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Tragedia in bici: la promessa Silvia Piccini muore a soli 17 anni

La giovane promessa del ciclismo, Silvia Piccini, è scomparsa dopo due giorni quasi di agonia. La denuncia del ct Davide Cassani

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E’ un dolore diverso, ma che rinnova con prepotenza: la scomparsa tragica di Silvia Piccini, 17 anni appena e una passione immensa per il ciclismo che l’aveva portata a macinare chilometri e a mettere via fatica e risultati è una lacerante e attuale evidenza di quanto poco siano sicure le strade. Una tragedia che ha travolto il mondo del ciclismo e segnato, soprattutto la sua famiglia, colpita dalla perdita di una ragazza di soli 17 anni, in un incidente assurdo.

La tragedia: la promessa Silvia Piccini muore in allenamento

Dopo due giorni di agonia, Silvia è morta. E’ scomparsa così una ragazza che percorreva una strada in bicicletta per allenarsi: è stata travolta da un’auto martedì pomeriggio mentre si allenava lungo la strada provinciale che collega San Daniele a Rodeano (Udine). Le sue condizioni erano parse subito gravi. Trasportata d’urgenza all’ospedale di Udine, secondo la ricostruzione dell’ANSA, si è tentato l’impossibile poi, in serata, la morte cerebrale. L’ultimo gesto di generosità e di vita, lo hanno fatto i genitori di Silvia, dando l’assenso alla donazione degli organi.

Chi era Silvia Piccini, un futuro nel ciclismo femminile

La giovane, nata in Spagna con origini di Santo Domingo, abitava a Gradisca di Sedegliano. Come riporta il quotidiano friulano Messaggero Veneto, la scomparsa della giovane ha causato il lutto nella comunità ciclistica locale, espresso per bocca di Nada Cristofoli, responsabile del ciclismo femminile su strada del Friuli Venezia Giulia: Silvia Piccini, infatti, aveva partecipato ai campionati italiani sia su pista che su strada.

Le dichiarazioni di Davide Cassani per la sicurezza sulla strada

L’emozione scaturita dalla perdita di Silvia ha imposto l’intervento di Davide Cassani. “Non trovo le parole per esprimere il mio dolore”, ha dichiarato il commissario tecnico della Nazionale azzurra di ciclismo su strada, “sapere che una ragazza così giovane ha perso la vita per colpa di una distrazione è inaccettabile”. Poche settimane fa, un’altra morte aveva sconvolto il ciclismo: Giuseppe Milone, promessa del Team Nibali, era morto durante un allenamento.

“Non la conoscevo personalmente, ma siamo una grande famiglia”. “Il problema è che dobbiamo continuamente piangere delle persone solo perché chi è alla guida si distrae col telefono cellulare o facendo altro. Questo non può essere tollerato. Occorre trovare delle soluzioni. Muoiono circa 1000 persone l’anno tra pedoni e ciclisti”, ha denunciato Cassani.

Davide Cassani ha delle raccomandazioni da fare, non solo agli automobilisti, ma anche ai ciclisti.

“Quando andate in bicicletta fate attenzione. Sempre. Pensate che possono non vedervi, non vi fidate di precedenze, semafori o strisce pedonali. Se è il caso, rallentate o addirittura fermatevi. Meglio interrompere l’allenamento per qualche secondo che corre il rischio di venire investiti”.

“Quando sento dire “mi dispiace non l’ho visto” mi ribolle il sangue. Vuol dire che chi guidava era distratto, come si fa a non vedere una persona in bicicletta?”. La sua è una battaglia annosa, ma necessaria davanti alla scomparsa di Silvia e di quei ragazzi che come lei erano in bici sulla strada per allenarsi, come avvenuto di recente a . “Capisco che non sia facile, ma qualcosa occorre fare. Le piste ciclabili possono essere una soluzione in città. Faciliterebbero gli spostamenti per chi a lavoro in bici e sarebbero un bene anche per l’ecologia. Ma chi pratica il ciclismo come sport non può di certo sfrecciare a 40 all’ora tra le vie della città. Occorre altro”.

L’appello di Cassani dopo la scomparsa di Silvia Piccini

Il suo appello è rivolto a chi deve formare, insegnare guidatori attenti e consapevoli, anche se chi è responsabile è chi – ancora oggi – parla a telefono alla guida.

“Vi prego, non utilizzate il telefono mentre siete alla guida, a meno che non lo facciate con il vivavoce. Una telefonata o un messaggio non valgono una vita”.

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