Non esistono più tante parole per descrivere Theo Hernandez: giocatore moderno fino al midollo e uno dei Top d’Europa nel suo ruolo. E, ovviamente, gioiello del Milan di Stefano Pioli.
La squadra rossonera se lo gode, chiaramente: corre senza mai fermarsi sulla fascia, a suon di ottime prestazioni, dribbling, assist e gol. Il suo non è un ruolo semplice, né uno qualunque: nel segno di Paolo Maldini, sua fonte d’ispirazione.
Intervenuto ai microfoni di “The Athletic”, il francese si è raccontato in una lunga intervista sul suo presente e sul suo futuro.
“Sono cresciuto guardando Paolo Maldini: ho un rapporto molto stretto con lui. Mi ha detto che ero un giocatore molto importante, molto bravo e che avrei dovuto lavorare sodo ogni giorno: grazie a questo sono diventato il giocatore che sono. È un onore avere Maldini, il miglior terzino al mondo per molto tempo, con noi”.
“Il mio ruolo? Mi sento più libero quando taglio in mezzo, dove c’è più spazio: al Real Madrid mi mancava la fiducia necessaria per giocare in maniera più tranquilla e avanzare, cosa che al Milan ho trovato”.
In squadra, però, non è il solo giocatore veloce, visto che si contende la palma di velocista rossonero con Rafael Leao, suo compagno di fascia: “Certo che sono il giocatore più veloce: anche Rafa è molto veloce, ma io sono al primo posto tra i due, senza dubbio. Noi come Robertson e Saio Mane? Beh, ci intendiamo bene in campo. Leao gioca in maniera diversa dagli altri nell’uno contro uno e questo crea più spazio per me”.
Una delle qualità principali di Theo Hernandez è senza dubbio il palleggio, caratteristica che lo accomuna a giocatori di altri ruoli.
“I terzini non sono come Francesco Totti, Zinedine Zidane o Kakà, ma il calcio sta cambiando e i terzini stanno decisamente giocando più alti. Forse mi vedo un po’ un playmaker: mi piace aiutare la squadra con assist o goal, sono molto felice, ma l’importante è che la squadra sia contenta di me”.
C’è ancora margine di miglioramento, come spiega il francese a ‘The Athletic”: “Sto lavorando alla fase difensiva: un terzino deve prima difendere e poi deve attaccare. Sono ancora giovane”.
Parentesi, infine, su uno degli episodi che ha carattetizzato lo scorso anno solare: la convocazione nella Francia.
“È stato uno dei momenti migliori dell’anno scorso: incredibile. Ho aspettato quel momento tanto tempo per giocare con mio fratello: l’avevamo già fatto da bambini, ma non è la stessa cosa. Ho un solo ricordo che mi ha commosso, nella mia vita: vedere mio fratello vincere i Mondiali. Il mio obiettivo è lavorare sodo per andare ai Mondiali: anche con mio fratello: sarebbe un sogno che si avvera”.