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Tour de France 7a Tappa: Philipsen sogna, Cavendish ha gli incubi. Bravo Mozzato

A una cinquantina di metri dall’arrivo gli occhi di Eddy Merckx hanno cominciato a guardare verso il basso: il record di 34 vittorie di tappa al Tour, condiviso con Mark Cavendish, stava per abbandonarlo. Invece...

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

A una cinquantina di metri dall’arrivo gli occhi di Eddy Merckx hanno cominciato a guardare verso il basso: il record di 34 vittorie di tappa ottenute al Tour, condiviso con Mark Cavendish, stava per abbandonarlo, con tutti gli onori del caso riservati al velocista dell’Isola di Mann.

Ma Jasper Philispen (e chi se non lui) ha pensato bene di farsi offrire una birra dal “Cannibale”, evitando che il britannico potesse diventare il primatista unico e assoluto di successi parziali alla grand boucle.

Il solito monumentale Mathieu van der Poel

E l’ha fatto nel modo a lui più congeniale: accelerando prepotentemente dopo aver sfruttato il solito monumentale lavoro di Mathieu van der Poel, che pure ha anticipato forse un po’ troppo la volata (è partito ai -600) riuscendo ugualmente a sgretolare tutti i rivali sul traguardo di Bordeaux. Tutti tranne Cavendish, che non ci fosse stato un Philipsen in versione deluxe avrebbe conquistato l’agognata vittoria numero 35 sulle strade di Francia.

Proposito (per ora) soltanto rimandato, ma il podio di giornata è comunque speciale perché vede sul gradino più basso quel Biniam Girmay, atleta eritreo, che ha confermato di potersela giocare con i migliori.

Gloria per Luca Mozzato

E appena fuori dal podio c’è stata gloria anche per Luca Mozzato: dopo un paio di volate a ridosso dei primi 10, il ciclista veneto dell’Arkea Samsic ha messo le proprie ruote davanti a molti big, confermando (se mai ce ne fosse bisogno) di poter diventare in futuro un riferimento importante per gli arrivi in volata.

Nessuna novità tra gli uomini di classifica: dopo le legnate delle prime due tappe pirenaiche, per tutti una comoda tappa di trasferimento, aspettando che nel week-end (specialmente domenica) le montagne torneranno a fare capolino. Domani si arriva va a Limoges: 200 chilometri con parte finale abbastanza mossa, ideale per qualche imboscata.

Pagella di tappa: i migliori e i peggiori

JASPER PHILIPSEN 10. Impossibile mettergli le ruote davanti in volata. MVDP al solito lo lancia sgretolando il gruppo, ma forse stavolta anticipa troppo la volata, al punto che il belga si ritrova costretto a fare quasi tutto da solo, rimontando con una veemenza mai vista prima quel Cavendish che vedeva già la gloria sullo sfondo. Tre su tre negli arrivi di gruppo: così è ingiocabile.

MARK CAVENDISH 9. Cosa gli è mancato? Forse le gambe negli ultimi 100 metri, ma contro questo Philipsen sarebbe servito qualcosa di alieno per riuscire a finire davanti. Cannonball fa tutto quello che deve fare: riemerge dal nulla con una progressione irresistibile, sorprendendo tutti sulla destra. Ma poi trova uno più forte di lui, e non può far altro che accontentarsi. Merckx ha tremato, ma la strada che porta a Parigi offrirà altre occasioni…

LUCA MOZZATO 8. Comincia a prendere confidenza con le primissime posizioni, e la sua volata è tatticamente astuta. Un po’ chiuso dietro ai treni dei big, riesce a trovare il modo per uscire sulla destra e andare quasi a riprendere Girmay, rialzandosi nei metri finali quando capisce che Philipsen è di un’altra categoria. È un’iniezione di fiducia importante: di questo passo ci farà divertire.

DYLAN GROENEWEGEN 5,5. I compagni lo portano dove devono portarlo, lui però non riesce proprio a trovare il colpo di pedali. È sorpreso dallo scatto bruciante di Cavendish e di fatto segue a rimorchio il trenino dei primi quattro che affondando a destra, mentre lui a sinistra si ritrova con troppo vento in faccia. Altra occasione persa, e di questo passo le chance di prendersi rivincite saranno sempre meno.

PETER SAGAN 5. È l’ultimo Tour del dominatore seriale della maglia verde del decennio scorso, e sebbene i fasti di un tempo siano ormai lontanissimi, la speranza è sempre quella di vederlo sbucare da qualche parte e provare a sprintare un’ultima volta. Quella giornata però è ancora da rimandare: Peter non ha la gamba, chiude 17esimo ed è malinconico al pensiero di quel che è stato. Ma chi ama il ciclismo spera sempre che una zampata prima di Parigi arriverà. Credici, Peter!!!

MADS PEDERSEN 4,5. Per quanto visto sinora, decisamente non è il suo Tour. L’arrivo potrebbe anche ingolosirlo e quando viene lanciata la volata lui è in posizione ideale, addirittura terzo alle spalle del treno degli Alpecin Deuceninck. Poi però perde progressivamente potenza, viene sverniciato da ogni parte e chiude mestamente al decimo posto, lontanissimo dai big. I conti proprio non tornano.

La classifica generale dopo la settima tappa

Vingegaard resta leader della graduatoria generale con 25” di vantaggi osu Pogacar. Nessun italiano nella top ten.

  • 1. Jonas Vingegaard(Jumbo Visma) 29h57’12”
  • 2. Tadej Pogacar(Team UAE Emirates) +25”
  • 3. Jay Hindley (Bora Hansgrohe) +1’34”
  • 4. Simon Yates (Team Jayco Alula) +3’14”
  • 5. Carlos Rodriguez (Ineos Grenadiers) +3’30”
  • 6. Adam Yates (Team UAE Emirates) +3’40”
  • 7. David Gaudu (Gorupama FDJ)+4’03”
  • 8. Romain Bardet (Team DSM Firmenich) +4’43”
  • 9. Tom Pidcock (Ineos Granadiers) + 4’43”
  • 10. Sepp Kuss (Jumbo Visma) +5’28”

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