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Tennis, Fognini spiega la rinuncia agli Australian Open: "Il polpaccio è guarito tardi". Tornerà sulla terra a febbraio

Il tennista ligure Fabio Fognini non si è iscritto al torneo di qualificazione del primo slam della stagione, ma ha spiegato il motivo della rinuncia agli Australian Open

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Non ci sarà una trasferta in Australia nel futuro a breve scadenza di Fabio Fognini. E non è stata una scelta fatta come “ripicca” contro la malasorte che a fine novembre, a un tiro di schioppo dal ritorno nella top 100 mondiale, lo ha costretto a fermarsi nel Challenger di Maia, quando stava marciando dritto verso le fasi conclusive del torneo: quell’infortunio al polpaccio che lo ha costretto a chiudere anzitempo la sua stagione 2023, di fatto precludendogli la possibilità di guadagnarsi una card diretta nel main draw del primo slam della stagione, in realtà s’è rivelato essere molto più serio del previsto. Ed è il motivo che terrà Fabio giù dalla scaletta dell’aereo.

Il motivo del forfait: il polpaccio è guarito lentamente

Non ci sarà Fognini a Melbourne, e tantomeno negli appuntamenti di preparazione al primo slam della stagione. È stato lui stesso a spiegare il motivo che l’ha costretto a rinunciare a iscriversi nel tabellone cadetto, quello delle qualificazioni. “Purtroppo non sono riuscito a iscrivermi alle entry list dell’Australian Open. Il recupero dal mio infortunio al polpaccio ha richiesto del tempo inaspettato in più e la mia offseason è iniziata soltanto negli ultimi giorni. Ho bisogno di più tempo per essere pronto a competere. Ci vediamo presto”.

Nessuna scelta “tecnica”, come da più parti si era sentito affermare: il ligure sarebbe andato ben volentieri a Melbourne a giocarsi una chance per rientrare nei 128 che parteciperanno al torneo, ma le sue condizioni fisiche gli hanno impedito di poter essere della partita. E così sfrutterà il periodo natalizio per starsene a casa e cercare di recuperare senza forzare i tempi, magari puntando il mirino già agli appuntamenti sulla terra rossa.

Prossima fermata: la terra rosa sudamericana

Dopotutto la terra rimane la superficie prediletta di Fabio, quella che lo ha visto disputare il maggior numero di incontri nel circuito e di avere la migliore percentuale di vittorie (61% su 661 partite complessive, con 403 vittorie e 235 sconfitte). Percentuale che peraltro è stata anche superiore nel corso di un 2023 per lui assai travagliato, nel quale ha vinto 23 dei 35 incontri disputati sul rosso, anche se di questi soltanto 12 sono stati disputati in tornei 250 o a salire (il resto tutti nei Challenger).

La stagione sulla terra comincerà subito dopo la fine della trasferta australiana, con le tappe sudamericane pronte ad accogliere Fognini e gli altri interpreti della superficie. La voglia di tornare in top 100 passerà soprattutto dai risultati che arriveranno tra Buenos Aires, Rio de Janeiro e Santiago del Cile, i tornei ai quali solitamente Fabio non è mai mancato nel corso della sua lunga carriera nel circuito ATP. E in questo senso, aver evitato la trasferta oceanica potrebbe in qualche modo favorirne la preparazione in vista dei primi appuntamenti sul rosso, dove conta di tornare assoluto protagonista.

Il 2023 complicato di Fabio: pesa la mancata chiamata in Davis

L’anno che sta per volgere al termine è stato uno dei più complicati della carriera di Fognini, che ha sofferto sia per via di qualche infortunio di troppo, sia soprattutto per l’esclusione dalla squadra di Davis, motivata dal capitano Filippo Volandri (col quale, va detto, il feeling è andato deteriorandosi nel tempo) con gli scarsi risultati ottenuti nel corso della stagione.

Fognini sperava di poter essere utile alla causa almeno in doppio, dove ha spesso e volentieri fatto coppia con Simone Bolelli, ma le scelte di Volandri sono state differenti, tanto che nelle gare decisive s’è affidato a Sinner e Sonego, andando un po’ in controtendenza con quelle che erano le abitudini del passato (dove almeno Bolelli era un punto fermo dello scacchiere azzurro).

La vittoria nel Challenger di Valencia, ottenuta proprio in contemporanea con quella della nazionale di Davis a Malaga, ha simbolicamente chiuso un cerchio e ha regalato l’unica vera soddisfazione stagionale al ligure, che in autunno invero qualche segnale di risveglio l’aveva mandato (la vittoria netta su Sonego nei quarti di finale a Metz resta la perla più preziosa, unitamente a quella su Auger-Aliassime al primo turno del Roland Garros).

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