Carlos Alcaraz, nella notte italiana, si scrolla il peso delle aspettative arrivando a 19 anni a vincere il primo titolo Slam, ovvero gli US Open. Lo spagnolo si impone in quattro set contro il norvegese Casper Ruud per 6-4 2-6 7-6(1) 6-3.
Alcaraz conquista così anche la vetta del ranking mondiale e diventa il più giovane numero uno al Mondo dal 1973. Ruud, dopo un torneo da protagonista deve invece accontentarsi del piatto d’argento e della seconda sconfitta in una finale Slam (quest’anno ha perso anche Parigi).
Quattro set per 5 ore e 15, che rendono il match la seconda finale più lunga di sempre. Alcaraz, nel complesso non ha vita semplice, deve lottare e rischia anche di andare, nel terzo 2 set a 1 con Ruud che spreca però due set point e poi gioca un tie break disastroso. Nell’ultimo c’è spazio solo per il ragazzo di Murcia: non si fa schiacciare dalla tensione e solleva così il suo primo trofeo. L’allievo di Ferrero si butta a terra con le mani al viso: incredulo di essere riuscito già a portare a casa un titolo Slam.
Nei discorsi, durante la premiazione, spazio non solo alle celebrazioni ma anche a un commosso ricordo per la caduta delle torri gemelle, di cui ieri era l’anniversario.
“In una data come questa – ha detto Ruud – non posso che pensare a tutti coloro che hanno perso la vita in quella tragedia. La partita? Carlos ed io sapevamo ciò che ci giocavamo, non sono il primo al mondo e mi dispiace, ma anche secondo non è così malaccio”.
Lo spagnolo poi: “Anche io voglio dare la mia vicinanza, in una data così delicata, a chi ha perso qualcuno negli attacchi dell’11/9. Per me è toccare il sogno del bambino: vincere uno Slam, essere il primo al mondo. È difficile parlare, tante sono le emozioni. Devo tanto alla mia famiglia: nel percorso tante decisioni complicate per me le hanno prese i miei genitori e il mio team. Le lacrime? Erano per mia mamma che non è qui, per mio nonno. Parte della famiglia è con noi stasera, ma il pensiero è corso a chi non ha potuto essere qua”.