Ormai è diventata una questione nazionale. Anzi, Internazionale. Sulla vicenda dell’eccessiva enfasi pro Inter nella telecronaca su Sky del match di Champions League contro il Tottenham scende in campo il Corriere della Sera. Massimo Gramellini, nel suo consueto fondo, fa un paragone tra calcio e volley dando pepe al dibattito. E non si può certo accusarlo di essere fazioso, visto che il giornalista è di dichiarata fede granata.
“Se l’immaginifico Lucchetta tende le corde vocali come le corde di un’arpa per chiosare le imprese dei pallavolisti azzurri a colpi di metafore (“un attacco all’azoto liquido”), diventa un idolo della tv e i fan gli scrivono: “Lucchetta, commentami la vita”. Ma se i telecronisti Trevisani e Adani esaltano con altrettanto vigore la vittoria in rimonta dell’Inter di Vecino contro il Tottenham, in molti li accusano di retorica e partigianeria”, scrive Gramellini.
“La differenza non è solo che la pallavolo è meno divisiva del calcio, ma che Lucchetta si occupa di una pietanza tiepida, la Nazionale: qualcosa che è di tutti e di nessuno, come lo Stato. Mentre Trevisani e Adani maneggiano carne viva: il campanile”. E si sa, il campanile è più importante di tutto e di tutti, che Gramellini paragona a “una malattia amorosa che si esprime nel provare gioia per le disgrazie altrui. Si può discutere sulla perdita di freni inibitori che, dopo avere avvelenato i talk politici, ha contagiato le telecronache sportive nella convinzione che rappresenti un sintomo di sincerità. Però non illudiamoci che ad avere trovato irritante la telecronaca pro-interista sia stato un circolo zen. Erano semplicemente degli italiani che tifavano Tottenham”.
E chissà quanti hanno guardato con lo stesso spirito da campanile alle partite delle altre italiane in coppa: “Non pochi connazionali, al momento dell’espulsione di Ronaldo a Valencia, si saranno ricordati di avere dei parenti in quella città. E non interessa che la sconfitta di una squadra italiana affossi il prestigio dell’intero movimento. Da noi le opposizioni tifano sempre per i governi stranieri”.
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