L’eterno dilemma tra vincere giocando male e divertire rimediando magari qualche sconfitta lo ha risolto alla sua maniera, almeno a parole, con una sintesi perfetta: vincere giocando bene. È un Antonio Conte scoppiettante quello che si confessa al Telegraph spaziando tra passato, presente e soprattutto futuro. In tanti lo cercano. Milan e Napoli soprattutto, per restare in Italia. Ma anche la Juve ci ha fatto un pensierino, così come la Roma. Lui però ha le idee chiare. E alla fine offre pure un indizio sulla prossima destinazione.
- Conte condannato a vincere: divertire non basta
- La stima per Guardiola e le parole sui moduli
- Conte: la Champions promessa al padre e l'indizio
Conte condannato a vincere: divertire non basta
Pochi fronzoli, l’unica cosa che conta è il risultato. Comincia con la sottolineatura di questo concetto se vogliamo ovvio la chiacchierata tra l’ex tecnico di Juve, Inter e Nazionale con Matt Law, firma dell’autorevole quotidiano inglese. “Io devo vincere. Diversamente, gli altri stanno aspettando di celebrare il mio fallimento. È questa la verità. Non basta solo divertire: le mie squadre devono vincere”. Anche aiutandosi col Subbuteo per illustrare meglio i movimenti: “In ogni club in cui ho allenato portavo il Subbuteo, anche qualche volta per spiegare alcune situazioni tattiche ai miei giocatori. Ne ho sempre avuto uno a casa mia. In futuro potrei giocare con una linea difensiva alta a quattro, ma bisogna pressare molto, altrimenti il rischio è grosso”.
Come promemoria per ricordarsi quel che conta davvero, Conte ha una bacheca ricca di titoli: “I trofei a casa mi ricordano perché devi vincere”. E ancora: “Se l’obiettivo finale è vincere il campionato e sollevare trofei, è importante offrire intrattenimento al pubblico. Ma essere solo una squadra divertente non basta se vuoi vincere. Lo so perché ho allenato le migliori squadre e loro chiedevano sempre di vincere. Per me adesso è impossibile lavorare per una squadra che diverta solo, perché l’aspettativa è sempre quella di dover vincere. Amo il mio passato, ma allo stesso tempo l’aspettativa che porti è sempre molto alta e se non vinci hai fallito”.
La stima per Guardiola e le parole sui moduli
Se Conte è un ‘risultatista’, ha comunque parole di grande stima per il ‘giochista’ per eccellenza, Pep Guardiola: “È il miglior allenatore del mondo. E quando puoi abbinare il miglior allenatore del mondo con un club che può sostenerti e investire per portare giocatori importanti per migliorare la squadra ogni stagione e rimanere in cima al mondo, allora è molto difficile competere allo stesso livello. La mia storia dice che nei miei club sono sempre arrivato in una situazione difficile e con problemi. Costruisco sempre. Dopo la mia prima stagione al Chelsea, quando vincemmo il titolo, avremmo potuto dominare in Inghilterra. Abbiamo parlato con Lukaku e Van Dijk: con quei due avremmo potuto cambiare la situazione”.
Quindi sul modulo: “La gente pensa che il 3-5-2 che io prediligo sia un sistema difensivo, ma non è vero. Basta vedere quanti gol segnano le mie squadre in ogni stagione. Non dipende dal fatto che siano tre o quattro in difesa, dipende da come costruisci la squadra e l’attacco. Allo stesso tempo, non va bene essere troppo offensivi. E nemmeno troppo difensivi. Bisogna rispettare le caratteristiche dei giocatori e adattarsi a loro. La mia esperienza mi dice che se vuoi vincere il campionato o alzare un trofeo, devi avere una squadra stabile. La scorsa stagione il Manchester City è stato il miglior esempio di squadra dotata di grande equilibrio, difensivamente e offensivamente”.
Conte: la Champions promessa al padre e l’indizio
Ma cosa farà Conte? Nella rivelazione sul sogno più grande è contenuto anche un indizio sul futuro: prediligerà formazioni che giochino in Champions. “Ho preso questo tempo per me, per la mia famiglia e per andare a trovare i miei genitori”, spiega Conte. “Mio padre mi ha spinto a rientrare in fretta, ma è importante ricaricarsi, fisicamente e mentalmente. Adesso il mio unico problema è che ho troppa energia e sto dando fastidio a mia moglie”.
“Onestamente, un giorno mi piacerebbe sollevare la Champions League da allenatore. Ma so che è molto difficile”, l’ammissione. “La gente pensa che sia semplice, ma devi restare nel club giusto, un club che corrisponda alle tue ambizioni, un club pronto a fare l’ultimo passo per vincere la Champions. Guarda il Manchester City. Sette anni, no? Vorrei regalare questa gioia a mio padre. Mi ha detto ‘voglio vederti sollevare la Champions League’. Non è semplice, ma tutti possono avere un sogno“.