Si gioca troppo? I grandi tornei che scimmiottano gli Slam nella durata e nel numero di partite “sfiancano” troppo i giocatori, soprattutto quelli di vertice? Se lo chiedono in tanti nel mondo del tennis. Carlos Alcaraz, in particolare, più volte ha sottolineato come gli impegni siano davvero tanti, giustificando in qualche modo ritiri e forfait come quello – dolorosissimo – deciso per il Masters 1000 di Madrid, il torneo di casa. E non solo. Nei mesi scorsi Tsitsipas, Zverev e più di recente De Minaur hanno messo in discussione il nuovo sistema, che sembra strizzare l’occhio al calcio: più partite, più competizioni, più soldi. Ma è proprio così?
- La replica di Sinner ad Alcaraz sul calendario ingolfato
- Murray come Sinner: "Calendario affollato, ma c'è una chance"
- L'esempio di Andy Murray in funzione degli US Open
La replica di Sinner ad Alcaraz sul calendario ingolfato
Già Jannik Sinner si era espresso sulla questione nei mesi scorsi, scatenando un bel po’ di polemiche. Il rosso di San Candido, nella sostanza, aveva replicato all’amico Alcaraz: “Non è mica obbligatorio giocare dappertutto”. Ora, più o meno, sulla stessa lunghezza d’onda del numero 1 della classifica ATP si è posto Andy Murray. Un altro che è stato per qualche tempo numero 1 al mondo e che nei mesi scorsi è diventato coach – molto apprezzato – di Novak Djokovic. Insomma, non proprio l’ultimo arrivato. Anche per lo scozzese il ritornello è sempre lo stesso: “Mica è obbligatorio giocare certi tornei”.
Murray come Sinner: “Calendario affollato, ma c’è una chance”
Intervistato da Tennis Majors, Murray si è espresso chiaramente sull’argomento: “Come ho detto ad alcuni coach che lavorano con giocatori più giovani, non è mica obbligatorio giocare tutti gli eventi. In tanti dicono che il calendario è molto affollato, effettivamente lo è. E ora, con gli eventi di due settimane, è piuttosto impegnativo. Ma hai sempre la possibilità di non giocare. Sì, potresti ottenere zero punti, perderne qualcuno in classifica. Ma è una scelta che sei tu a prendere”. E ancora: “I tennisti hanno la possibilità di non giocare se non vogliono, non è che succeda qualcosa di veramente brutto. Solo uno zero in classifica, non un grosso problema”.
L’esempio di Andy Murray in funzione degli US Open
E non è solo una questione di Slam e Masters 1000. Per Murray, si potrebbe benissimo fare una scelta, una sorta di selezione, anche tra gli stessi Masters 1000, dosando gli impegni in modo da non sovraccaricarsi troppo. “I giocatori spesso si lamentano e dicono che la stagione è molto lunga, che dopo che avranno giocato in Canada o a Cincinnati, saranno stanchi per l’inizio degli US Open”, la chiosa di Murray. “Se pensi che sarebbe un vantaggio non giocare a Cincinnati o in Canada, scegli uno di questi due eventi, saltalo e poi vai agli US Open con un vantaggio su tutti gli altri giocatori”. Semplice, no? Parola di Andy Murray.