinvolgono l’ingiustizia che l’Itia avrebbe commesso per “proteggere” il rosso di San Candido. Semmai: perché in molti altri casi quello stesso “buon senso” non è stato applicato?

Flavia Pennetta, ultima italiana a vincere gli US Open

In un’intervista a Il Giornale, l’ultima vincitrice italiana degli US Open (nel 2015, finale tutta italiana contro Roberta Vinci conquistata in due set) elogia Jannik per la perfetta gestione del caso doping: “Giocare con quel problema è difficile, anche se non la definirei una cosa terrificante: se sei sicuro di te stesso puoi farcela. Certo bisogna essere un giocatore eccezionale, perché resta sempre la paura che c’è qualcun altro che decide per te. E che può commettere un’ingiustizia”. E il dubbio che qualche ingiustizia sia stata commessa è molto forte. Non tanto, appunto, in questo caso. Ma in tantissime situazioni analoghe.

I dubbi di Pennetta sul caso doping e la certezza su Sinner

Non a caso, rispondendo alla domanda successiva Pennetta si lancia in un affondo, pur non dubitando della correttezza e dell’integrità di Sinner “Lo dico da atleta e non da commentatrice, e premetto che sono certa che sia stato un incidente. Però credo che il sistema abbia cannato, e questa purtroppo la sensazione generale: il mood dei giocatori è che non tutti siano stati trattati allo stesso modo. Non è una questione personale contro Sinner. Ma è generale contro il sistema che purtroppo, in questo caso, non si è comportato come aveva sempre fatto. Ci sono troppe domande senza risposta”.

US Open, la finale Sinner-Fritz e il duello tra Jannik e Carlitos

Quindi sulla finale tra Sinner e Fritz e il ruolo del pubblico che potrebbe essere determinante: “Anche se Fritz non è uno sciolto in generale, non è un trascinatore di folle come Tiafoe. Sinner l’ho visto tennisticamente bene, sempre meglio. Ha qualità incredibili, una velocità di gioco pazzesca. Paradossalmente la partita peggiore è stata la semifinale, hanno fatto tanti errori entrambi. Ma contro Draper credo ci fosse un fattore emozionale importante: loro sono tanto amici”. Infine la risposta al dilemma se sia più forte Sinner o Alcaraz, quesito che accompagnerà – forse – il mondo del tennis per molti anni: “Carlos nella partita secca può essere ingiocabile. Ma la continuità di Sinner è pazzesca, e questo fa la differenza tra i campioni”.

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