Ons Jabeur manca di nuovo l’appuntamento con la storia: la seconda finale di Wimbledon consecutiva non va meglio della prima, la tunisina viene sconfitta dalla ceca Marketa Vondrousova, numero 42 del ranking Wta, in due set: doppio 6-4 maturato grazie alle troppe incertezze di Ons che ha regalato sette break riuscendone a salvare solo uno; dieci le palle break a disposizione ma quelle sprecate, sei, sono più di quelle sfruttate, quattro.
Male, malissimo la tunisina al servizio: la prima entra col 48% e porta la medesima percentuale di punti ottenuti, la bellezza di 31 errori non forzati, un misero 47% di punti col servizio a disposizione, 45% di punti in risposta.
Numeri pesanti, spiegano da soli il perché del ko. Vondrousova, sorpresa del torneo, ricalca le orme di Elena Andreevna Rybakina la quale, nel 2022, aveva avuto identico, micidiale impatto sul torneo: liquidata Pegula ai quarti e Svetolina in semifinale, la ceca ha fatto capire anche in finale quanto fosse ingiocabile.
- La seconda grande occasione
- La carriera e i record di Jabeur
- La tennista africana più grande di sempre
- L’influenza nel mondo arabo e africano
La seconda grande occasione
La seconda grande occasione di Ons Jabeur è arrivata un mese e una manciata di giorni prima che la tunisina spenga le 29 candeline, il prossimo 28 agosto: poteva essere regalo anticipato, di quelli che pochissimi altri sarebbero altrettanto graditi.
Non solo: sarebbe stato il modo per riscattare la sconfitta della passata edizione. In finale contro Rybakina, russa naturalizzata kazaka, “Federer in gonnella” ci rimase malissimo perché aveva cominciato alla grande – suo il primo set, 6-3 – per poi crollare sotto i colpi di Rybakina che ribaltò in scioltezza. Due set in sequenza: 6-2, 6-2 e il peso di una maledizione a frantumare un sogno.
Era, resta, è un sogno grande, grandissimo, quello di Ons: porta dietro l’onore e l’onere di una nazione intera, la Tunisia, che alla stregua dell’Africa non ha mai avuto grande voce in capitolo nel tennis che conta.
Il più vicino a tratteggiare una fisionomia cara al continente è stato Jannik Noah a cui, tuttavia, del Camerun sono rimaste solo le origini e che ha regalato tutto il suo talento alla Francia.
La carriera e i record di Jabeur
Di Ons Jabeur e del suo tennis si è sempre parlato bene, sin dagli inizi a livello juniores, quando era riuscita a raggiungere due finali del Roland Garros ragazzi (nel 2010 e nel 2011), aggiudicandosi la seconda, risultato che le consentì di stabilire il primo di una lunga serie di primati tennistici per il mondo arabo e africano.
La crescita tennistica di Ons Jabeur è stata più lenta di quanto quel trionfo giovanile e quel talento – che le valse addirittura il paragone con la divinità per eccellenza di questo sport, Roger Federer – potessero far credere.
Basti pensare che per entrare tra le prime cento al mondo ha dovuto aspettare il 2017 e per conquistare il primo titolo nel circuito maggiore addirittura il 2021; ma da quel momento in poi, nulla e nessuna (o quasi) sono più riuscite a fermarla.
La tennista africana più grande di sempre
Già prima del 2021, per la precisione agli Australian Open del 2020, era diventata la prima tennista araba a raggiungere i quarti di finale in uno Slam. Un traguardo sorprendente per un mondo che col tennis ha sempre avuto poco a che farci, soprattutto ad alto livello.
Dopo quella prima seconda settimana nei Major, Ons è diventata nell’ordine: la prima tennista araba a vincere un titolo WTA (Charleston 2021), la prima tennista araba a vincere un big title (Madrid 2022), la prima tennista araba a entrare tra le migliori tre del mondo, la tennista africana con il ranking più alto di sempre (n°2), la prima tennista araba ad arrivare in semifinale di uno Slam e, giusto un paio di giorni dopo, la prima tennista africana in finale di uno Major, a Wimbledon 2022.
L’influenza nel mondo arabo e africano
Chi è stato in Tunisia – in realtà in generale in nord africa – quando in giro per il mondo si disputava un torneo tennistico importante, si sarà accorto che in determinati momenti tutto sembra fermarsi, ed effettivamente è proprio così.
Da quando gioca lei, il tennis ha visto crescere in maniera esponenziale gli appassionati nel mondo arabo e africano. Perché è questa la magia di Ons Jabeur. La magia di una giocatrice che, con il sorriso di chi si diverte, trasmette quella leggerezza che non è solita del tennis.
Quella leggerezza che ti fa dimenticare quanto quei vestiti bianchi nascondano si le macchie di sudore – la scelta di obbligare i giocatori a indossare solo completi non colorati si deve proprio a questa necessità -, ma non quanto fatto dagli occidentali a quel continente nero così in contrasto con la “purezza bianca”; e ti permette di apprezzare la bellezza di uno sport che per troppo tempo è stato esclusiva di pochi. Non i popoli arabi. Non il continente africano. Il Mondo tennistico deve ringraziare Ons Jabeur. E tutti gli appassionati, accodarsi a ruota. Grazie.