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Eriksson e la malattia: "Ho spesso le lacrime agli occhi, Mancini è quello mi sta più vicino"

L'ex allenatore malato terminale per un tumore al pancreas si racconta dalle colonne del "The Telegraph" svelando il rapporto speciale con Mancini e il bel gesto di David Beckham

Pubblicato:

Lorenzo Marsili

Lorenzo Marsili

Sport Specialist

Giornalista pubblicista, redattore, divulgatore. E' una delle anime video del sito: racconta in immagini un evento e lo fa come pochi altri

Sven–Goran Eriksson torna a raccontare con grande consapevolezza e umanità la malattia che lo ha colpito. Malato terminale, l’ex allenatore lo scorso gennaio ha scioccato il mondo rivelando di avere circa un anno di vita per via di un tumore al pancreas.

Eriksson ha svelato tutta la propria emozione nel sentire l’affetto delle persone che ha avuto modo di incontrare in questi difficili mesi. In particolare, lo svedese non ha potuto fare a meno di citare Roberto Mancini e David Beckham, che durante questo periodo non gli hanno fatto mancare la proprio vicinanza.

Eriksson e la voglia di una vita normale

Quanto mi resta da vivere? Se lo chiedo ai medici, non sanno rispondere, ma per me è meglio così, penso sia meglio non saperlo. Alcuni giorni mi sveglio è mi sento benissimo, altri no, ed è un problema, ma sono ancora qui. Occorre cercare di restare positivi, ed è così che ho sempre vissuto la mia vita, che voglio resti il più normale possibile. Non voglio sedermi e compatirmi. No, grazie, così non risolvi nulla”, racconta, così, il proprio rapporto con la malattia l’ex allenatore tra le altre di Roma, Sampdoria, Lazio e City, Sven-Goran Eriksson.

L’emozione trasmessa dalla persone

Nella sua nuova rubrica sul The Telegraph, Eriksson si sofferma anche sull’affetto sentito in questi mesi dalle persone: “In questi mesi ho viaggiato in tutta la Svezia, sono stato in Inghilterra, ma anche in Italia e in Portogallo e ho avuto spesso le lacrime agli occhi per via della gentilezza delle persone. Di solito, tutti parlano bene di te quando sei morto, io ho la fortuna di essere ancora vivo. Sentire 60mila persona ad Anfield che cantano il tuo nome ti dà la scossa, ti fa sentire vivo e ti emoziona”.

Il rapporto con Mancini e il retroscena su Beckham

Poi, la rivelazione su due persone speciali del mondo del calcio: l’ex ct dell’Italia, Roberto Mancini e l’ex stella del Manchester United, con un (doppio) passaggio anche al Milan, David Beckham: “Mancini è la persona che sento più di frequente, è stato il mio capitano per nove anni”. Sullo Spice Boy, Eriksson rivela: “È venuto a trovarvi lo scorso fine settimana. Da queste cose capisci chi è David, non aveva alcun bisogno di venire, ma voleva e lo ha fatto. Mi ha portato sei bottiglie di ottimo vino del 1948, il mio anno di nascita, è stato davvero molto gentile e delicato. Lui e Mancini erano eccellenti capitani e sono persone fantastiche“.

Essere ct dell’Inghilterra è come essere i Beatles

Da ex ct dell’Inghilterra, Eriksson ha voluto, infine, commentare anche il lavoro di Gareth Southgate: “Penso che non esistano molti altri lavori simili a quello, forse il Primo Ministro, ma quello del ct è un lavoro che può prendere il sopravvento sulla tua vita se glielo permetti. Le critiche ci sono sempre, così come la pressione. Provi la sensazione di avere 60 milioni di persone che ti spingono a vincere, ti senti come i Beatles…“.

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