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Tragedia dell'Heysel, le confessioni di Platini

L'ex fuoriclasse della Juventus torna a parlare di una delle notti più tristi della storia del calcio che lo ha visto protagonista sul campo.

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Tragedia dell'Heysel, le confessioni di Platini Fonte: 123RF

Il sogno di consegnare il trofeo della Champions League al capitano della Juventus nei panni di presidente dell’Uefa è naufragato per motivi indipendenti dalla sua volontà, ma Michel Platini non molla.

Intervistato dal ‘Corriere della Sera’, il tre volte Pallone d’Oro è tornato a parlare della controversa vicenda che l’ha portato fuori dal calcio, nonostante la squalifica per presunti pagamenti irregolari ricevuti da Sepp Blatter sia stata prima ridotta da otto a sei e poi a quattro anni e poi cancellata.

“Combatto sempre, non mi lascio piegare: un giorno la giustizia arriverà. Ora il caso è alla Corte dei diritti umani a Strasburgo: non mi possono impedire di lavorare nel calcio, ma non so che farò poi. Oggi me ne frego della Fifa” ha detto Platini. 

Meglio parlare di calcio giocato e magari proprio della sua Juventus, che in lizza per vincere l’agognata Champions c’è ancora dopo l’impresa contro l’Atletico Madrid.

Le Roi è fiducioso, ma non si sbilancia: “È una squadra fortissima fisicamente, una macchina da guerra. Con Real, Bayern e Psg fuori le prospettive di vittoria sono interessanti, anche se la Juve in coppa non è mai particolarmente fortunata, chissà…. Ho visto Cristiano Ronaldo contro il Manchester United a Torino: ha una mentalità e un fisico eccezionali”.

Ma dire Juventus e Champions League, anzi nella circostanza Coppa dei Campioni, significa tornare con il pensiero alla notte del 29 maggio 1985, quella del primo trionfo dei bianconeri nella manifestazione.

Un trionfo soffocato nel sangue delle 39 vittime della strage dell’Heysel, tragedia che è ovviamente scolpita nella memoria e nel cuore di Platini, che rivendica però la correttezza della decisione di disputare regolarmente quella partita:

Sul campo non ho vissuto quella partita. Ho provato a vincerla, nessuno in campo e negli spogliatoi sapeva quello che succedeva. Mi sono sempre chiesto cosa avrei fatto da presidente dell’Uefa, ma credo che giocare fu giusto. Non solo per la gara, ma per salvare tante altre vite. Sono tornato a Bruxelles il giorno dopo per far visita ai feriti in ospedale. I giornalisti francesi hanno scritto che avevo ballato sulla pancia dei morti, questo perché ho fatto il gol e ho espresso la mia gioia. Sono stati momenti brutti e così me ne sono andato lontano: era troppo difficile stare a Torino”.

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