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Addio Pelé, cosa avrebbe scritto Mario Sconcerti sulla Perla Nera

Il Corriere della Sera ha pubblicato un pezzo a firma di Mario Sconcerti: il ricordo del giornalista recentemente scomparso su uno dei giocatori che amava di più.

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Gerry Capasso

Gerry Capasso

Giornalista

Per lui gli sport americani non hanno segreti: basket, football, baseball e la capacità innata di trovare la notizia dove altri non vedono granché

Pelé nelle parole di Mario Sconcerti. Il Corriere della Sera, all’indomani della scomparsa del grande campione brasiliano, ha scelto la penna del giornalista scomparsa qualche settimana fa. Il suo ricordo di Pelè, uno dei giocatori che ha amato di più e che insieme a Maradona ha segnato più che un’epoca per il mondo del calcio.

Pelé, il ricordo del brasiliano nelle parole di Sconcerti

Nel corso di poco più di due anni il mondo del calcio ha perso Maradona e Pelé: le due grandi stelle del calcio mondiale. I due giocatori che hanno segnato il secolo scorso. Due giocatori e due personalità diverse eppure accomunate dal genio che sapevano mettere su un campo da calcio.

Mario Sconcerti, nell’articolo pubblicato dal Corriere della Sera, lo racconta così: “Diceva Pelé che quando fosse venuta l’ora di presentarsi al buon Dio, avrebbe chiesto di essere trattato in paradiso come era stato trattato sulla terra. Perché Pelé ha avuto una vita lunga e felice. E quando non lo era sorrideva comunque perché quello voleva sembrare, il simbolo tranquillo, gioioso, del calcio in Sud America e nel mondo. Più Maradona si accostava alla parte oscura, più lui si vestiva da migliore. Era il suo modo di rimanere unico. Ha avuto tante donne, tanti figli anche lui ma trattenendoli, spargendo sempre parole di pace”.

Pelè e Maradona, Sconcerti: Bisogna evitare di paragonarli

Quando si pensa a Maradona, si pensa anche a Pelé. Per decenni la conversazione su chi sia stato il migliore della storia del calcio è andata avanti ma Sconcerti la spegne sul nascere: “Per definire la sua storia sul campo bisogna evitare di paragonarlo a Maradona. Erano due giocatori diversi, unici, le cui qualità a confronto sono sempre state soltanto opinioni. Erano un tesoro inestimabile, tra loro potevi scegliere ad occhi chiusi, non sbagliavi mai, eri pronto per vincere”.

Sconcerti: L’unico limite di Pelè è stato il tempo

Pelé ha fatto la storia, del calcio ma non solo. L’attaccante brasiliano è una leggenda con i suoi oltre 1000 le cui tracce si perdono in un pallone che non era ripreso dalle telecamere di una televisione. E Sconcerti rivela: “Il vero limite di Pelé è stato il tempo. Ha giocato in anni in cui la comunicazione era lenta, la televisione alle prime ore. Noi riusciamo a sentire nostro solo quello che vediamo. Pelé non lo abbiamo davvero mai visto. Era un modo di dire, i sempre Pelé. Ma non capivamo cosa stavamo dicendo. Pelé usciva dal Brasile solo per lunghe tournée in giro per il mondo, come un’opera d’arte da mostrare e poi subito impacchettare e riportare a casa. La gente accorreva, allargava ogni giorno la leggenda. Una volta in Colombia fu espulso, ma il pubblico si rivoltò contro l’arbitro, minacciò seriamente di invadere il campo. Alla fine Pelé tornò in campo e fu espulso l’arbitro”.

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