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Argentina, Messi e l'anticipazione più triste nella notte dei record

Al termine della semifinale di Qatar 2022 vinta 3-0 contro la Croazia il capitano e leader dell'Argentina ha confermato che la finale sarà l'ultima partita della carriera nella coppa del mondo

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C’è un solo ostacolo tra Lionel Messi e la leggenda del calcio. La Pulce è già entrato abbondantemente nella storia dello sport per il quale sembra nato per giocare, grazie ai titoli di squadra, a partire dalle quattro Champions League con il Barcellona, fino a quelli individuali, ed il riferimento è ovviamente ai 7 Palloni d’Oro.

Tuttavia solo riuscire ad alzare la Coppa del mondo lo consegnerebbe definitivamente al mito, non solo perché azzererebbe, almeno a livello di palmares, l’eterno parallelismo con Diego Armando Maradona.

È l’Argentina di Leo Messi: la gloria è lontana solo un partita

Perché magari tra qualche mese saremo qui a celebrare la sesta Champions della carriera di Leo, che potrà anche coronare il sogno del PSG e vincere la coppa per club più ambita con due squadre diverse, ma in questa “missione” sono già riusciti in tanti, a cominciare dall’eterno nemico Cristiano Ronaldo, il cui Mondiale è finito con l’iconica immagine delle lacrime versate in totale solitudine dopo la sorprendente eliminazione del suo Portogallo ai quarti di finale contro il Marocco.

Vero, CR7 ha vinto un Europeo, e riuscirci con una nazionale come quella lusitana era tutt’altro che semplice, ma un Mondiale è un’altra cosa e comunque Leo sul tetto del proprio continente c’è già salito, 18 mesi fa battendo a domicilio il Brasile in Copa America.

Ecco allora l’ultimo ostacolo da superare, la finale di Qatar 2022, alla quale la Selección si è qualificata di prepotenza rullando la Croazia dei miracoli, parsa impotente in semifinale di fronte ad un’Argentina nuova, molto diversa rispetto a quella che raggiunse la finale anche 8 anni fa. Come diversa è la personalità acquisita anche con la maglia albiceleste da Lionel in versione Lider maximo.

Messi non ci ripensa: l’addio ai Mondiali è vicino

Ecco, individuare una data-chiave per la nascita della nuova Argentina è facile. Luglio 2021, al Maracanà di Rio de Janeiro il Brasile perde la finale di Copa America contro i rivali storici, il cui digiuno di successi si ferma a 28 anni. Fine della maledizione per una nazione intera, per un gruppo e per la sua guida, che in altri tempi si sarebbe smarrita dopo il clamoroso scivolone al debutto in Qatar contro l’Arabia Saudita.

Invece no, perché proprio la consapevolezza della forza tecnica ed interiore della propria forza e la leadership finalmente illuminata di Leo ha permesso di derubricare quello ad incidente di percorso. L’Argentina è andata in crescendo, fornendo prestazioni sempre più convincenti, fino al dominio contro la Croazia. Nel post-partita, in zona mista, Messi ha sottolineato proprio l’importanza di quella notte di un anno e mezzo fa: “La svolta non è stata qui, è stata la finale di Coppa America che abbiamo vinto al Maracanà battendo il Brasile. Lì abbiamo capito che siamo un grande gruppo e ci siamo resi conto della nostra forza”.

È tuttavia dopo, parlando proprio del ko al debutto in Qatar, che Messi si lascia scappare una confidenza in parte già nota, ma che fa sempre uno strano effetto sentire: “Siamo arrivati qui reduci da trentasei partite senza sconfitte, e abbiamo perso con la squadra considerata più debole, l’Arabia Saudita; perché nel calcio può succedere di tutto. Perdere la prima partita vuol dire trasformare le altre in dentro o fuori. La pressione è stata grande, ma noi abbiamo capito come dovevamo giocare. È meraviglioso che la mia ultima partita al Mondiale sia una finale. Per il prossimo manca troppo tempo. Ma posso ancora sollevare la Coppa. Sarà una battaglia”.

Lionel Messi leggenda vivente: tutti i suoi record al Mondiale

Nel Mondiale 2026 che si disputerà tra Canada, Messico e Stati Uniti, quest’ultima proprio la nazione in cui Messi potrebbe andare a giocare dopo la fine dell’avventura al PSG, Leo quindi non ci sarà. Del futuro della Pulce si sa solo questo, che la barriera dei sei Mondiali sarà invalicabile anche per lui, dopo esserlo stata per Gianluigi Buffon, non quando dirà addio alla nazionale o al calcio giocato ed in fondo anche questo rende poetico e misterioso il giusto l’avvicinamento alla partita che, appunto, separa la storia dalla leggenda. Mai come in un Mondiale i secondi sono i primi dei battuti, e dei dimenticati, e questo vale anche per Messi, che ha dribblato da par proprio le domande sulla pioggia di record che il Diez sta battendo di partita in partita. Come quello del numero delle partite disputate in un Mondiale, che dopo la finale saranno 26, una in più di Lothar Matthaus: “Di questo non mi importa nulla. Conta solo vincere il Mondiale per il mio Paese” ha tagliato corto Leo.

Contro la Croazia Messi ha staccato in un colpo solo Diego Armando Maradona e Gabriel Omar Batistuta dopo averli eguagliati contro l’Olanda rispettivamente per assist ad un Mondiale, diventati nove dopo il passaggio a Julian Alvarez per la rete del definitivo 3-0, e reti nella competizione con l’Argentina, 11 contro 10. Dati che danno una volta di più la dimensione dell’unicità di Messi, capace come nessun altro di migliorare primati che appartenevano sia a centravanti classici che a giocatori universali come lo stesso Maradona o come Ronaldo. Il Fenomeno brasiliano deteneva insieme a Miroslav Klose e Gerd Müller il primato della partecipazione a 19 gol in un Mondiale, 11 gol e 8 assist, ma Messi è riuscito a fare meglio anche qui, diventando al contempo il primo o giocatore a sia segnare che fornire assist in quattro diverse partite di un singolo Mondiale dal 1966.

Emblematico del salto di qualità compiuto da Leo in questo Mondiale è il fatto di esserci arrivato senza aver mai realizzato un gol nella fase ad eliminazione diretta, statistica spazzata via dal tris di gol tra ottavi, quarti e semifinali, nono di sempre a riuscirci in un singolo Mondiale dopo Nejedly (1934), Zsengeller (1938), Sarosi (1938), Schillaci (1990), Baggio (1994), Stoichkov (1994), Suker (1998) e Sneijder (2010). “Solo numeri” il refrain di Leo. Concentrato esclusivamente sul superamento dell’Ultimo Ostacolo.

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