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Adriano Panatta compie 70 anni: l'icona pop tra politica e genio

Il re del tennis italiano, Adriano Panatta, e un traguardo tra gesti simbolici, amori e televisione

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Se l’Italia si innamorò del tennis, lo deve ad Adriano Panatta. Quel talento che diede un blasone popolare allo sport nobile per eccellenza, durante gli anni Settanta così densi di ideologia e laboratorio politico del Paese, riuscì ad affascinare un popolo di calciofili senza finzione. Panatta era un tennista cresciuto al circolo Parioli, eppure ha sempre mostrato poco di quegli stereotipi che si possono enucleare legati a quel contesto.

Adriana Panatta compie 70 anni

Oggi compie 70 anni, ma è rimasto un ragazzo. Fresco, entusiasta e nuovo nel sapersi pensare, aprire e rinnovare: ha vinto – da professionista – talmente tanto per un italiano e per l’epoca che rimane e sarà comunque il giocatore su cui misurare il resto, nonostante l’ottima compagnia di cui gode. Suoi sono 10 tornei in singolare su 26 finali disputate, oltre a 18 titoli su 28 finali in doppio.

La carriera: dagli esordi a Roma alla Coppa Davis

La sua carriera, iniziata a Roma, così provinciale per il tennis di allora diventò un caso, un esempio in una manciata di stagioni fino alla maturità dei primi anni Settanta.

Il suo anno di grazia fu il 1976, quando riuscì nell’accoppiata Internazionali d’Italia e Roland Garros, unico tennista italiano, in un crescendo irripetibile per emozione e puntualità. E poi la Coppa Davis, in Cile, che suggerì quel carattere epico alla sua vicenda umana e professionale.

Adriano Panatta, prima icona pop del tennis

Da autentica, prima popstar del tennis italiano seppe combinare alto e basso, individuando una cifra tutta sua nel corso degli anni che lo videro assumere un ruolo sempre più definito. E non solo da leader e da guida poi verso il sogno di Coppa Davis ancora pregiata, con i ragazzi del tennis italiano di diverse generazioni a seguire.

Chiunque sia nato, dagli anni Settanta in avanti, ha goduto del privilegio di un poster nella propria camera accanto a riferimenti di estrazione apparentemente distante: ricercato e ambito dagli sponsor, ha fatto tendenza con il suo stile e l’aria da indipendente, battitore libero. Panatta ha distribuito ricchezza e ha saputo capitalizzarla, attraverso un sapere che deriva dalla sua indubbia capacità di analisi che lo ha reso, poi, un opinionista di spessore, attento e non solo nel mondo del tennis.

La televisione ne ha carpito i tratti più affabulatori che, poi, gli appartengono per via della sua stessa condotta di vita: suo padre Ascenzio lo iniziò al tennis e a lui, a quel sapere pragmatico e a una visione acuta che lo rende unico anche oggi, adesso, Adriano deve molto.

Adriano Panatta dopo il tennis: l’offshore e la televisione

Dopo il tennis e l’offshore, a cui si è dedicato con successo come tutto quello in cui si impegna, ha affrontato esperienze varie: si è legato alla Rai, ha girato un reality e prestato al ruolo di protagonista a Italia sì. E riscoperto una nuova vita in Veneto, accanto alla sua compagna.

Un’esistenza piena, allegra, intensa con un amore altrettanto vissuto. Gli amori o le donne a cui ha voluto molto bene, come in un’intervista ha spiegato Panatta sono stati un capitolo importante. Loredana Berté, Novella Calligaris, Serena Grandi, sua moglie Rosaria: figure femminili presenti e schermate dal suo carisma. In fondo, quel ragazzo che non abbassò la testa, neanche al cospetto di Pinochet con la sua maglia rossa, non è così cambiato. E quel ciuffo ribelle – un po’ beat, un po’ leggero – è sempre lì a testimoniarlo.

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