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Arianna Fontana, sfogo incontenibile: svelata la verità su liti e polemiche

La pattinatrice valtellinese, azzurra più medagliata di sempre alle Olimpiadi, ha rivelato finalmente l’origine delle discussioni nate a Pechino spiegando cosa ha dovuto sopportare negli ultimi anni.

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È uno sfogo amarissimo e molto pesante quello fatto da Arianna Fontana al Corriere della Sera, testata che ha raccolto la testimonianza di come la pattinatrice di abbia vissuto in maniera davvero tribolata gli ultimi tre quadrienni olimpici.

Sfogo Fontana, il problema dei tecnici

L’ambiente in cui Fontana si è trovata a lavorare nelle ultime stagioni è stato tutto fuorché sereno e tranquillo e questo in primis, stando al racconto fatto dalla nativa di Sondrio, lo si è dovuto alla miriade di tecnici che hanno finito per gravitarle attorno.

“È dal 2010 che vivo male certe situazioni con gli allenatori. Mi stavano trasformando in una fondista: avevo quasi perso le mie doti di sprinter. In avvicinamento a Vancouver, ho imparato a gestirmi da sola” ha esordito la vincitrice di 11 medaglie ai Giochi.

“Dopo il Canada i tecnici sono stati Eric Bedard e Kenan Gouadec, coppia formidabile. Ma è durata poco. Da Sochi 2014 in poi, è rimasto solo Gouadec. Gestendo 15-20 atleti, Anthony Lobello, ex pattinatore nel frattempo diventato mio marito, si è offerto di dargli una mano. Non avrai mai niente a che fare con il team, si sente rispondere. Ci rimaniamo malissimo: Kenan era al nostro matrimonio. Da lì in poi, le cose peggiorano” ha proseguito Fontana.

“È spesso in ritardo, a volte non lucidissimo: non è più lui. Scema la fiducia di tutta la squadra. Alla fine di una lunghissima riflessione, scelgo Anthony come allenatore. Nel maggio 2017 diventa ufficiale. Sul ghiaccio lavoro con Gouadec, fuori con mio marito. Kenan non la prende bene, inizia a fare un ostruzionismo sciocco. Mi metto il paraocchi e tiro dritto verso Pyeongchang 2018”.

Italia del ghiaccio, una confusione totale

Dopo i Giochi in Corea, il marito di Arianna è vittima di ostruzionismo da parte della Federazione, mentre lei è costretta ad adattarsi a tecnici diversi e a dover convivere con una serie infinita di battibecchi interni.

“Gouadec diventa d.t. ma gestisce la squadra dall’Australia; per una stagione arriva un americano, poi un francese, Ludovic Mathieu. Siamo a Baselga di Pinè, il presidente Gios mi propone di riunirmi al gruppo. Anthony è netto: Mathieu non ha capito nulla di Arianna, le strade restano separate” ha continuato a raccontare Fontana, vittima anche nel frattempo di episodi di bullismo da parte dei colleghi maschi.

“Dopo a Courmayeur, Mathieu mi chiede di pattinare con Tommaso Dotti e Andrea Cassinelli che però si mettono a fare tracce pericolose davanti a me, cambi di direzione, accelerano e decelerano. Parlottano, è palese a tutti, vogliono farmi cadere e diventano sempre più aggressivi. Alla fine Cassinelli smette, ma Dotti continua con i suoi giochetti per tutta la stagione. Un ambiente tremendo”.

Le accuse di Arianna Fontana

Alla luce di queste rivelazioni, assumono ancora più valore i risultati conseguiti ai Giochi da parte di Arianna Fontana che, in conclusione, non si è tirata indietro sulle criticità che attualmente caratterizzano il settore del ghiaccio italiano.

“Il vero problema è che un atleta ha il diritto di allenarsi in un ambiente sereno, il nostro invece è tossico: nel linguaggio, nei pensieri, negli atteggiamenti da bulli di certi colleghi. Tutti hanno paura di esprimersi, ci sono giovani appena entrati in squadra che vogliono già smettere” sostiene l’azzurra.

“È importante che l’atleta venga ascoltato, non usato come mezzo per arrivare alle medaglie. C’è un tema di cultura sportiva da cambiare: in Italia è un asilo, manca professionalità. Io a Milano-Cortina 2026 ci vorrei arrivare, chiudere ai Giochi italiani come ho iniziato sarebbe una favola ma altri quattro anni così non li faccio” è la dura conclusione fatta dalla pattinatrice italiana.

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