Sebastian Vettel ha chiuso il suo 2018 tra mille difficoltà, vedendosi sfuggire il sogno del titolo mondiale a partire dall’estate quando aveva un importante vantaggio di classifica su Lewis Hamilton. Le ultime gare stagionali hanno raccontato una storia diversa, con l’alfiere della Mercedes in grado di confermarsi re della Formula 1 già nel Gran Premio del Messico. E, in occasione dell’ultima gara stagionale ad Abu Dhabi, l’ex numero uno del Circus Bernie Ecclestone ha pensato di analizzare i problemi di Vettel in un’intervista esclusiva concessa alla ‘Gazzetta dello Sport’. In cui si è detto certo del fatto che il tedesco della Ferrari non sia ormai un pilota finito, ma al contempo che i paragoni con Michael Schumacher vanno respinti.
“Michael si prese sulle spalle la Ferrari e la guidò fuori dalla crisi. E’ stato un leader. Vettel non è così – è stata l’analisi di Ecclestone -. Seb è stato abituato, in Red Bull, a essere amato. Parlava con tutti, tutti parlavano con lui. Si sentiva a suo agio nella squadra. Credo che in Ferrari non sia stato così. E questo lo ha deconcentrato. Non sarebbe dovuto accadere“.
“Sebastian si è mostrato molto sensibile nel carattere. Strano per un tedesco – ha proseguito nella sua analisi lo storico dirigente -. Deve essere più forte dentro, guardare le cose con maggiore serenità. Non è un pilota finito, è solo disorientato. Ha tutto per recuperare e ritrovarsi, ci mancherebbe”.
Il quattro volte campione del mondo, però, ha qualcosa da rimproverarsi e lo stesso vale per la Ferrari. Sul punto Ecclestone non ci è girato attorno: “Io pensavo davvero che la Ferrari ce l’avrebbe fatta e non conosco le ragioni per cui a un certo punto si è persa, senza un valido motivo. Sebastian ha commesso errori, il team ha commesso errori. Un problema. Su certe piste la Mercedes è andata forte. Ma alla fine, facendo un bilancio, la Ferrari ha avuto una macchina migliore“.
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