È sempre più stregato questo Tour per gli italiani: Jonathan Milan è andato a un passo dall’interrompere quell’insano digiuno che dura da 109 tappe, ma che Tim Merlier ha deciso di prolungare almeno per 24 ore grazie alla rimonta con la quale ha bruciato allo sprint il corridore friulano. Battuto di un’incollatura, ma pur sempre battuto in coda a una tappa che ancora una volta ha ribadito al mondo intero che questa non è una corsa per cuori deboli. E neanche così “liscia” e sicura come qualcuno vorrebbe far credere.
- Philipsen a terra: clavicola ko. e ritiro inevitabile
- Merlier più astuto, Milan si consola con la maglia verde
- Cade anche Remco. Polemica Visma: la moglie di Vingo attacca
Philipsen a terra: clavicola ko. e ritiro inevitabile
Perché il Tour ormai da qualche anno ormai è diventato una “corsa di sopravvivenza”. E se qualcuno pensava (sperava) che l’edizione 2025 potesse dare una tregua ai corridori, di certo s’è sbagliato di grosso: dopo il ritiro di Filippo Ganna nella prima tappa, alla terza la grand boucle perde anche Jasper Philipsen, il velocista più forte al mondo, prima maglia gialla della corsa e (fino al momento di risalire in ammiraglia) maglia verde della classifica a punti.
E naturalmente è stata la “solita” caduta a estrometterlo dalla contesa: la carambola innescata dal contatto tra Coquard e Rex ha coinvolto anche l’olandese, che ha battuto pesantemente la spalla sinistra, procurandosi la frattura della clavicola. Se da un lato il ritiro di Philipsen “aiuta” Jonathan Milan a mettere nel mirino la maglia tanto cara ai velocisti (appunto quella verde, che indosserà a partire da stasera), di certo c’è il Tour perde un altro protagonista atteso e di altissimo spessore. Un’altra “vittima” di un gioco al massacro, dove le alte velocità e la competizione spietata finiscono per rivelarsi più di semplice minacce, quanto piuttosto vere e proprie mannaie in corsa.
Merlier più astuto, Milan si consola con la maglia verde
Merlier è stato bravissimo nel battezzare la ruota di Milan, che invece ha dovuto fare i conti con un treno (quello della Lidl Trek) che è uscito un po’ troppo presto, quando al traguardo mancava ancora un chilometro. Alla fine però Milan il suo l’ha fatto: è rimasto solo, ha preso fiato e un po’ di riparo dal vento fino ai -300, poi ha sprigionato tutti i cavalli del motore senza sapere però che nel frattempo Merlier aveva preso la sua ruota, e sullo slancio è riuscito a mettergli la ruota davanti e pure resistere al disperato tentativo del friulano di rimettersi davanti.
Vittoria al fotofinish, ma pur sempre tale: per Milan è un duro boccone da digerire, con tanto di piccolo “giallo” a pochissimi metri dall’arrivo quando Merlier ha leggermente allargato il gomito sinistro, toccando quello destro del rivale. Sul podio di giornata anche Phil Bauhaus, mentre van der Poel (rimasto orfano di Philipsen, l’uomo delle volate di casa Alpecin) ha preferito evitare di correre rischi, mantenendo la maglia gialla. Anche perché ai -200 Davide Ballerini ha innescato l’ennesima caduta, coinvolgendo altri 4 corridori.
Cade anche Remco. Polemica Visma: la moglie di Vingo attacca
A cadere ai -3 km dall’arrivo è stato anche Remco Evenepoel, che sulle prime non sembrerebbe aver riportato grosse conseguenze. Ma il fatto che ogni giorno al Tour si parli più delle cadute che della corsa in sé è un campanello d’allarme che non può essere lasciato cadere inascoltato: che sia la corsa più ambita e prestigiosa al mondo è evidente, ma che stia diventando anche troppo “al limite” è certamente un altro dato di fatto.
E tra una polemica e l’altra se n’è innescata un’altra, quella che vede protagonista Jonas Vingegaard: la moglie Trine ha infatti dichiarato a un quotidiano danese che a suo modo di vedere la Visma Lease a Bike avrebbe “spinto” troppo il corridore forzandolo nel recupero dopo i tanti infortuni subiti nel corso della carriera. Jonas ha risposto di aver forzato i tempi soltanto un anno fa dopo la caduta all’Itzulia, dalla quale ha detto di essersi veramente ripreso soltanto negli ultimi mesi, smorzando un po’ i toni utilizzati dalla compagna.
La squadra belga a sua volta ha minimizzato, dicendo che quanto detto dalla moglie di Vingo è stato amplificato. Sta di fatto però che al Tour di corsa se ne parla sempre meno: dileggiamo tanto il Giro, ma forse l’erba del vicino non è sempre così più verde. Almeno non come la maglia di Milan, unico raggio di luce di un’Italia che si tiene il suo detestabile digiuno di successi parziali.