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Tour de France, 4a tappa: Pogacar è già padrone del Tour, Vingegaard ed Evenepoel però non affondano

Pogacar mette subito le cose in chiaro: scatta sul Galibier e guadagna secondi preziosi su tutti i rivali. Evenpoel, Roglic e Vingegaard si difendono

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

La prima stoccata è arrivata forte e chiara, com’era nelle previsioni: Tadej Pogacar pensa davvero alla doppietta Giro-Tour è l’ha ribadito a chiare lettere nel giorno in cui la carovana gialla è tornata in Francia, col Galibier, la montagna “sacra” a Pantani, diventata il terreno ideale per lanciare l’affondo che scuote la grand boucle. Con tutti i rivali costretti a fare di necessità virtù, incapaci di tenere le ruote dello sloveno, tornato subito a vestire la maglia gialla dopo la giornata di interregno di Richard Carapaz.

UAE troppo superiore, Remco però dà battaglia

La tattica di giornata dell’UAE Team Emirates è stata perfetta: non hanno sbagliato nulla gli uomini di Tadej, con Almeida e Ayuso perfetti registi in salita e il capitano lesto a scattare quando alla fine del Galibier mancavano un migliaio di metri.

Vingegaard è stato il primo che ha provato a tenergli la ruota: ha desistito dopo qualche metro, poi ha dovuto giocoforza aspettare gli altri big della generale, con Remco Evenepoel che in discesa ha saputo tenere un bel ritmo, andando poi a prendersi il secondo posto di giornata e i relativi 6 secondi di abbuono. Terzo posto per Ayuso, bruciato allo sprint da Remco, con Roglic primo a rimanere senza abbuoni.

Pogacar in tutto questo era già transitato da 35 secondi: non ha fatto il vuoto, ma ha dimostrato (se mai ce ne fosse bisogno) di essere davvero il più forte sul suolo terrestre. Anche se il Tour, è bene ricordarlo, ha ancora altre 17 frazioni da affrontare (della serie: meglio andarci piano).

Ciccone si stacca a metà Galibier e chiude nono

Vingegaard ha chiuso al quinto posto, mostrando comunque una buona resistenza ma senza avere la forza per rispondere concretamente all’attacco di Pogacar. Nel gruppetto dei migliori anche Rodriguez della Ineos, Landa della Soudal e appunto Almeida, terza punta della UAE, che come da pronostico può fare e disfare ciò che vuole ogni volta che la strada comincia a salire.

Nel gruppo dei primi inseguitori, giunti però a più di 2’40”, c’era anche Giulio Ciccone, che s’è staccato più o meno a metà del Galibier e che è ancora a secco di punti nella classifica della maglia a pois comandata da Abrahamsen. Nella generale, Pogacar ha 45 secondi su Evenepoel, 50 su Vingegaard e 1’10” su Ayuso, con Roglic attardato di ulteriori 4 secondi. Ciccone anche in questo caso è il primo degli italiani, a 3’20” dalla maglia gialla.

Primo bilancio: Vingo può solo crescere

La prima vera tappa di montagna ha vissuto a lungo sulla fuga di un drappello di 18 uomini, del quale facevano parte sia Abrahamsen (punti buoni per la classifica della maglia a pois) e pure Mathieu van der Poel. L’UAE però ha sempre tenuto le distanze congelate, così nel finale la corsa come era prevedibile che fosse è scoppiata sul Galibier, con Pogacar che ha acceso la miccia. Vingegaard ha cercato di stargli addosso, poi però a un centinaio di metri dal GPM ha dovuto desistere, e in discesa ha preferito aspettare gli altri.

Per quelle che erano le premesse, il danese ha poco da rimproverarsi e sicuramente ha di che pensare che da qui a Nizza la condizione potrà crescere: dura pensare di poter tenere questo Pogacar, ma lo sloveno a sua volta dovrà dimostrare di poter arrivare pimpante alla fine del Tour, dopo che già al Giro ha comunque dovuto spendere tanto.

Di sicuro la prima tappa di montagna ha messo in mostra un Evenepoel da battaglia: se Remco saprà sfruttare adeguatamente le due cronometro, il podio non è da considerare affatto un’eresia. Quanto a Roglic, la sensazione è che non stia ancora al top: Pogi è già lontano, ma Primoz avrà ancora le sue carte da giocare. Anche se contro questo alieno è veramente dura per tutti. Domani intanto tappa per velocisti: a Saint Vulbas, dopo 177 chilometri, Philipsen spera di avere maggiore fortuna rispetto a quanto accaduto ieri a Torino, quando una caduta di squadra l’ha messo fuori gioco favorendo il trionfo di Girmay.

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