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Skriniar e quel dramma sfiorato: "Ho rischiato di non giocare più"

Il difensore dell'Inter ha rivelato particolari delicati dell'inizio della propria carriera in un'intervista in Slovacchia.

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Skriniar e quel dramma sfiorato: "Ho rischiato di non giocare più" Fonte: 123RF

La settimana che conduce al derby della Madonnina, il terzo della carriera interista di Milan Skriniar, non è stata facile. Gli errori commessi in un altro derby con la maglia della Slovacchia nella partita di Nations League contro la Repubblica Ceca, vittoriosa per 2-1, hanno virtualmente spalancato ad Hamsik e compagni il baratro della Serie B, ma soprattutto sono costati un “processo pubblico” al difensore dell’Inter da parte del ct Kozak: “È giunto il momento che giocatori come Skriniar si assumano le responsabilità che devono avere in Nazionale”. Adesso però è già tempo di voltare pagina, perché anche se la concorrenza spinge (Miranda è andato in gol in Argentina-Brasile), una maglia da titolare contro il Milan è assicurata per l’ex sampdoriano, cui spetterà il compito di fermare Higuain, missione fallita nella già celeberrima sfida del finale dello scorso campionato contro la Juventus.

Spalletti si affiderà con ogni probabilità alla coppia formata dallo slovacco e da Stefan de Vrij nella partita che vedrà i nerazzurri inseguire la settima vittoria consecutiva tra campionato e Champions e che varrebbe un pieno di autostima in vista della sfida contro il Barcellona nella quale i nerazzurri si giocheranno un pezzetto di primo posto nel girone a ormai oltre un mese dallo snodo contro il Tottenham e da quella vittoria nei minuti di recupero che sembra essere stata la svolta della stagione.

Nell’attesa, Skriniar ha rilasciato un’intervista presso la piattaforma online ‘Tvnoviny.sk’, svelando particolari inediti, e anche drammatici, della parte iniziale della carriera a causa di un difetto alla vista: “Nella clinica di Bratislava la dott.ssa Smoradkova mi ha comunicato che in realtà vedevo solo al 40%. Dopo l’intervento chirurgico la mia vista è migliorata del 150%”.

Nulla, insomma, al confronto delle difficoltà incontrate nei primi mesi di carriera: “All’inizio non giocavo, ero bloccato alla schiena e quando ti siedi per un anno e mezzo senza avere spazio, tendi a guardare altrove e perdi autostima. La pazienza e la volontà di sopportare, a volte, è la cosa più importante che una persona possa fare. Se avessi rinunciato dopo i primi mesi e fossi tornato a Ziar, avrei potuto chiudere definitivamente con il calcio. Tutto è nella testa e in ciò che si vuole veramente”.

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