Se è un sogno non svegliateci: abituati a grandi giri soporiferi, almeno nella prima settimana, questo Tour de France rappresenta un paradiso per gli appassionati. E ogni giorno regala colpi a sensazione: 24 ore dopo aver pagato al traguardo un minuto rispetto al grande rivale per la maglia gialla, Tadej Pogacar ribalta il pronostico dimezzando il distacco da Jonas Vingegaard.
È bastata una rasoiata piazzata a poco più di tre chilometri dal traguardo per ribaltare l’inerzia di un Tour che sembrava pendere tutto dalla parte del danese: Pogacar è stato a ruota tutto il giorno, benché costretto a fare tutto da solo già dal Tourmalet, ma sulla salita finale che ha portato i corridori a Cauterets ha fatto il vuoto, attaccando in faccia al vincitore dell’ultima edizione.
Che s’è difeso con le unghie e con i denti, pagando 24 secondi all’arrivo (più 4 di abbuono) ma mostrando crepe di cui fino a poche ore prima nessuno avrebbe osato ipotizzare.
- Un monumento a Wout Van Aert
- Vingegaard nuova maglia gialla
- Le pagelle della sesta tappa: i top
- Le pagelle della sesta tappa: i flop
Un monumento a Wout Van Aert
La Jumbo Visma ha tirato per tutto il giorno (monumentale Wout Van Aert, che ha “barattato” il successo di tappa per favorire il proprio capitano negli ultimi 30 chilometri), ma la risposta di Pogacar è stata da campione. Non ha potuto nulla invece la maglia gialla Jay Hindley, che ha pagato dazio alla fatica della tappa precedente staccandosi già sul Tourmalet e chiudendo a 2’4’” dallo sloveno.
La sorpresa di giornata la piazza il norvegese Johannessen, terzo a un minuto dal vincitore. Nulla da fare nemmeno per Giulio Ciccone: partito al mattino al terzo posto della generale, lo scalatore della Lidl Trek ha salutato i migliori già a metà frazione, accumulando un ritardo consistente che di fatto gli precluderà di lottare per il podio a Parigi.
Vingegaard nuova maglia gialla
Vingegaard è la nuova maglia gialla: sono 26 i secondi di vantaggio su Pogacar, mentre Hindley paga 1’36”. Giunto appena a un quarto del suo cammino, il Tour ha già però fatto saltare diversi tappi di champagne. E domani, con arrivo ai Bordeaux dedicato ai velocisti, proverà a riprendere un po’ le forze dopo due tappe da sballo.
Le pagelle della sesta tappa: i top
- TADEJ POGACAR 10. I campioni sono fatti della stessa materia dei sogni. E lui, di abdicare dopo sole 5 tappe, proprio non ne voleva sapere. A chi gli chiede quanto abbia pesato in quel minuto perso mercoledì l’infortunio subito alla Liegi risponde che sarebbe solo una futile scusa prendersela con quella caduta. E tra Tourmalet e Cauterets dimostra che non stava scherzando: una giornata storta ci può stare, ma il fuoriclasse di Komenda alla prima occasione si rifà con gli interessi. Capisce che Vingegaard non è al top e lo punisce. La dedica è per la compagna Urska, caduta al Giro Donne nel maledetto mercoledì. Ma poi c’è sempre giovedì…
- WOUT VAN AERT 9,5. Non si è fuoriclasse per caso. Wout in questo Tour ne ha azzeccate pochine, ma oggi fa la cosa più bella: va in avanscoperta, pregusta il colpo grosso, poi però quando Vingegaard attacca sul Tourmalet si mette a disposizione e lo attende, scavando un solco tremendo tra il suoi capitano (e Pogacar) e gli altri big. Il suo lo fa alla perfezione e quando ai -4,5 dal traguardo si sposta per poco non cade, tramortito da tanta generosità. Peccato che Jonas non sfrutti fino in fondo il suo lavoro.
- TOBIAS JOHANNESSEN 8. Parlare di sorpresa è forse esagerato: due anni fa questo giovanotto scandinavo ha vinto il Tour de l’Avenir, mostrando doti insospettabili in salita. Lontano dai big in classifica (a oltre 20’), si concede una giornata per provare a piazzare un acuto. Alla fine vince la “tappa degli umani”: la top ten generale resta lontanuccia, ma se va forte così in salita avrà le sue carte da giocare.
Le pagelle della sesta tappa: i flop
- JAY HINDLEY 5,5. Mancano 50 chilometri all’arrivo quando comprende perfettamente che il ritmo imposto dai Jumbo Visma non è tollerabile. Hindley non ha il motore di quei due là davanti, ma può pensare realmente di vincere il Tour “degli umani”. La crisi è intermittente, e anzi nel finale reagisce e limita i danni. La fuga di Larons aveva illuso troppi sulle sue reali possibilità di vincere la corsa, ma non pensiate che il suo Tour sia finito qua.
- JONAS VINGEGAARD 5. La Jumbo Visma stavolta gli prepara il terreno come meglio non potrebbe fare: Keldermann, Kuss e Van Aert gli apparecchiano la tavola, sicuri che negli ultimi 4 chilometri alla fine l’assolo del capitano arriverà. Invece il ritorno in giallo coincide con una giornata che profuma un po’ di batosta: Pogacar quasi lo schernisce, lasciando intendere che vada troppo piano. Il Tour è lungo, lui resta l’uomo da battere, ma certe sicurezze sono state già infrante.
- GIULIO CICCONE 4. Ha speso tanto nella prima tappa pirenaica, e puntualmente paga a caro prezzo lo sforzo. Forse il proposito di puntare davvero a fare classifica (come da invito giunto da più parti) gli toglie energie che sarebbero tornate utili nel finale di tappa. Esce dalla top ten senza appello e ora dovrà riordinare le idee per ricalibrare il percorso.