Si è chiuso oggi il caso Ujah nell’atletica. Il velocista britannico è stato squalificato per 22 mesi in seguito alla positività a due sostanze vietate (ostarina e S-23) alle Olimpiadi di Tokyo 2020. L’inglese aveva gareggiato contro Jacobs e compagni nella 4×100. E pensare che la stampa d’oltremanica aveva accusato il campione olimpico azzurro di doping.
Jacobs più volte ha risposto duramente a queste accuse: “In molti avevano sollevato mille dubbi: sarà deconcentrato, non avrà più fame… Tanti non conoscono l’atletica, pensano che si possa vincere l’Olimpiade così, con una botta di culo. Dovevo far capire che Tokyo non è stata un caso. È il frutto del lavoro di una squadra, di una vita”.
“Doping? Queste accuse non mi hanno toccato per nulla. Sono state messe in giro da persone che non conoscono l’atletica, e non conoscono me. Gente che non sa nulla degli anni bui, delle sofferenze, di tutte le cose che le ho raccontato. Per loro un italiano non poteva vincere l’oro nei 100. Ma io lo so quanto ci ho messo. Gli attacchi degli inglesi? Alla fine sono stati squalificati loro, nella staffetta”. Ma nessuna rivincita per Jacobs, anche perché le accuse non sono arrivate da Ujah. E soprattutto, chi non ha nulla da nascondere, guarda dritto per la sua strada come sta facendo il velocista azzurro, che ha ancora voglia di stupire.