Carlo Tavecchio, ex presidente della Figc e candidato alle elezioni del comitato regionale della Lombardia, ha dichiarato in un’intervista a La Repubblica di essere pronto a tornare nel mondo del calcio: “Avevo abbandonato l’idea di potermi occupare di calcio, fatto salvo per la mia squadretta, che ho dal 1974 e che quest’anno è in Eccellenza (la Pontelambrese, ndr). Ma vari consiglieri regionali mi hanno pregato di riprendere in mano la situazione, visti i problemi personali dell’attuale presidente. Sto facendo un pensierino anche a rientrare in consiglio federale? E’ sempre un’opportunità, se chi vi siede lo fa disinteressatamente. Certo, si potrebbe vedere, perché no?”.
“Il mio è un atto d’amore, ma un minuto dopo la mia decisione si sono aperte le cateratte: non pensavo che Tavecchio potesse fare ancora paura. In Federcalcio ho lasciato una grossissima liquidità, con l’introduzione del Var e della Goal Line Technology, con quattro società che giocano la Champions mentre prima erano solo due più una ai preliminari. E questo è frutto della mia scelta di appoggiare Ceferin all’Uefa e Infantino alla Fifa, per cui avevo contro sia il governo che il Coni. Abbiamo avuto la possibilità di eleggere due dirigenti, Evelina Christillin alla Fifa e Michele Uva vicepresidente Uefa. E abbiamo ottenuto di ospitare le partite di Euro 2020: dati di fatto. Credo che negli ultimi anni non ci sia stato un grosso riconoscimento internazionale come a quel tempo”.
“La Nazionale fuori dai Mondiali 2018? La mia sfortuna è stata la mia filosofia brianzola: se avessi tenuto Conte, pagando di più, penso che avrei ottenuto tante cose. Ma non era nel mio stile passare da una cifra consistente a un’altra. E quindi non potevo pensare di mantenere questo tipo di rapporto, anche se avevo ottenuto un grosso importo dalla Puma per provare a tenere Conte. Prima di Ventura chiamai Capello, era lui la mia prima scelta. Ma con gentilezza e stile mi fece capire che non faceva per lui. La seconda scelta fu Donadoni, la terza il duo Ventura-Lippi, ma quando furono sollevati dubbi di compatibilità per il figlio procuratore, Lippi rinunciò. Tutto questo percorso però fu fatto con il placet del presidente del Coni Malagò. Poi, quando la barca non va bene scendono tutti”.
“Il giorno dopo Italia-Svezia erano lì tutti come corvi per commissariare la Federcalcio. Ma non mi sarei mai dimesso se la Lega Dilettanti mi avesse sostenuto. Invece mi chiese di allargare le alleanze. Ma che voleva dire? Chiesi ai membri del Club Italia di dimettersi, loro ritennero corretto non farlo e allora mi dimisi io, trascinando tutti con me. Ma io mi sono dimesso e ho convocato l’Assemblea elettiva: sono quelli dopo di me che non sono stati capaci di trovare una governance facendo commissariare la Federazione. Io l’avevo lasciata non commissariata. Lotito? Abbiamo rapporti saltuari, restano l’amicizia e il rispetto, ma non l’ho più seguito”.