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Volley femminile Moki De Gennaro, l'Italia spalanca le porte: da Mazzanti a Velasco, le cambia tutto

La maglia azzurra, che per Monica De Gennaro è qualcosa più di una seconda pelle, torna a essere un obiettivo dopo l'esonero di Mazzanti annunciato da Manfredi. Per il libero di Conegliano è l'ultimo treno

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Auden Bavaro

Auden Bavaro

Giornalista

Lo sporco lavoro del coordinamento: qualcuno lo deve pur fare. Eppure, quando ha modo di pigiare le dita sulla tastiera, restituisce storie e racconti di sport che valgono il biglietto

A un certo punto hanno pensato persino di fare una petizione, pur di rivederla indossare la maglia azzurra. Quella che per Monica De Gennaro è qualcosa in più di una seconda pelle: una vita spesa in nazionale, tante estati nelle quali ha rinunciato a qualche settimana di ferie (sempre gradite) per provare a mettersi al collo medaglie, lottando in ricezione e cercando di tirar su ogni pallone possibile.

Fino a quando, storia vecchia ormai tre mesi, non è arrivata l’esclusione dall’Europeo, e di conseguenza anche dal preolimpico. Due appuntamenti ai quali l’Italia del volley femminile teneva tanto, finiti però nel modo più indesiderato: fuori dal podio la rassegna continentale, appena una posizione dietro la qualificazione diretta per Parigi 2024 nel torneo di qualificazione.

Risultati che sono costati la panchina a Davide Mazzanti (è questione solo di ufficialità), e che di fatto hanno raccontato una verità che ai più appariva chiara da tempo: senza Moki, con tutto il suo bagaglio di classe ed esperienza, a perderci è stata prima di tutto la nazionale.

Gli sbagli che fai e Mazzanti al capolinea

Un nuovo singolo di Vasco Rossi è sempre un’epifania. C’è la fila virtuale dalla mattina presto. Il Komandante ha piazzato l’ennesima hit da poco più di 4’ col titolone universale. Ci specchiamo dentro: ogni volta sembra scritta per te, per qualcuno che conosci, per un pezzo di vita prepotente che ti appartiene. Gli sbagli che fai

per accorgerti, poi, che alla fine, comunque lo sai che ne rifarai.

Stamattina è un giorno nuovo ma anche il giorno dopo. È andato secondo logica ma la logica non s’è portata dietro lo stile. Davide Mazzanti esonerato in tv da Giuseppe Manfredi: la Fipav e l’ex Ct avranno senz’altro tirato le somme in separata sede.

In attesa di un comunicato ufficiale

Si saranno senza dubbio parlati prima che il microfono di Sky finisse a portata di bocca del presedente della Federvolley e l’ex Ct già sapeva tutto. Nessun dubbio su questo. Ma nei confronti di Mazzanti, in ogni caso, il gesto di un comunicato ufficiale che precedesse dichiarazioni pubbliche sarebbe stato elegante.

Era, per carità, il segreto di Pulcinella ma alcuni passaggi istituzionali non sono solo un pro forma. Sono la sostanza. Perché messa così, si ha anche la sensazione che servisse uscirne in fretta con un responsabile nel portafogli da tirare fuori all’occorrenza. Come coi santini quando serve l’aiuto.

Le porte per Monica di nuovo spalancate

Difficile, a questo punto, ipotizzare che l’esilio di De Gennaro dalla maglia azzurra possa durare ancora a lungo. Chiunque verrà dopo Mazzanti (Velasco a parole ha detto di non esser stato contattato da nessun dirigente federale, ma sono cose che si dicono quando non c’è ancora una notizia da poter annunciare), certamente vorrà affidarsi all’esperienza del libero originario di Piano di Sorrento, classe 1987, da 10 anni sul tetto d’Italia, d’Europa e del mondo (a periodi equidistanti) con la maglia dell’Imoco Conegliano.

La prima estate di libertà dopo tante passate in azzurro deve averle fatto proprio uno strano effetto: due settimane piene di mare, anche se lontane dal marito, Daniele Santarelli, che nella vita fa l’allenatore e che da un anno a questa parte ha deciso di trascorrere il suo tempo sulla panchina della Turchia, facendo esattamente quello che tanto bene gli riesce da tempo su quella di Conegliano (cioè vincere).

Le occasioni che restano (sono sempre meno)

Chissà se davvero quell’unione extra sportiva abbia potuto influire in qualche modo sulle scelte tecniche operate nell’ultimo tribolatissimo corso della nazionale azzurra: quando Santarelli ha velatamente criticato Mazzanti per non aver fatto giocare Egonu titolare, qualcuno c’ha letto anche una critica altrettanto velata sulle esclusioni eccellenti che avevano preceduto la rassegna continentale.

Ci esponiamo subito, ormai i veli sono stati tolti tutti: Monica De Gennaro è uno dei migliori liberi del mondo. Ancora adesso che la carta di identità dice 36 alla voce età. Ancora adesso che la carriera è, inevitabilmente, nella sua parabola conclusiva.

Ancora adesso che alla campana è stato tolto un intero anno di vita professionale con la maglia dell’Italia: a volte sono formative anche le battute d’arresto. Fanno crescere. Ma se sei una sportiva di professione e stai per arrivare a fine corsa, non è mica così: gli anni persi si misurano soprattutto con la rabbia e coi rimpianti perché le occasioni che restano sono sempre di meno.

Una scelta che ha lasciato il segno

Intanto al mare Moki s’è tenuta allegra e impegnata facendo bene i compiti da zia. Tra poco tornerà a fare sul serio, con Conegliano decisa a evitare l’avanzata di Milano (rinforzata da Egonu), ma l’orizzonte è comunque già delineato e punta dritto a Parigi 2024. Lei stessa ha ammesso che questa non è stata l’estate che aveva immaginato:

La delusione è stata forte, e per fortuna la mia famiglia mi ha sostenuto nei giorni più difficili. Ripeto, ho avuto tanto tempo in più rispetto alle miei abitudini per stare con le persone a me più care, e questo non può essere visto come un male. Ma è chiaro, la mancata convocazione ha lasciato il segno. Alla fine ho accettato tutto, anche se c’è voluto un po’ di tempo. E comunque il fatto che mio marito abbia vinto due trofei con la Turchia ha permesso a qualcuno di essere veramente felice, e un po’ ne ho tratto giovamento anch’io a livello di umore.

Una bacheca da incorniciare

Il palmares di Moki è composto da una sfilza di trofei che quasi si fanno fatica a contenere in una singola vetrina di casa: 6 scudetti, 5 Coppe Italia, una Champions League, due mondiali per club, 6 Supercoppe italiane.

E poi ci sono le medaglie conquistate con la maglia della nazionale: l’Europeo 2021, il punto più alto, assieme alla Nations League 2022 e alla World Cup 2011. Il mondiale, quello vero, l’ha vista conquistare l’argento nel 2018, e di nuovo salire sul podio nel 2022 (bronzo), facendo il paio con il bronzo europeo del 2019.

Un livello ineguagliato (e ineguagliabile?)

Medaglie che baratterebbe volentieri per provare a far suo il metallo più prezioso e desiderato, l’oro olimpico, sperando che davvero ci sia posto per lei sull’aereo che porterà la carovana azzurra al femminile ai giochi.

Con quale allenatore ancora non è dato sapere, ma con la certezza che qualunque esso sia non si priverà del talento di De Gennaro, che di liberi del suo livello in circolazione giura di averne visti pochi.

Mazzanti, sulla scia di quanto fatto due anni fa da De Giorgi nel maschile, ha provato a ringiovanire la squadra togliendole colonne che pure hanno finito per far crollare il castello: Fersino e Parrocchiale hanno dalla loro la carta d’identità e un talento sicuramente apprezzabile, ma ad oggi non sono ancora al livello di Moki. E chissà se mai riusciranno ad eguagliarlo.

L’Italvolley torna una pagina bianca

La doppia delusione – Europeo e Preolimpico – s’è portata dietro due ferite, diventeranno cicatrici, tutto si rimargina. Il volley femminile non ha attraversato la sua estate migliore: nel tempo dei bilanci, l’Italia torna una pagina bianca su cui ricominciare a scrivere.

La buona notizia è che di parole ne abbiamo a volontà, nessun blocco dello scrittore. Occorre solo tornare a dare un ordine al lessico, una funzione agli aggettivi, il giusto risalto ai verbi. Torneremo a fare l’analisi logica dei fatti e dei personaggi: i soggetti, nemmeno quelli mancano.

Sotto la lente d’ingrandimento: troppe cose non hanno girato, tante altre non le abbiamo capite. I rumors li abbiamo ignorati volutamente: sapere che è successo davvero tra Mazzanti ed Egonu, tra una parte del gruppo e il movimento, tra l’ex Ct e la Federazione.

Il Mondiale di un anno fa è l’origine dei mali?

Il momento cruciale è stato quello che ha ruotato intorno al Mondiale dello scorso anno: ci hanno pensato dal Brasile a presentarsi con lo scoop dell’anno (mai trascurare l’ironia) e raccontarci che la spaccatura insanabile tra Mazzanti e quattro pallavoliste (Egonu, De Gennaro, Bosetti e Chirichella) ha causato una fronda.

Quella fronda avrebbe imposto un aut aut. Quell’aut aut sarebbe stato l’appiglio con cui Mazzanti e la Federazione hanno cercato di rivoluzionare, ringiovanire, ripartire da un gruppo nuovo perché l’altro, quello storico, l’ex tecnico, per sua stessa ammissione, non lo aveva più sotto controllo. Un ginepraio: resta forse la causa di tutti i mali, un giorno magari sapremo ma adesso sono poco più che illazioni. Non ci badiamo e parliamo giusto di tecnica, di elementi valoriali, merito.

Una storia di talento e personalità

Il libero, specie nella pallavolo attuale, è forse il ruolo più delicato di tutti: non può attaccare ma deve saper difendere (e bene), specie quando le avversarie spingono forte con la battuta.

Se la ricezione va in tilt, quindi se il libero non gira, l’elenco dei problemi diventa spesso troppo elevato per riuscire a tirarci fuori le gambe. De Gennaro ha raggiunto vette ineguagliate anche a livello internazionale, e per questo in tanti (anche all’estero) hanno storto il naso quando Mazzanti l’ha tenuta fuori dalle ultime convocazioni.

Il contingente delle riabilitate

Che si fosse rotto qualcosa nel gruppo azzurro è cosa ormai nota, ammessa anche dallo stesso commissario tecnico (che ha spiegato come dopo il mondiale si è ritrovato con la sensazione di non avere più in mano il gruppo).

La personalità forte di Moki, che in nazionale ha esordito nel 2006, forse ha finito per cozzare con quella del tecnico di Marotta, che pure la conosceva bene per averla allenata a Conegliano.

Se il contingente delle “riabilitate” prevede anche le varie Bosetti, Chirichella e (forse) Malinov, oltre chiaramente a Egonu, di sicuro il libero di Conegliano rappresenta l’innesto più importante tra tutti, anche a livello tattico e strategico.

Del resto non si fa una petizione per qualcuno o qualcosa se non c’è un motivo valido: rivedere Moki in azzurro è una ragione più che sufficiente per credere che tutto ciò possa accadere nuovamente. Specie adesso che è più riposata e ”arrabbiata” che mai.

In collaborazione con Roberto Barbacci

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