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La nuova vita di Totò Di Natale: il presente e quel rifiuto alla Juve

Bomber indimenticabile e indimenticato dell'Udinese, oggi Totò Di Natale è un allenatore che cerca di affermarsi dopo essersi ritirato nel 2016, alle soglie dei 40

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Un uomo si giudica anche, se non soprattutto, dalle scelte che fa e che difende. Scelte magari impopolari o di pancia, ma pur sempre fatti con un impatto sulla carriera e sul prestigio professionale, quando si valuta l’incidenza sul percorso di un calciatore che, come Totò Di Natale, ha conquistato risultati straordinari.

In una piazza come Udine e rigettando l’ipotesi di un trasferimento alla Juventus. Una valutazione, la sua,  attorno a cui si è edificata anche la sua identità calcistica.

Antonio Di Natale e il rifiuto alla Juventus

Quando Di Natale, che oggi come altri colleghi ha abbandonato il campo e appeso gli scarpini per diplomarsi allenatore e intraprendere un nuovo percorso, decise di rifiutare la Juventus la situazione era assai distante da quella in cui versa la società capeggiata da Andrea Agnelli. Allora l’ombra dell’Avvocato era forse gigantesca, presente, anche perché Giampiero Boniperti era ancora molto presente nelle cose della Juventus come a mantenerne l’identità.

Quando l’offerta della Juventus giunse all’Udinese, Totò Di Natale fece una scelta ben precisa nonostante il clamore e la risonanza di quella proposta andasse oltre la segretezza di un dialogo a tre tra società e procuratore. Poteva rappresentare un traguardo, per quel ragazzino cresciuto a pane e calcio a Pomigliano d’Arco (a volte le coincidenze sanno essere più ironiche del dovuto) tra fratelli e sorelle: una famiglia numerosa ma attenta anche a quel talento che presto si allontanò da Napoli per approdare alla prima importante prova della sua carriera.

“A fine allenamento mi chiamò il mio procuratore dicendomi che la Juventus aveva fatto quest’offerta all’Udinese e lui già stava a Torino. Io mi sono seduto con il presidente Pozzo e gli detto quello che pensavo, ovvero che avevo voglia di rimanere lì perché avevo firmato un contratto di tre anni e ho fatto una scelta di vita. Per me e per la mia famiglia. Alla fine, per come sono andate le cose, ho avuto ragione. Tutto qui”, ha ricordato in un’intervista a Fanpage.

Che cosa fa oggi Totò Di Natale: allenatore della Carrarese

A guardarsi indietro, oggi, da allenatore della Carrarese pochi sono stati come lui: sesto marcatore di sempre, addirittura per due stagioni consecutive capocannoniere e bandiera di una città di confine, austera e che l’ha idolatrato anche per quel no inaspettato e difficile, Totò è un giocatore che ha saputo reinventarsi allenatore, dopo il ritiro.

Combatte da lottatore, in una squadra di media classifica e che costituisce un esordio decisivo, per questo nuovo incarico.

La carriera da attaccante di Di Natale

Fino a 40 anni, Di Natale si è speso per il calcio che lo ha emancipato da una strada segnata dalle difficoltà: dai palazzi ai bordi di Pomigliano, il suo talento lo ha condotto ad essere tesserato della scuola calcio di Castello di Cisterna e poi all’Empoli. Da lì in avanti è stato un crescendo, ma lontano da Napoli.

Ad appena 13 anni, si trova proiettato in una realtà totalmente differente ma in Toscana, viene cresciuto nelle diverse rappresentative giovanili guidate all’epoca da Maurizio Niccolini fino all’esordio in Serie B a 19 anni contro la Cremonese nell’anno della promozione, merito di Spalletti (ora al Napoli), dell’Empoli. L’anno successivo, invece, la società decide di fargli fare un po’ di esperienza e lo manda in prestito all’Iperzola in C2 (6 reti in 33 gare) e poi a Varese prima (0 gol in 4 match di C1) e Viareggio poi (12 marcature in 25 sfide in C2).

La stagione 1999/2000 segna la svolta: Di Natale approda in Serie B, per davvero. Due anni più tardi, con Baldini in panca (terzo allenatore per gol messi a segno dal partenopeo dietro Marino e Guidolin), nel 2001/02, la sua esplosione con 16 reti e il sogno della Serie A. Pur segnando e contribuendo attivamente alla causa, il talento di Totò non evita la retrocessione.

Il dado però ormai era tratto: Di Natale nella stagione dei grandi acquisti e delle operazioni che imprimono emozioni irripetibili nel calciomercato estivo, approda a Udine. Sarà quella la sua casacca, la sua casa tutto il resto della sua carriera sotto 10 allenatori, 12 stagioni, 12 gare di Champions League, 14 di Europa League, 11 di Coppa Uefa, 23 di Coppa Italia e 384 di Serie A.

Secondo il patron Pozzo, questo ragazzo napoletano è stato il più decisivo anche più di Zico, senza dubbio. Per usare le sue parole: “è stato il più forte giocatore che ha vestito la maglia dell’Udinese”.

La Nazionale e Totò Di Natale

Un valore che i titoli individuali sottolineano, pur non avendo abbinato risultati a livello di squadra altrettanto eclatanti: Di Natale è stato 2 volte capocannoniere della Serie A, 1 volta capocannoniere della Coppa Italia, 1 premio Scirea alla Carriera, miglior calciatore italiano 2010, premio fair play 2010, miglior cannoniere 2010 e inserito nella squadra dell’anno nel 2011, 2012 e 2013.

La concorrenza, nei lunghi anni di attività di Totò, è notevole nel reparto avanzato e Totò stenta troppo a guadagnarsi la maglia in azzurro di titolare fisso: in nazionale, le soddisfazioni sono esigue, anzi la delusione europea del 2012 è troppo forte con un secondo posto amaro. Stimato dal ct Marcello Lippi, ma ritenuto davvero importante da Donadoni non trova però l’alchimia di squadra perfetta e quella Nazionale non raccoglie i risultati sperati.

E anche Di Natale soffre: due anni di purgatorio e poi Cesare Prandelli lo convoca per la rassegna continentale di Polonia e Ucraina dove sigla la sua ultima rete in azzurro realizzando il gol del momentaneo 1-0 nella gara con la Spagna. Una tabella di statistiche che non rispecchia l’egemonia in campionato, complice l’andamento lento che gli azzurri all’epoca avvertirono persa la magia di Berlino.

Totò Di Natale:  il presente da allenatore

Adesso che tutto è più nitido, Totò Di Natale ha obiettivi nuovi e ha scelto una carriera che lo ha già portato altrove: in panchina e alla Carrarese, per essere precisi. Da qui dovrà brillare, senza la casacca indosso ma in giacca e camicia e dovremo abituarci anche noi a vederlo esultare per una rete segnata da altri.

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La nuova vita di Totò Di Natale: il presente e quel rifiuto alla Juve Fonte: Getty Images

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