La partenza sarà da Firenze e ben tre tappe vedranno la luce in Italia, ma la bandiera tricolore non batterà più di tanto sulle strade del Tour de France. Che al via vedrà una pattuglia italiana decisamente ridotta al lumicino: saranno appena 8 i corridori presenti nella carovana gialla, il che testimonia ormai quanto il ciclismo italiano (al netto di una crisi generazionale che in qualche modo continua a presentare il conto) sia decisamente lontano dagli standard delle altre nazionali ciclistiche.
- Non vinciamo da 85 tappe. Ma Ciccone rivuole la pois
- Bettiol, la maglia tricolore come motivazione extra
- Non è un record negativo: lo scorso anno eravamo in 7
Non vinciamo da 85 tappe. Ma Ciccone rivuole la pois
L’ultima volta che un corridore italiano ha vinto una tappa al Tour non era mai ancora stata pronunciata la parola Covid: quando Vincenzo Nibali trionfò a Val Thorens era il 27 luglio 2019, penultima tappa della corsa che il giorno successivo sull’Arc de Triomphe avrebbe incoronato Egan Bernal nel punto più alto della sua carriera sportiva (avrebbe vinto anche il Giro nel 2021, prima di pagare dazio al terribile incidente in allenamento di inizio 2022).
Da allora son trascorse 85 tappe e mai nessun corridore italiano ha messo più piede sul gradino più alto del podio di giornata. E l’unica vera gioia l’ha data lo scorso anno Giulio Ciccone, che dopo tre settimane di pura tenacia è riuscito a portare a casa la maglia a pois, quella degli scalatori. Maglia che quest’anno Ciccone proverà a difendere con le unghie e con i denti, ben consapevole che la concorrenza non resterà a guardare.
L’abruzzese peraltro è ancora l’ultimo italiano ad aver indossato la maglia gialla: accadde sempre nell’edizione 2019, nella sesta e settima tappa, prima di cederla a Julian Alaphilippe che per due settimane fece sognare i francesi (invano) prima della rimonta finale di Bernal, in giallo alla terzultima tappa.
Bettiol, la maglia tricolore come motivazione extra
Se Ciccone proverà a ripetersi nella classifica dei GPM, Alberto Bettiol proverà a sfatare il tabù della prima vittoria italiana di tappa nel terzo decennio del nuovo millennio. Ci andò vicino due anni fa nella frazione con arrivo a Mende (lo precedette sul traguardo Michael Matthews), ci riproverà quest’anno forte di una condizione davvero notevole, come dimostrato nel corso del recente campionato italiano, vinto con un grande spunto sulla salita finale di Monte Morello.
Bettiol è assieme a Ciccone l’uomo su cui puntare in modo più consistente, ma il contingente italiano proporrà anche altre 6 carte: Luca Mozzato sarà uomo da volata (anche se l’Arkea punterà principalmente su Demare) e dopo il secondo posto al Fiandre verrà trattato con un occhio di riguardo da tutta la carovana. Davide Ballerini e Michele Gazzoli lavoreranno principalmente per Cavendish, che insegue quel successo che gli consentirebbe di staccare Merckx tra i plurivincitori di tappa al Tour (sono 34 pari), ma soprattutto Ballerini potrebbe entrare in qualche fuga buona.
Poi ci sono Davide Formolo, Gianni Moscon e Matteo Sobrero con compiti da gregari, pedine chiave per i rispettivi capitani (ovvero Enric Mas, Remco Evenepoel e Primoz Roglic), ma che se dovesse scapparci la giornata giusta non si tirerebbero certo indietro, provando a cercare fortuna in mezzo a una concorrenza spietata.
Non è un record negativo: lo scorso anno eravamo in 7
Chi si domanda se questa sia la spedizione più “misera” di sempre per gli italiani “di Francia” sarà ben contento di sapere che un anno fa andò pure peggio, dal momento che al Tour si presentarono appena in 7. Certo il numero resta esiguo: 8 furono anche gli italiani al via del Tour 2021, più che dimezzati rispetto ai 18 del 2017, che resta il plotone più numeroso dell’ultimo decennio.
Quando vinse Nibali, nel 2014, erano 17 i corridori italiani impegnati nelle strade di Francia. Da quando c’è stata la riforma, che ha ridotto da 9 a 8 gli uomini per ogni squadra, gli italiani hanno avuto 13 partenti nel 2018, 14 nel 2019, nel 2020 e nel 2022 e appunto 8 nel 2021 e 7 nel 2023. Chiaro che in queste condizioni pensare di sfatare certi tabù è veramente complicato, anche perché quest’anno la concorrenza sarà più che mai spietata, con i quattro big (Pogacar, Vingegaard, Roglic ed Evenepoel) tutti presenti contemporaneamente come mai era accaduto prima.