Se c’è un personaggio che divide il pubblico e i tifosi è Mourinho. Il mister portoghese oggi alla guida della Roma, costituisce in effetti un fenomeno del tutto particolare nel mondo del calcio. Tipico esempio di allenatore venuto dal basso ha scalato l’Olimpo del pallone fino a conseguire risultati incredibili come la Coppa dei Campioni col Porto e il Triplete dell’Inter e ha potuto fregiarsi della guida dei club più ricchi e prestigiosi al mondo: Real Madrid, Chelsea, Manchester United e oggi la Roma.
Nella capitale per la verità non è che abbia avuto un impatto eccezionale. La sua squadra ha alternato fin qui buoni risultati a clamorosi rovesci, il peggiore dei quali contro i dilettanti norvegesi del Bodo: 1-6 all’andata di Conference League e 2-2 all’Olimpico. Senza contare le prestazioni contraddittorie in campionato.
Il nuovo Mourinho però sta facendo ricorso a tutto il suo mestiere, perché lui non è mai stato considerato un semplice allenatore. Già alla guida dell’Inter si era distinto come catalizzatore e magnete: sempre lui a parlare e comunicare, sempre lui a metterci la faccia nel bene e nel (poco) male, sempre lui a imporre i motivi di discussione. Però quelli erano periodi in cui tutto gli girava bene: squadra nettamente più forte di tutte le altre in Italia, risultati molto positivi in Europa: pur senza mai essere ricordato per un gioco spettacolare o spumeggiante. Si diceva: lui è un allenatore moderno che non punta tanto a costruire il gioco in campo, quanto a proteggere il gruppo con la sua enorme autostima e personalità.
Adesso però le cose girano male. Ha una squadra buona, con buoni giocatori, ma non la migliore. Finora il gioco si è visto a sprazzi e i risultati pure. Iniziano i mugugni dei tifosi e i “tutto qui?” degli addetti ai lavori. Naturale che finisca al centro del dibattito, visto la sua natura di “grande comunicatore”. Eccolo allora mostrare un lato inedito del suo carattere: il mugugno in sala stampa, la protesta verso arbitri e regolamento, le polemiche verso chi lo critica, la lamentela fine a sé stessa verso presunti rigori non concessi o favori per gli avversari. Un Mourinho “piangina” che non convince nemmeno i supporters della “maggica” e che fa dire a lui illustri (beh diciamo anziani) colleghi che più che “Special One” sia un “furbacchione“, capace di spacciarsi per un grande allenatore quando in realtà è solo un tattico mediocre e soprattutto uno che ci sa fare con i media (quando le cose gli vanno bene) oppure i più spietati lo hanno già ribattezzato “Moufrigno“. Probabilmente la verità sta nel mezzo: voi che ne pensate?
VIRGILIO SPORT