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Addio a Anastasi nell'indifferenza della Lega: il figlio replica

Prole di grande amarezza per quanto avvenuto. E un ricordo commosso e affettuoso del papà, campione dentro e fuori il campo

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Il dolore che li ha accompagnati, li segue anche oggi, inevitabilmente. La scomparsa di Pietro Anastasi, l’attaccante che più ha toccato quel sogno di riscatto e rivalsa di un ragazzo del Sud nell’Italia della rinascita, ha toccato chi lo ha visto giocare e chi non ha potuto godere delle sue iperboli ma ha imparato ad apprezzare il suo estro e la sua tecnica in un calcio quasi estinto.

La sua morte, a causa dalla SLA, scoperta a seguito di un tumore, ha scosso e emozionato la famiglia, gli amici di spogliatoio e i suoi estimatori che apprezzano e continuano a ricordare l’uomo al di là del giocatore. E non si rassegnano a come la Lega di Serie A abbia voluto liquidare la scomparsa di un campione assoluto così. Senza neanche un minuto di silenzio.

Il figlio Gianluca, che ha rivelato la malattia del padre, è tornato ad esternare i suoi sentimenti, trascinato dall’emozione e dalla richiesta di giustizia, forse: “Un padre affettuoso, buono, l’orgoglio di famiglia – ha dichiarato ai microfoni de La Repubblica – era sempre un’emozione incontrare i tifosi che ancora gli chiedevano l’autografo”.

Il racconto del figlio Gianluca

Nel giorno dei funerali, un cordone di ricordi e calore circonda la famiglia Anastasi. “Quando ha deciso per la sedazione assistita è stato un bel colpo anche per noi. Ma l’ha fatto anche per noi, perché vedeva che stavamo tutti male”, ha continuato Gianluca. Una sorte, quella toccata ad Anastasi condivisa da altri giocatori e sportivi: “Sono due anni e mezzo che ci penso, ma purtroppo non ci sono cure né si sa da cosa sia generata”.

Gentile: la rabbia per la decisione della Lega

Claudio Gentile, amico ed ex calciatore, non ha esitato a criticare la Federazione per questa assurda scelta: “Sono molto arrabbiato, è una cosa vergognosa. Uno come lui, con quello che ha fatto anche con l’Europeo doveva essere riconosciuto a livello totale. Però, in Italia non si rispettano persone che fanno anche cose importanti. Non posso dare consigli a nessuno, sarà la loro coscienza a darli. Se un giocatore come lui non viene riconosciuto è una cosa gravissima”. Un pensiero condiviso da altri, come Paolo Rossi, Marco Tardelli e José Altafini, per citarne alcuni.

Anche il figlio ha espresso la propria delusione: “Siamo d’accordo con quello che ha detto Claudio Gentile. In tanti però, da Zoff a Mazzola, lo hanno ricordato come esempio di umiltà e umanità, è stato bello sentire dai suoi ex colleghi queste belle parole. Ma ne ero sicuro”.

L’amore dei tifosi per Anastasi

Gianluca ha voluto restituire ai suoi tifosi la figura del padre: “Era un papà grande, affettuoso che non ci ha mai fatto mancare niente. Era l’orgoglio della nostra famiglia. Era bello quando andavamo a vedere la nostra Juventus che c’era ancora tutto questo affetto per mio padre. Cinque mesi fa ha scoperto di avere la SLA, noi ci eravamo già messi il cuore in pace e lui era demoralizzato e ogni settimana peggiorava sempre di più”.

La consapevolezza è giunta tardi, ma anche per chiudere una vita bella e intensa come quella di Pietro Anastasi ci vuole coraggio: “Avrei fatto lo stesso ma lui ha avuto molto coraggio. A mia mamma l’aveva sempre detto e credo l’abbia fatto anche come segno verso la nostra famiglia perché non ce la faceva più a vederci soffrire”.

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