Non che servisse un comunicato, ma adesso è arrivato anche quello a sancire la definitiva separazione tra Davide Mazzanti e la FIPAV. Che l’ha sollevato dall’incarico di commissario tecnico della nazionale femminile, decisione che era divenuta ormai alla stregua del segreto di Pulcinella, specie dopo l’ennesima estate di polemiche, incomprensioni e contrasti che hanno prodotto un’eliminazione ai quarti di finale di Nations League, un deludente quarto posto a campionati europei e una cocente delusione anche al preolimpico, chiuso in terza posizione e senza il pass diretto per Parigi 2024 (ci salverà il ripescaggio tramite ranking, ma per averne certezza bisognerà attendere la metà di giugno).
- L'epilogo di una storia durata sei anni
- Divisioni fatali, risultati insoddisfacenti
- L'ultimo saluto all'Italvolley
- La bacheca e il palmares
L’epilogo di una storia durata sei anni
Insomma, epilogo inevitabile di una storia durata 6 anni, inizialmente esaltante e anche un po’ sorprendente, ma finita decisamente con la sensazione di non essere riusciti mai a lavare i panni in casa propria.
Perché l’attenzione mediatica sulle vicende della nazionale di volley femminile mai aveva raggiunto tali vette, nemmeno negli anni in cui a parlare erano i risultati positivi ottenuti sul campo (vedi il trionfo mondiale del 2002 a Berlino, contro gli Stati Uniti, o gli Europei vinti nel 2007, 2009 e nel 2021).
Divisioni fatali, risultati insoddisfacenti
Mazzanti paga una gestione non sempre irreprensibile di un gruppo che abbondava di talento, ma che caratterialmente ha mostrato più di una crepa.
Soprattutto paga la scelta di aver voluto “sacrificare” sull’altare delle proprie idee alcune giocatrici che non hanno fatto nulla per nascondere il proprio malessere all’interno del gruppo squadra: da Moki De Gennaro a Caterina Bosetti, da Ofelia Malinov a Cristina Chirichella, fino ad arrivare alla giocatrice che più di ogni altra ha finito per mettere in difficoltà il tecnico marchigiano, vale a dire quella Paola Egonu con la quale il “compromesso” estivo voluto dalla federazione ha finito per rivelarsi un fardello dal quale la nazionale non ha saputo districarsi, anzi venendone schiacciata.
Egonu, definita da molti addetti ai lavori la migliore opposta al mondo (e tra le migliori atlete del pianeta volley), aveva fatto capire al termine di un Europeo surreale, iniziato come riserva e chiuso come ultima carta di salvezza (eppure non è bastata nella semifinale contro la Turchia, e nemmeno nella finale per il bronzo con l’Olanda), di non poter più andare avanti se Mazzanti fosse rimasto al timone della squadra.
il diktat era risuonato chiaro nella riunione tenuta all’aeroporto di Bruxelles prima di fare ritorno in Italia, e già in quel momento il tecnico aveva capito quanto il suo destino fosse ormai segnato, indipendentemente dall’esito del preolimpico, affrontato senza la giocatrice di origini nigeriane ma terminato a sua volta nel peggiore dei modi con la sconfitta nell’ultima e decisiva sfida contro la Polonia.
Il resto è storia di questi giorni: il confronto col presidente Manfredi a Caorle, sede del Consiglio Federale, poi l’annuncio dell’addio.
L’ultimo saluto all’Italvolley
Mazzanti ha preferito evitare ogni tipo di polemica, limitandosi a consegnare un breve comunicato col quale ha riassunto tutte le esperienze passate nei quadri tecnici della federazione, da vice di Bonitta e Barbolini (dal 2005 al 2009) fino alla chiamata come commissario tecnico nel 2017.
È stato un percorso lungo, perché da quel lontano 2006 sono cresciuto come persona e come allenatore, in mezzo a tante eccellenze. Un patrimonio di ricordi ed esperienze che mi porterò dietro per tutta la carriera. Il percorso è stato complessi e affascinante, siamo caduti e ci siamo rialzati più volte, sia collettivamente che a livello individuale, così come accade nello sport e nella vita. Ho sempre vissuto un profondo senso di responsabilità, non solo per il fatto di raggiungere un obiettivo sportivo, ma anche per l’essere una squadra in cui potersi identificare. Ho avuto un grande privilegio, quello di vestire per tanto tempo la maglia più importante: quella azzurra. L’ho condivisa, in federazione e in palestra, con tantissime persone che hanno sempre aggiunto qualcosa al mio percorso: un rinforzo, un dubbio, un’idea, un’emozione. Grazie dal profondo del cuore a tutti e a tutte: forza azzurre.
La bacheca e il palmares
Il tecnico marchigiano chiude la sua avventura alla guida della nazionale dopo aver messo in bacheca un oro europeo (2021), un argento mondiale (2018), un bronzo mondiale (2022) e uno europeo (2019), più la vittoria nella Nations League 2022 e l’argento nel World Grand Prix 2017.
Per la successione, il rebus rimane aperto: Julio Velasco è la prima scelta, ma non si escludono nomi a sorpresa (e non a brevissima scadenza).