In un’intervista al Corriere della Sera, Gianmarco Tamberi ha ricordato il momento più duro della sua carriera: “Penso ancora all’infortunio del 2016. Una mazzata. Prima delle Olimpiadi di Rio. Stavo benissimo. Sognavo l’oro. Sul più bello mi sono infortunato a Montecarlo mentre tentavo di superare 2,40, la soglia che ho in testa da anni”.
La rivincita cinque anni dopo a Tokyo. Un oro conquistato grazie a una buona notte di sonno, quando invece Tamberi solitamente prima delle gare non dorme mai: “Uno scherzo della natura -spiega il 29enne marchigiano-. Avevo pure ingaggiato un esperto del sonno. Invece quella notte sono crollato. Mistero. Il corpo si è imposto alla mente”.
L’oro vinto con l’amico Barshim resta indimenticabile: “Ho sussurrato a Barshim: “È stato un onore condividere questa gara con te”. Ci siamo guardati negli occhi. Non abbiamo avuto bisogno di pensare. Siamo grandi amici, sapevamo tutti e due cosa significa soffrire. Nessuno poteva toglierci l’oro”.