Gianmarco Tamberi, per la seconda volta, ha trionfato nell’atto finale della Diamond League. A Zurigo ha saltato con il suo season best, 2.34 conquistando la vittoria a pochi giorni dalle nozze.
“Ho dormito poco, mi capita sempre dopo una gara importante: l’adrenalina era a mille, il cervello a 3000, quando ti carichi in quel modo fai fatica a tornare subito a regimi normali”.
Non può che tornare a parlare della cerimona, soffermandosi anche sui festeggiamenti dedicati alla sua Chiara: “È stato un omaggio alla sua pazienza post-matrimonio, è vero, tutte le coppie ‘normali’ sarebbero già andate in viaggio di nozze, invece noi partiremo il 22. Lei mi spinge ad andare sempre più su: anche nel tentativo a 2,36 mi guardava intensamente come a dire ‘…vedi un po’ che devi fare!’. In pochi credevano potessi vincere, e questo mi ha stimolato ancora di più: ma dall’allenamento fatto due giorni dopo le nozze ho capito di stare veramente bene. Tante cose avrebbero potuto distrarmi, tanti interrogativi, e invece saltare con così tanto margine una gran misura come 2,34, per di più a fine stagione, mi dà tanta fiducia ed è una risposta alle mie domande”.
Sulla gara poi: “Mi sono divertito da morire, è stata una gara ‘fighissima’: sembrava persa e invece mi sono giocato bene l’unica possibilità che avevo per vincerla”
Infine arriva un bilancio su quanto fatto nell’anno: bronzo mondiale indoor a 2,31 a Belgrado, il quarto posto ai Mondiali di Eugene (2,33) nonostante il fastidio alla gamba sinistra che ha tormentato la sua vigilia, il titolo europeo sotto la pioggia di Monaco con 2,30 al rientro dal Covid, il secondo trionfo consecutivo in Diamond League con lo stagionale di 2,34 sei giorni dopo il matrimonio.
“Quest’anno sono riuscito a performare soltanto nelle manifestazioni importanti, e ne sono felice: è un’ossessione che ho sin da quando sono piccolo, dare il meglio quando la pressione è massima.
Ora manca solo il titolo Mondiale outdoor: “Vivo il senso di felicità ma un secondo dopo ho voglia di far più. No, l’appagamento non l’ho mai provato. Non mi appartiene”.